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Albarano Maurizio
Ha pubblicato quattro volumi di poesie con altrettanti Editori. Ha partecipato a numerosi Premi e Concorsi Letterari riscuotendo un notevole successo, giungendo sempre o quasi tra i finalisti e a vincerne qualcuno. Ha collaborato con alcuni mensili di natura letteraria. Le sue poesie e i suoi racconti sono stati inseriti in altrettante antologie di un certo rilievo editoriale.
 IL PITTORE



Via Palazzo a ridosso del comune.
Si regge appena
sugli umidi basaltini
uno sgangherato treppiedi.
“Un ritratto, senor?”
la voce d’una bruna mano
- unghie sporche e polpastrelli
anneriti dal fumo di sigaretta –
mi cattura e inchioda
lo sguardo su colori perfetti.
Accetto l’invito.
Sulla bianca tela in un lampo
magistralmente è impresso il mio viso.
Che mano che talento ci vuole
cavar fuori un sorriso da un rozzo sacco!
Solo ieri l’altro ho saputo per caso
che l’abile artista, il sublime pittore
altro non è che un umile imbianchino!

MESTRE, 29 MAGGIO 2002



E’ ancora fredda l’aria
stamane al sorgere del sole
in questa odorosa
vigilia d’estate.

Aprono negozi
spalancano finestre
irrompono rumori
nel saluto della muta notte

e già è desta la fabbrica-città
-frenetico motore, senza cedimenti-
dove cuori sono numeri
miseramente già registrati.

Piazza Ferretto,
ai piedi del Duomo.
Nel vespaio di passi distratti
lo sguardo d’una fanciulla croata

nel silenzio assoluto mi chiama.
Una carezza soltanto, un sorriso.
E m’inoltro nella nebbia
con gli occhi colorati d’arcobaleno.

NOTTE IN LAGUNA




Occhi di stelle
spiano sorridenti
questa notte in laguna.

Fanno festa grilli
mimetizzati su rami
che abbracciano la fresca aria.

All’inizio del viale, laggiù
una prostituta esibisce
flaccidi seni

e s’acquatta un gatto
sui ruderi di un muro.
Nel buio incupito

risuona come sirena
il fischio del treno
lontano

in un’eco che si disperde
come un’onda leggera
che ‘infrange.

M’esilio. Ed aspetto l’alba.
Mentre questa parvenza di mare
come olio unge la città intera.
RIVIERA



A questo ponte
si china il fiume
sporco e freddo
languente di nebbia
finisce la rabbia sottile
del giorno furtivo che declina
finisce il cieco orgoglio
del respiro del vento.
Una figura come croce
dal tempo avvizzita
nelle danze segrete delle acque
io vedo nel pianto
che ha radici lontane…
Finisce il mio sguardo
in una mano che si tende.

VENEZIA




Sa di brina nelle albe d’inverno la tua aria
quando il velo uniforme dell’umida nebbia
copre il mistero che da secoli s’annida sui ponti.
Formano spire le acque del Grande Canale
che lambiscono pietre corrose e marmi sgraniti
sgusciando come anguille tra palazzi dagli antichi splendori
e case annerite di profumi popolani
tra quartieri sparsi come semi
a marcire in torpide acque melmose
guardando isole e sacche cullarsi nelle onde perenni.
Fibrilla per te il silenzio della notte
quando stanchi di apparire fieri i colombi
cercano tettoie il cui caldo rannicchia i pensieri.
Lascia così ombre ovunque la pallida luna
a mirarsi con gli occhi di una giovane vanitosa
in uno specchio di mare taciturno e verdeggiante
che alza la cresta quand’essa muta di umore
a inumidire le ridenti vetrine mascherate.
Stanco s’erge il vecchio leone di San Marco
sfidando le rughe del tempo glorioso
miseramente ormai andato in frantumi
- oro che si sbriciola in un mare che piange -
nello spento sorriso di negozi sfavillanti
e colorite bancarelle addobbate.
Tu, potenza decaduta, altare sconsacrato
io, passeggero della vita come tanti
a te cartolina illustrata vivente
il mio canto s’inginocchia
e invero ti giuro che ti adoro
quando da Rialto nel silenzio del mattino
vedo apparire la prua d’una gondola
che avvicinandosi mi sorride
nello specchio di sole che la illumina.
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