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Rossetto Piergiorgio
Sposato, lavoro nel No Profit tra San Donà, Venezia e Treviso. Ho intrapreso una seconda laurea (la prima è in giurisprudenza) in Antropologia. Faccio parte del gruppo di azione locale di attuazione del progetto Ue “Urban” di cui San Donà è stato capofila. Scrivo sulla rivista “In piazza” di San Donà di Piave.
POESIA
 VERSO SERA A MAZZORBO






A Mazzorbo verso sera
sciamano ancora turisti all'altra isola
sotto volute gracchianti di gabbiani
e gridii rotondi di tortore.

Guardo il campanile dagli occhi vuoti
e il giocare libero dei bambini
protetto dalle mura sassose
ha la gioia della campana scomparsa.

Alti carciofi sorvegliano
l'antica vigna risorta
e il brulicare degli orti.

E dopo succosi giardini
là dove il vento è più sicuro
le pietre inesorabili della chiesa.

NARRATIVA
IL MAGO DI BURANO



Le case di Burano stanno perdendo il colore. Da qualche tempo, settimane forse, i buranelli notano un' impercettibile quanto inesorabile fuga delle tinte. Come se evaporassero, come se la bora se le portasse via poco a poco. Burano scolorita! Ma che diavolo di scherzo è? Saranno stati quelli di Murano. O qualche remiera invidiosa, che non vince la ‘’Regata di Burano’’ dai tempi di Ciaci Tagliapietra.
Fatto sta che Burano scolora. Il viola vira in pervinca. Il rosso bandiera non sventola più: diventa geranio. Il giallo uovo abbassa il colesterolo e si fa giallo limone. Ogni giorno i colori perdono qualche pixel. Il problema è nel software, questo è chiaro. Ma qual è?
La gente è perplessa. Qualcuno nega proprio, i più minimizzano. I turisti non notano nulla: nei selfie i colori sono gli stessi delle brochure, cosa possono chiedere di più? I più preoccupati sono gli immobiliaristi.
Tania Zano è una di queste. Quarantasette anni, buranella da sette generazioni, un divorzio (e qualche chilo di troppo) da gestire, Tania ha fondato qualche anno fa l’agenzia immobiliare ‘’La Grisiola’’ con la cugina Samuela. Ma con ‘’La Samu’’ si sono litigate l’anno scorso (uomini…), lei ha messo su un bacaro per turisti a S. Tomà – ‘’Vera Venexia’’, l’idea è di distribuire i tavolini su una gondola da parada (ma il mal di mare?) - e Tania è rimasta l'unica titolare.
Gli affari andavano benone. Un sacco di case in vendita, acquirenti da tutto il mondo. Il mese scorso ha venduto un blocchetto ad un artista australiano che, come unica condizione, voleva un posto barca sotto casa per il suo dodicimetri (lei gli ha sorriso, ''In Italy it's all possible!'' ed hanno firmato). E poi, Tania ha un metodo quasi infallibile per convincere i proprietari renitenti: una volta individuata la vittima (di solito un anziano senza parenti, o almeno parenti potenzialmente in disaccordo), ''lo porta al bar, gli cala una serie di sprizzetti anche se quello è astemio, ne raccoglie gli inevitabili sfoghi, gli magnifica la vita moderna di Zelarino o di Favaro, magari gli regala un sacchettone di essi appena sfornati.'' Così dicono le malelingue. Ripete l'operazione quelle tre, quattro volte necessarie. E quasi sempre ottiene che l'ennesimo buranello apponga un anonimo ''Vendesi'' sul suo terra-cielo bicamere con mansardina.
Insomma, Tania è preoccupata. Vede sfumare, con i colori, anche i suoi utili. Da donna indipendente e d'azione qual è, deve fare qualcosa. Deve agire per il bene della sua isola. Ma da che parte iniziare? Chiamare qualche esperto, scienziato, fisico? Di questi tempi tutti sanno che sono una manica di ciarlatani... Anni fa ci fu quella....androloga, no anzi, antropologa mezza veneziana, che faceva un sacco di domande in giro...(1) Un pittore? Mah, gli artisti: o spiantati, o miliardari dalle assurde pretese. Una zingara? Una tiraossi che, quella sì, ne sa una più del diavolo?
C'è poi un altro mistero. Tutte le case dell'isola, appunto, stanno scolorendo, dolcemente e malinconicamente. Tranne una. Ce n'è una infatti, in Terranova dopo l'osteria, che sembra rimasta con tutto il suo colore. Intatta, come appena intonacata. Una macchia di vita in una foschia generale. In pratica, un Gino Rossi in una marea di Pio Semeghini.
Tra l'altro, quella casa non è sul mercato. Per ora, almeno. Si vocifera che sia abitata, da un paio di mesi, da una donna sulla quarantina, con una figlia alle medie, giunte qui dalla terraferma. E' proprietaria dei muri, ma non naviga nell'oro: lavora come cameriera in Lista di Spagna, forse in nero. Dovrebbe essere interessata a vendere no? Le altre agenzie hanno contattato le campagnole, ma senza esito. E' un'impresa per Tania.
Mercoledì mattina di maggio. La brezza di laguna accarezza giocosa l'isola. Nella luce squillante e benevola della primavera, anche le casette paiono riprendere colore. Come quando riacquisti colore dopo una convalescenza. Tacco importante, trucco invincibile, capelli perfetti: Tania sbarca a Burano (lei abita in un attico al Lido) in tenuta aggressiva. Deve capire perché la casa di Terranova è rimasta colorata. E soprattutto, come metterla sul mercato.
Lamentandosi non poco dell'infelice impatto dei tacchi su ponti e masegni, Tania raggiunge finalmente la casetta. Di un verde chiaro vagamente opaco, ma non smarrito. Un colore quasi nativo, ritroso, poco ruffiano, non fatto per sedurre. La casa ha un solo piano, di fronte un ripostiglio. Nel cortiletto, sedie sparse, un pallone da volley, vasi con gerani, una fontanella. Un posto vissuto, col suo disordine vivace. Di fronte, solo la distesa della laguna, il vocìo dei gabbiani, il saliscendi eterno dell'acqua sulle barene. Emergono due torri, qui vicino Torcello, quelle di Jesolo laggiù, nelle spiagge assatanate.
Tania suona il campanello. Compare una ragazzina mora, colorito olivastro, taglio d'occhi balcanico, sguardo timido ma vivido. ''Ciao, amore: ho appuntamento con la tua mamma, me la chiami?'' chiede Tania, sforzandosi di essere spontanea. ''Non c'è'' risponde la ragazzina, con l'aria di chi non ama troppo parlare con gli estranei. ''Come no? E dov'è?''. ''Medico''. ''Sta male?''. ''...'' ''Vabbè, e quando torna?''. ''Alle 12 prende il battello per andare al lavoro''. ''Mmmm...a quell'ora devo vedere Mr. Nakano per la casa affianco Bepi Suà. Ci sentiamo amore''. Tania se ne va, notando appena alcune curiose ghirlande appese alle finestre. E cosi' le settimane successive. La signora Memi non si fa trovare. Come mai?
 Nel frattempo le altre case continuano a perdere colore. Stanno accorgendosene anche i turisti, i media. Gli stessi acquirenti stranieri cominciano a fare domande a Tania e ai suoi colleghi. Si mormora di abbassamento dei prezzi, di fuga degli stranieri dall' isola, di rovina economica dell'isola. Una ''bolla'' al contrario sta per assalire Burano?
 Ma Tania non vuole arrendersi. Pomeriggio di giugno, cielo bianco, l'aria ferma e spessa che precede i temporali. Distesa in terrazza, lo sguardo distratto al solito panorama mare piatto, pensa ostinata alla casetta verde che non impallidisce. E a quelle strane, piccole ghirlande: dove ha già visto qualcosa di simile?
 Sarà stato il brontolio del primo tuono, o il profumo intenso del suo sauvignon: fatto sta che la nostra agente immobiliare è colta da un'illuminazione. Il Museo del merletto! C'era stata da bambina, una montagna di anni fa. L'aveva portata suo padre, Toni Cucagna (per la fortuna a carte), pescatore e romantico cantore della civiltà buranea. Le raccontava come quella che i venexiani consideravano malinconicamente ''la nostra piccola isola'', grazie ai merletti divenne famosa in tutto il mondo. La piccola Tania non aveva seguito molto il racconto del padre, ma era rimasta affascinata da quelle forme incredibili racchiuse in pochi centimetri. Ragnatele di pizzo...Cristalli di neve in stoffa...
Bene. Quelle forme erano le stesse delle ghirlande appese in Terranova. Fatte forse di spago da cucina, avevano disegni ben diversi dai merletti che trovi per le vie dell'isola. Belli, per carità, ma nulla a che vedere con le minuziose cattedrali tessili fabbricate dalla pazienza delle vecchie merlettaie. Il giorno dopo Tania suonava di nuovo il campanello della casetta color menta acida.
 ''Mamma non c'è'' risponde la ragazzina mora, con la solita aria di avere ben altro da fare. ''Sì sì non importa. Voglio sapere chi ha fatto quelle'' replica Tania indicando le piccole ghirlande. ''...'' ''Allora?''. ''Io''. ''Tu? E come hai fatto? ''. ''Boh''. ''Boh non vuol dire niente. Fammi vedere come fai''. ''Ora devo fare i compiti''. ''Senti 'more, ho già perso troppo tempo con te e tua mamma. Dai, mettiti qui, prendi un pò di spago o quello che ti serve...bastano cinque minuti... come ti chiami?'' ''Vincenzina, detta Vinny''. ''Ecco, da brava Vinny, fammi vedere. Hai lo spago? Guarda questa ghirlandina qui, sembra un coso...un mandala. La Samu ha uno stoino con questo disegno''.
 ''Torna domani, ci vuole tempo per farlo''. ''Ma non posso star dietro qua ai tuoi comodi, io lavoro sai? C'è anche la crisi, le case che scolorano, tranne la tua poi chissà perché, domani non posso!''. Tania comincia a spazientirsi. ''Allora torna dopodomani'' risponde olimpica Vinny. ''Il merletto vuole tempo.'' ''Ma non sono mica merletti questi!'' sbotta Tania. ''Io li chiamo così. Mia mamma li ha sempre chiamati così''. ''Ma dove hai imparato a farli quest...'' ''A dopodomani'' chiude la ragazzina, rientrando in casa.
 Due giorni dopo, Tania si ripresenta alla porta. Stavolta viene ad aprirle una donna sui quaranta, minuta, svelta, la fatica negli occhi. Si presenta. ''Buongiorno, Memi Doretta''. ''Ciao piacere Tania''
''So che è qui per i lavori di Vincenza e...'' ''...e anche per chiederti quando metti in vendita questa topaia'' la interrompe Tania col piglio sfrontato dell'immobiliarista. ''Noi non vendiamo'' ''Cosa? Vuoi rimanere in isola? Ma non c'è più niente qui veciamia!''. ''E' l'isola di mio padre, e dei suoi avi. E' casa nostra. Le regalo qui uno dei suoi lavori. Buongiorno''. Con fredda cortesia Doretta mette in mano a Tania un piccolo galeone di spago, incastonato tra onde e delfini stilizzati, entra in casa e chiude la porta.
Tania, tornata a casa, gira e rigira tra le mani quel piccolo capolavoro. Strordinario! E fatto tutto con ordinario spago da cucina. Rivela pazienza e tenacia non comuni, ma anche qualcos'altro... Sapienza artigianale. Abilità e tradizioni familiari. Tania fiuta l'affare. No, non la vendita della casetta verde, quella si vedrà più avanti. E' apparso un lampo nella sua mente. Forse il groviglio di colori e merletti e case sta per sciogliersi.
La mattina seguente, Tania ha dismesso i tacchi d'assalto, la camicetta animalier e il capello biondo lungo alla Patty Pravo. Scarpe basse, maglia accollata, capelli raccolti. ''Sembro un'assistente sociale'' pensa specchiandosi all'imbarcadero, prima di salire sulla 14 per Burano. La strategia è quella di parlare con calma con le due Memi, saperne di più sull'origine delle ''ghirlande'' e sfruttare - non sa ancora come - la cosa.
E' tarda sera. Il battello scivola pigro sulla laguna bagnata dal rosso del tramonto. Tania sta tornando al Lido, il cuore in subbuglio come non le capitava da tempo. E' riuscita a parlare con le Memi, secondo lei sono già diventate amiche. Stringe tra le mani un altro gioco di prestigio, una vespa stilizzata adagiata su un alveare. Sempre di spago. E il ritmato bofonchio del vaporetto accompagna il suo ripensare la serata, memorabile.
Ma lasciamo parlare Doretta, messa a suo agio dal rispettoso (ora) contegno di Tania. E dai suoi sinceri apprezzamenti per i ''merletti'' di spago. ''Sono nata lontano dall'isola, a Milano. Mio padre era andato là a cercar lavoro negli anni '70. Buranello doc, Piero Momolon Memi. Qui faceva l'arrotino, poi ha dovuto smettere, pochi clienti. Ma ce la sapeva fare con le mani. Nei giorni di festa faceva spettacolini per bambini a Venezia, dai siori, cose semplici, da prestigiatore dilettante. Faceva sparire e riapparire le cose. Era un pò più giovane di Silvan. E poi...'' ''E poi?'' chiede ansiosa Tania'' Sai chi era sua trisavola?'' ''La Cencia Scarpariola, la vecchietta che a fine '800 ha tramandato l'arte del merletto alle buranelle!'' ''La mitica Cencia...me ne parlava mio papa'...ma dai non è possibile''. ''Sì è così: e sai come lo chiamavano i bimbi, conoscendo le sue origini? Mago Merletto!''
''Ma Vinny, da chi ha imparato?'' ''E chi lo sa? Avrà avuto 6-7 anni, eravamo a Milano. Vinny non aveva mai, dico mai, visto un merletto. Trafficava con lo spago da cucina, ha cominciato a fare cose bellissime. Nessuno glie lo ha insegnato. Secondo me è la genetica'' ''La genetica?'' ''Certo. Con una trisavola e un nonno così!''
Resta il mistero del colore che non scolorisce. Qui Doretta si fa seria. ''Mio papà, sul letto di  morte, due anni fa, mi ha fatto promettere che non avrei mai venduto questa casetta, la casa in cui lui è nato. Se avessi mantenuto la promessa, questa casa non avrebbe mai perso il proprio colore. A differenza delle altre, che stanno perdendo il proprio perché i buranelli le mettono in vendita. E vendendole, vendono anche loro stessi''.
 Tania è a casa al Lido. Ha già appeso la vespa di spago, ''fa tanto arte povera'' pensa. E riflette anche che inizia ad essere stufa di vender casa ai foresti.''Se una la comprassi io? Qui conosco ancora tutti, e tutti mi conoscono. E il talento della Vinny...dovremmo farci qualcosa...riaprire la scuola delle merlettaie...l'han chiusa poco dopo che son nata...magari metter assieme le forze...certo, i tempi di produzione son diversi...ma magari chiamare un manager... il moroso della Samu fa il commercialista...boh qualcosa dobbiamo fare''.
 Tania va in terrazza. Il mare nero, calmo, rassicurante. Rimanda un vento sottile e profumato. Si sente serena, forte. Forse per la prima volta dopo parecchi mesi.
Un'altra magia di Mago Merletto.



(1) Nel 2002 l'antropologa veneziana L. Sciama pubblica A Venetian Island: Environment History and Change in Burano, Oxford, Berghahn Books, uno studio su Burano non ancora tradotto in italiano.
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