Ho scritto e pubblicato due libri e il terzo è in attesa di pubblicazione.
Ho vinto una quarantina di Concorsi Letterari.
ALLA RICERCA DELLA GIOIA
Era una tiepida notte di settembre quando Tiziano partì. Aspettò con pazienza in camera sua che i genitori si addormentassero, prese lo zaino dove aveva infilato una torcia elettrica, un vecchio diario, la sua penna, una barretta di cioccolato, gli spiccioli del salvadanaio, una foto per lui estremamente importante e scese con cautela le scricchiolanti scale in legno. Incerto sulla sua scelta, aprì il cassetto del comò dov’era contenuta la chiave di casa e, titubante, la infilò nella serratura. La porta si aprì e lui uscì, tirandosela dietro. Si allontanò nella radura di qualche metro osservando la sua umile baita e, guardandola ancora una volta, si addentrò nel bosco.
Accese la torcia: quella foresta che di giorno conosceva come le sue tasche gli apparve un luogo ignoto e per nulla rassicurante.
Da piccolo Tiziano aveva paura del buio. Forse un ragazzo si porta dietro nel suo subconscio le angosce che lo tormentano da bambino? Cercò di non farsi ostacolare dagli enormi tronchi degli alberi che, con le loro foglie, oscuravano il cielo più di quanto fosse già coperto dalle ombre della notte.
Il ragazzo aveva il timore di poter incontrare qualche animale selvatico, e spesso desiderava tornare indietro, tuffarsi nel suo letto caldo e coprirsi fin sopra il naso. Ma sapeva benissimo le motivazioni che lo avevano spinto a trovarsi proprio lì quella notte: doveva trovare il Lago Magico.
Quel luogo era spesso menzionato dagli anziani del villaggio, che narravano diverse leggende relative a quella distesa d’ acqua dolce. La vecchia Agnese raccontava che nel lago si celasse il Segreto della Vita, ma spaventava i bambini che l’ascoltavano dicendo loro che chi si era immerso nelle sue acque non ne era più uscito.
Tiziano non aveva mai compreso cosa fosse il Segreto della Vita e se lo domandava da tempo ormai immemore. Più volte aveva tentato, con scarsi risultati, di interrogare la vecchia Agnese ma non riusciva a scucirle una parola di bocca!
Tiziano non conosceva nemmeno l’esatta collocazione del lago, ma quella notte lo avrebbe cercato fino allo stremo delle sue forze.
Dopo circa un’ora di cammino, non certamente piacevole, notò un bagliore fra gli arbusti. Incuriosito si avvicinò alla fonte della luce, finché non si ritrovò in una nuova radura. La luna ora faceva capolino fra le grigie nubi del cielo notturno.
Ciò che vide lo emozionò: davanti ai suoi occhi si estendeva un lago dai riflessi argentei, che scintillava come accade al tramonto. La luce proveniva dallo specchio d’ acqua, non vi erano sorgenti esterne, e Tiziano provò a cercare le motivazioni di quello strano fenomeno, ma non riuscì a trovare una spiegazione plausibile.
Si portò ai bordi del lago e si inginocchiò, riflettendosi in esso. Non era un effetto ottico: l’acqua era davvero argentea ed emanava la luce dal suo interno. La superficie dell’acqua era completamente immobile, ed il riflesso di Tiziano non apparve deformato, era esattamente come se si guardasse allo specchio: “Ma sarà veramente solo acqua?” si domandò dubbioso. Con un leggero senso di inquietudine sfiorò quella superficie argentea: la sua mano non si bagnò.
Il ragazzo, incuriosito, decise di entrare completamente in acqua vestito. Non riusciva a sentire il fondo con i piedi ed una forza misteriosa lo trascinava verso il basso. Spaventato cercò di tornare a riva, tentando di aggrapparsi ai cespugli, ma quella forza misteriosa continuava ad agire su di lui. Quando anche la sua testa fu completamente immersa in quel liquido che non lo bagnava e gli permetteva comunque di respirare, la sua vista si annebbiò per un attimo per poi ritornare perfetta dopo qualche secondo. Lo spettacolo che gli parve era assurdamente simile a quello che vedeva ogni giorno: nel fondale vi era un prato rigoglioso, interrotto da sentieri ricoperti di ghiaia. Le case però erano diverse dalle baite di legno e pietra che era abituato a vedere: erano di colori accesi, allegre, di piccole dimensioni, e tutte le porte e le finestre erano spalancate. Quello che colpì particolarmente Tiziano fu che a tutte le abitazioni mancavano i tetti. Lui fluttuava dolcemente, respirando a pieni polmoni quei profumi che giungevano da ogni dove: violette, pane appena sfornato, cioccolato. Atterrò molto lentamente su uno di quei vialetti e davanti a lui si parò un bambino in tenera età vestito con abiti blu leggeri, mossi costantemente dal vento, con scarpe dorate e una cintura in vita, anch’ essa color dell’oro. Molto pallido e minuto, con mani piccole e dita lunghe e affusolate. I suoi capelli erano corti, di un biondo simile alla maionese, quasi bianco, gli occhi enormi, argentei. Le orecchie a sventola, il naso piccolo leggermente schiacciato. L’ espressione del suo volto era seria, imperturbabile, fissava Tiziano con sguardo indecifrabile: “Benvenuto!” disse infine senza commentare oltre.
“Chi sei tu?” commentò Tiziano rivolgendosi a quella strana creatura.
“Sono Mattia Armonia. E tu chi sei? Lo scrittore?” rispose il bambino con tono calmo, pronunciando con cura ogni lettera.
Tiziano non riuscì a comprendere bene il significato di quella domanda. Lui sarebbe stato lo scrittore? E di cosa? “Veramente io sono Tiziano” rispose cercando anch’ egli di modulare il tono di voce.
“Il mio compito è quello di portare allegria” continuò Mattia. Tiziano avrebbe voluto rivolgere altre domande al bambino, ma in quella situazione si sentiva imbarazzato. Il fanciullo intuì immediatamente lo stato d’ animo di Tiziano (era molto empatico) e continuò a parlare, cercando di metterlo a suo agio: “Quello che voi terrestri credete un semplice lago in realtà è la via di collegamento fra la vostra vita e la nostra vita. Questo luogo è abitato solamente da esseri molto giovani, e l’immaginazione è alla base della nostra esistenza. Per creare tutto quello che stai vedendo ci serviamo del “Mallop”, simile alla vostra pasta per modellare. Noi prendiamo il Mallop, lo mettiamo davanti alla nostra fronte, pensiamo ad occhi chiusi ad un oggetto e quello si materializza. Ma ora raccontami, vorrei chiederti come hai fatto a superare la barriera. Essa si apre solo nelle notti in cui cadono le stelle, solo per coloro che hanno un problema interiore da risolvere, solo per chi è ancora in grado di sognare!”.
Tiziano raccontò che era scappato da casa per cercare il “lago magico”, spesso menzionato nei racconti degli anziani del suo villaggio. Non aggiunse altro: non voleva raccontare ad un bambino sconosciuto ed impiccione i suoi problemi. Decise quindi di cambiare argomento: “Perché le vostre splendide case sono prive dei tetti?” domandò.
Mattia Armonia rispose con la sua solita pacatezza: “Qui ognuno può guardare il nostro cielo, ed ammirarlo anche prima di dormire. Da noi non piove mai, non fa mai freddo, noi siamo dentro il vostro lago. Non è molto meglio così che avere sulla testa un noioso soffitto monocolore?”.
Tiziano avrebbe voluto visitare minuziosamente quel luogo ma, anche se Mattia non gli aveva accennato nulla, era convinto di essere arrivato in quel posto per qualche preciso e oscuro motivo.
“Perché sono arrivato qui da voi? Che cosa devo fare?” chiese.
“Cosa devi fare? Nulla direi. Ma se vuoi, puoi viaggiare nella nostra dimensione. I viaggi sono sempre molto istruttivi, specie se con la giusta guida!” esclamò inorgogliendosi. Conosceva a menadito ogni variante del suo mondo, ogni argomento storico, ogni avvenimento che potesse riguardare quel luogo. “Seguimi allora!” esortò Tiziano, trascinandolo con sé.
I due si recarono in un “Mollemporio” dove si trovava il Mollop. Non occorreva acquistarlo, il Mollop era disponibile per chiunque ne avesse la necessità. Mattia Armonia ne prese un pezzetto nelle mani, chiuse gli occhi e, sotto lo sguardo attonito di Tiziano, da un semplice pongo verdino, molle e maleodorante, si materializzarono un’infinità di palloncini gialli a forma di stella: “Ti piacciono i palloncini? Noi li utilizziamo come mezzo di locomozione. Ora prova a crearli tu…” disse porgendogli del Mollop. Tiziano chiuse gli occhi, si concentrò sulla creazione, e quando li riaprì, notò con meraviglia che al posto di quello strano materiale c’erano dei palloncini blu che fluttuavano a mezz’ aria. Erano certamente più di cinquecento, perfettamente identici a quelli da lui immaginati. Mattia Armonia si aggrappò ai suoi palloncini e, dondolandosi lievemente, si ritrovò a dieci metri d’ altezza.
Anche Tiziano fece lo stesso: i suoi piedi si staccarono dolcemente da terra e vide il pavimento rimpicciolirsi piano piano sotto di lui. I due presero quota, trascinati dalla brezza estiva.
Tiziano osservava divertito da lassù il villaggio e i suoi abitanti, dall’ alto pareva un brulicare di piccole formichine indaffarate.
L’ aria argentea tutta intorno, lo spettacolo diventava ripetitivo: “Ma dov’è che stiamo andando?” gridò il giovane rivolgendosi al compagno di viaggio, che era a buona distanza da lui.
“Siamo diretti al Primo Stadio del Mondo dei Difetti” rispose Mattia Armonia, fluttuando verso di lui.
“E che posto è mai questo? Come si chiama?” continuò Tiziano con curiosità.
“Lo scoprirai quando conoscerai coloro che vi abitano” rispose misteriosamente Mattia Armonia.
Tiziano iniziò a scorgere, fra tutta quell’ aria argentea, un Punto Verde che diventava sempre più visibile all’ avvicinarsi dei due e dei loro strani mezzi di locomozione.
Il terreno dove atterrarono era roccioso e frastagliato, un arbusto enorme dominava il paesaggio e svariati oggetti troneggiavano al posto delle foglie. Lasciati andare i palloncini Tiziano notò che nessuno di quelli si mosse di un centimetro dal luogo di arrivo. Sotto quell’ albero stravagante era in corso un’enorme rissa: “L’ho visto prima io!” urlava una prima figura “No, è mio!” incalzava una seconda. “Un oggetto simile lo aveva mio nonno, quindi lo devo prendere io” “No, sono riuscito a toccarlo, quindi spetta a me!” Queste erano le urla che Tiziano percepiva mentre si avvicinava a quella calca. Diverse persone ammassate sotto la pianta alzavano le braccia in aria nell’ attesa che qualche oggetto si staccasse dall’ albero. Ad un certo punto una di quelle cose ancora indefinite alla vista di Tiziano, cadde finalmente a terra: si trattava di un grosso orologio a lancette. Orde di uomini allungarono le loro mani verso quel miraggio, che già era fra le dita del suo nuovo proprietario: “E’ mio, è finalmente mio!” strillò quell’uomo basso con gli occhi scuri fuori dalle orbite. “E non lo darò a nessuno!” concluse baciando ripetutamente il prezioso oggetto.
Dopo alcuni secondi un secondo orologio, molto simile al primo, si staccò da quello strano albero. Stavolta se lo era accaparrato uno spilungone dai lunghi capelli: “Lo attendevo da una vita!” commentò fissando la sua nuova proprietà. “Non è giusto! Non è giusto!” sbraitò l’uomo basso con gli occhi fuori dalle orbite che aveva agguantato il primo oggetto, rivolgendosi ai rami dell’albero: “Il suo orologio è più bello del mio! Perché a me è capitata questa schifezza?” poi si rivolse all’ altro “Dammi il tuo, me lo merito!” “Non ci penso nemmeno” rispose il secondo “è mio e me lo tengo!”. Intanto un terzo orologio si era staccato dai rami e lo spilungone si arrabbiò con l’ometto mingherlino che se lo era preso, perché anche lui ora voleva un orologio uguale al suo.
“Ma guarda questi” commentò Tiziano perplesso “Hanno la fortuna di ricevere orologi come se piovessero dal cielo, e non sanno accontentarsi di quello che hanno!”.
Mattia Armonia gli indicò un cartello, che stava piantato a pochi metri dall’ albero:
“Gelosia: l’erba del vicino è sempre più verde” quella dicitura incuriosì Tiziano che continuò a leggere “Benvenuto, scrittore! Conosco il passato che hai vissuto, il presente che sei, il futuro che diventerai”.
Tiziano scorse velocemente il contenuto del cartello, ma la rissa attorno all’ albero attirava maggiormente la sua attenzione: “Eppure io sono sicuro di aver già visto da qualche parte una scena simile….“ commentò perplesso.
“Sicuro? E’ la prima volta che fai visita a questo luogo” rispose Mattia Armonia. Tiziano rivolse nuovamente lo sguardo al cartello e notò che a lato era posizionato un enorme schermo piatto: “E quello?” chiese indicandolo “A che cosa serve, quello?”.
“Lo capirai…. “ annuì Mattia Armonia.
Il ragazzo iniziava ad essere infastidito dal fare misterioso della sua guida “Perché mi fido e lo seguo?” si domandava, mentre l’altro lo invitava a ripartire. Si lasciò facilmente convincere, la curiosità era molto forte. I due si aggrapparono ai palloncini e ripresero quota, lasciando sotto di loro l’albero degli orologi e la folla urlante.
Quando Tiziano iniziava a rilassarsi e godere nuovamente di quella brezza estiva un nuovo Punto, questa volta Rosso splendente, si parò davanti ai suoi occhi. Il colore rosso era dovuto al fuoco che divampava, ed avvicinandosi l’odore acre ed insopportabile penetrò nelle narici dei ragazzi, che iniziarono a tossire. Mentre scendevano lievemente, fra tutto quel fumo notarono che gli abitanti erano occupati ad accendere nuovi fuochi sul terreno ed esultavano ogni volta che una nuova fiamma prendeva vita, per poi allontanarsi quando il fuoco cominciava a divampare e diventare pericoloso. Magicamente le fiamme, dopo aver divampato violentemente, si spegnevano da sole. Allora gli uomini correvano ad accendere nuovi fuochi e tutto ricominciava da principio.
“Ma cosa stanno facendo? Sono consapevoli delle loro azioni?” gridò Tiziano impaurito “Potrebbero morire bruciati!”. Pacatamente Mattia Armonia indicò al ragazzo un nuovo cartello, questa volta lontano dalla zona dei fuochi e anch’ esso affiancato da uno schermo. La dicitura era chiara: “Incoscienza: a scherzare con il fuoco, prima o poi ci si scotta. Scrittore, a te l’arduo compito: render gli abitanti lieti!”. Tiziano lesse come al solito il cartello ma la sua attenzione era sempre rivolta a quella scena che, seppur fosse inverosimile, anche questa volta era convinto di aver già osservato.
“Andiamocene da questo posto orribile!” esclamò rivolgendosi a Mattia Armonia. Si alzarono in volo e scorsero un nuovo Punto, Blu, interamente ricoperto dalle acque, ad interromperle solo una minuscola isola, una semplice striscia di terra. Attorno ormeggiavano diverse barche. Tiziano notò una zattera in legno, con un’unica vela e diversi fori e poi un’imbarcazione enorme, abbellita con fiori e ghirlande e costruita in acciaio solidissimo. I due ragazzi rimasero a mezz’ aria con i loro palloncini e notarono numerose persone che sbeffeggiavano la zattera: “Chi vorrebbe salire su quella bagnarola?” “Un’ imbarcazione da poveracci, ecco cos’è” dicevano ridacchiando. Salendo sul panfilo invece commentavano con ammirazione le splendide decorazioni e elogiavano il capitano della nave, che mostrava con orgoglio le medaglie e le onorificenze ottenute: “Che carriera luminosa, signor Bravo!” “E’ meraviglioso averla come capitano, Bravo!” “Lei è decisamente il migliore, capitan Bravo!”. Le persone facevano a gara per stringere la mano a Bravo, guardando con invidia le medaglie cucite sulla sua divisa. Tutti salirono sul panfilo, nessuno sulla zattera. Il capitano Bravo, dopo essersi pavoneggiato a lungo, decise che era il momento di fare partire l’imbarcazione. Anche la piccola barchetta partì e questo stupì notevolmente Tiziano: non vi era nessuno alla guida, eppure solcava tranquillamente le onde. Al largo due piccole isole, quasi due scogli, luccicavano al sole. Dopo qualche istante la nave di Bravo si schiantò contro uno di quegli isolotti ed iniziò ad imbarcare acqua: “Presto, tuffiamoci, prendiamo le scialuppe di salvataggio” ordinò il capitano. Qualcuno all’ improvviso si ricordò della bagnarola che era partita insieme alla nave e la cercò disperatamente per mettersi in salvo. Ma quella ormai era troppo distante, aveva già raggiunto la sua destinazione. Mattia Armonia indicò sull’ isolotto un nuovo cartello, affiancato dal solito schermo: “Opportunismo: andare dove è meglio per te in questo momento. Scrittore, pensi davvero che sia il giusto modo di vivere?”.
Tiziano era infastidito da quella continua sensazione di dejavù, aveva già vissuto quei momenti, ne era ormai certo. Cercò di trasmettere le sue percezioni a Mattia Armonia, ma fu totalmente ignorato. Tiziano rimase contrariato dalla reazione del suo compagno di viaggio: Mattia Armonia sembrava una brava persona, una buona guida, ma il suo comportamento era indecifrabile. Sapeva molte cose di cui Tiziano non era a conoscenza. Mentre era immerso nei suoi dubbi i palloncini ripresero a volare per giungere ad avvistare un Punto Giallo, coperto interamente dalla sabbia. Avvicinandosi iniziarono a percepire un poderoso fracasso e al momento dell’atterraggio Mattia Armonia spiegò che quei rumori striduli erano emessi dagli uccelli Eo Eo, chiamati così per il loro verso simile a quello del rumore di un’ambulanza. Gli abitanti del Punto Giallo non tolleravano quel frastuono e tiravano continuamente i loro zufoli, unici oggetti che possedevano, contro quegli strani pappagalli tropicali o, se per errore si avvicinavano un po’ troppo a loro, tentavano di prenderli per il collo. Quei pappagallini con gli occhi vispi, il becco adunco ed il piumaggio liscio e delicato dai mille colori, erano belli a vedersi, e Tiziano si meravigliava della crudeltà con cui erano trattati: “Poveri volatili! Mi dispiace che queste persone siano così irascibili.” commentò.
“Sai come si calmano questi uccelli?” rispose Mattia Armonia. “Non ne ho idea” disse Tiziano.
“Suonando gli zufoli!” esclamò Mattia Armonia.
“E perché non lo fanno allora?” domandò Tiziano stupito.
“Prova a spiegarglielo tu!” rispose ancora l’altro “Arrabbiarsi e tentare di allontanarli è più semplice, no?” concluse indicando il solito cartello, ed il solito schermo.
“Insofferenza. Quel che ti fa arrabbiare non ti permette di pensare. Scrittore, tu non ti arrabbi spesso, vero?”
Anche questa scena Tiziano l’aveva già vissuta, e le parole di quei cartelli, sembrava che il loro ideatore conoscesse molto bene il ragazzo. Sopra quel Punto il caldo era davvero asfissiante ed il sole picchiava sul corpo dei due giovani. Mattia Armonia si tirò su le maniche della veste che indossava, e solo allora Tiziano notò che sul braccio destro aveva tatuata una stella. Il tratto però era poco preciso, il disegno seppur bello e splendente era infantile, assomigliava moltissimo a quelli che faceva suo fratello Sebastiano. Al solo pensiero Tiziano provò un’enorme fitta al cuore. Senza riflettere toccò la stella sul braccio di Mattia Armonia, assaporando vecchi ricordi sbiaditi.
“Ti piace il tatuaggio?” disse l’altro mostrando ancor meglio il braccio “Lo ha disegnato un bambino che ho conosciuto e che dipingeva molto bene”.
Tiziano non scrollò gli occhi di dosso dalla stella, era attratto da lei come se fosse magnetica. I due ragazzi decisero di abbandonare quel luogo e dirigersi verso un nuovo Punto.
Quest’ ultimo era di colore Nero, circondato da nuvole scure, ed appena planato Tiziano notò che aveva difficoltà a distinguere le figure che gli si paravano davanti. La pioggia battente e la nebbia lo confondevano. Ad un certo punto notò un enorme secchio a terra, ed un uomo che lo fissava con cupidigia: “Ah! Nessuno riuscirà a racimolare più acqua di me, Matteo il Plebeo! Tutti gli altri mi guarderanno con invidia, perché di certo vincerò! Loro non riuscirebbero ad accumulare più acqua di me nemmeno con tremila secchi! Sono il migliore, ne sono consapevole!” si lodava fissando il suo viso riflesso sull’ acqua. Anche gli altri uomini presenti si contemplavano ammirandosi nell’ acqua dei loro secchi: “Brutte gocce! L’ acqua dovrebbe stare ferma, piatta! Come osate brutte gocce rovinare il riflesso del meraviglioso volto di Cristiano il Villano?” diceva un altro.
“Se l’acqua fosse davvero ferma sarebbe peggio per te. Sai benissimo che non esiste nessuno più bello di me, Renato il Maleducato”. Si scatenavano insulsi battibecchi fra quegli strani personaggi che, come aveva notato Tiziano, tendevano sempre a ripetere il loro nome.
Anche qui il solito cartello con a lato il solito schermo “Arroganza. Caro scrittore, guarda come si vive male troppo pieni di sé. Eccoti, ma c’è ancora l’ultimo viaggio, il più importante….!”.
Tiziano continuava a non capire, perché quell’ insulso viaggio? Perché quelle scene già viste? Dove voleva arrivare l’artefice di quei cartelli? Incuriosito si avvicinò ad uno dei secchi che quei personaggi stravaganti avevano abbandonato e guardò il suo riflesso nell’ acqua e…. per lo spavento di quello che vide, balzò all’ indietro velocemente, rischiando di cadere a terra.
Si mise la mano sul cuore dalla paura e cercò con lo sguardo Mattia Armonia, per trovare delle risposte.
“Io….” balbettò “Io…. ho visto una cosa impossibile!”.
“Qui non esiste la parola impossibile” rispose calmo e sorridente Mattia Armonia “Ricorda che le persone che passano per la tua strada sono anche quelle che passano per il tuo cuore. E se riesci a vedere dentro il tuo cuore, riesci anche a vedere le persone che lo popolano, perché la loro dimora è lì, dentro di te, e lì resterà per sempre!”.
Tiziano, commosso e incredulo, si riavvicinò al secchio, senza timore, e riapparvero i volti di due bambini quasi identici nelle forme e nelle movenze: Tiziano e Sebastiano. Tutto come era stato, tutto come se il tempo non fosse mai passato. Poi d’ improvviso ricordò: “Tu….” disse osservando Mattia Armonia “Tu… sei un personaggio dei miei racconti, ti ho creato io, ma certo! Lo scrittore dei cartelli, lo scrittore sono io!”. Tolse lo zaino che teneva sulle spalle dall’ inizio del viaggio, lo aprì e con commozione tirò fuori il vecchio diario che si era portato dietro, che non avrebbe mai lasciato incustodito. Lo sfogliò ed in prima pagina troneggiavano due nomi: DIARIO di TIZIANO e SEBASTIANO – I nostri mondi”. Era quello il titolo della loro fiaba, scritta da Tiziano ed illustrata da Sebastiano, il suo fratello gemello.
“Le persone possono lasciarci” disse Mattia Armonia guardando Tiziano negli occhi “Ma i testi e i disegni sono eterni ed indelebili per chi resta” il quale era chiaramente raffigurato in un bellissimo schizzo di Sebastiano in seconda pagina. Poi le parole scritte sul diario da Tiziano: “Mattia Armonia non si dava pace. Voleva conoscere il segreto della vita. Creò un mezzo di locomozione trainato da palloncini gonfiati ad elio. Volò sul pianeta della gelosia e rimase sconcertato nel vedere il comportamento dei suoi abitanti che prendevano oggetti da un albero. Quando qualcuno riusciva a prenderne uno gli altri si lamentavano perché l’oggetto era più bello del loro e dalla rabbia rompevano quello nelle loro mani… ”
Tiziano leggeva incredulo quelle pagine, quella storia che lui ora stava vivendo in prima persona. Tastava i fogli accarezzandoli, annusando l’odore della carta e dell’inchiostro mescolati, toccando ogni pagina come se fosse sacra. Continuò a sfogliare e a leggere, finché arrivò al punto dove la loro fiaba si interrompeva: “Provavano piacere quegli uomini che vedevano riflessa la loro immagine nell’ acqua delle bacinelle…. Il cartello con le parole vanità ed arroganza e il solito schermo… ”
Il seguito non era mai stato scritto, il tempo aveva interrotto la loro storia di bambini. Tiziano ripensò a tutti quegli schermi e nella sua testa si materializzò un’idea da illustrare a Mattia Armonia. Ora però era rimasta l’ultima tappa del suo viaggio attuale e doveva assolutamente raggiungerla.
“Vogliamo ripartire?” chiese Mattia Armonia. “Certamente” rispose Tiziano “Ma hai notato le iniziali dei cartelli posti nei punti che abbiamo visitato? G… gelosia, I… incoscienza, O… opportunismo… I… Insofferenza…. A… arroganza… non è una combinazione a caso… capisci, cosa vuol dire esattamente?”
“Sei tu lo scrittore, lo chiedi a me?” rispose ancora Mattia Armonia.
“Finora tu ti sei comportato come se conoscessi già il finale della mia avventura… ”
Mattia Armonia aveva un velo di malinconia negli occhi “Appunto…. della tua. Della mia avventura non conoscerò mai il finale, è questo il destino dei personaggi dei racconti incompiuti. Appassiscono nella polvere e lentamente…. muoiono”.
Solo ora Tiziano notò che Mattia Armonia, che all’inizio del viaggio aveva vestiti brillanti ed una pelle rosea perfetta, ora appariva cinereo e dai contorni sfocati: “Presto amico! Facciamo subito l’ ultimo viaggio, ti devo salvare!” disse afferrando velocemente i palloncini.
I due partirono, mentre Tiziano, con estrema difficoltà nel tenersi appeso ai palloncini, scriveva sul suo diario: “Mattia Armonia partì per il suo ultimo viaggio. Il suo scopo era quello di portare pace e serenità, o come lui diceva, allegria. Su quell’ ultimo pianeta Mattia Armonia trovò una telecamera… ”
Le frasi non erano scritte a dovere, non avevano un senso univoco, ma ora il suo scopo era salvare Mattia e l’ unico modo era quello di continuare il diario. Tiziano lo osservò e notò che la sua pelle stava tornando rosea come un tempo. I due scorsero l’ultimo Punto, quello corrispondente al pianeta che Tiziano non aveva mai descritto e Sebastiano mai raffigurato. L’ oscurità lo dominava ma la superficie era popolata da infinite lucciole. Tiziano atterrando lasciò che gli insetti si posassero su di lui. C’era la luna, proprio come sulla Terra, una luna incredibilmente vicina, e qualche enorme sequoia a macchia sparsa.
Sotto la sequoia più grande un bambino, circondato da un alone bianco azzurrino, brillava nel buio della notte. Si alzò guardando i due nuovi arrivati.
“Sebastiano!” gridò Tiziano correndo affannosamente verso di lui. Quando fu sufficientemente vicino tentò di stringerlo in un enorme abbraccio ma… cadde a terra, ai piedi della sequoia.
“Non sei abituato ai fantasmi?” rise Sebastiano. La sua risata stridula riecheggiò, facendo volar via i rapaci notturni che popolavano quei rari alberi. Tiziano lo guardò: non era mai cresciuto, era rimasto come lo aveva lasciato, ma poteva riconoscere in lui sé stesso qualche anno prima. Tiziano si rialzò, mentre Mattia Armonia osservava la scena senza interferire e singhiozzò: “Perché è successo?” disse rivolgendosi a quella figura.
“Non addolorarti fratello, forse era destino. Ma posso rassicurarti: non è stata colpa tua, so che tu credi il contrario, ma non è così”.
Tiziano si era sempre sentito un enorme peso sulla coscienza: il giorno dell’incidente il fratello lo aveva seguito, quindi si sentiva responsabile dell’accaduto e non era mai riuscito a darsi pace: “Ti vorrei raggiungere, se questo è l’ unico modo per restare ancora con te!”
“Non dirmi questo” rispose sorridendo Sebastiano “Continua a vivere, tu che ne hai l’opportunità. Io credo che il segreto della vita sia… la vita stessa. Dipende da te, cerca di dare sempre il massimo e assaporare ogni istante ciò che ti circonda. Questo è il segreto, che io non ho avuto il tempo di scoprire. Ora lo dico a te, perché voglio che tu abbia una vita fantastica!”.
Sebastiano porse al fratello una penna trasparente e luminosa: “Per scrivere le ultime parole del nostro racconto utilizza questo inchiostro. E’ come il nostro rapporto… indelebile”.
“Grazie fratello… ” mormorò Tiziano aprendo nuovamente il diario ed impugnando la penna fra le dita.
“Mattia Armonia!” chiamò “Guarda, una telecamera su quel cavalletto!” esclamò indicando l’oggetto a pochi passi dalla sequoia. Il giovane si avvicinò “Cosa devo fare, scrittore?”
“Sebastiano sarà il nostro regista. Se il tuo compito è quello di portare allegria, questo è il momento di dimostrarlo” disse.
Sebastiano si avvicinò alla telecamera pronto per azionarla con la forza della mente, non potendo utilizzare la forza del corpo. Mattia Armonia si preparò davanti all’ obiettivo e simultaneamente, in tutti i Punti che avevano visitato nel loro viaggio, la sua immagine apparve sugli schermi. Contemporaneamente il tempo si bloccò, gli oggetti cessarono di cadere dagli alberi, i fuochi si spensero, le barche si fermarono, gli uccelli smisero di cantare, la pioggia si arrestò e tutti gli uomini furono costretti da una forza eterea a rivolgere il loro sguardo verso gli schermi. Mattia Armonia doveva assolvere il suo compito: quello di portare pace e serenità.
“Uomini gelosi” iniziò il suo discorso gesticolando con le mani e le braccia per attirare l’attenzione “A cosa porta il vostro comportamento? Ad odio e inimicizia. Voi gelosi vi dovete abituare a dare e non ricevere, e ad essere soddisfatti di ciò che vi regala la vita. Non avete il diritto di lamentarvi, avete il dovere di vivere!” e fece una breve pausa. “Uomini incoscienti, per quale motivo create quei roghi? Quel fuoco è una forza distruttiva e rappresenta la vostra distruzione interiore. Ora fate un unico falò, e bruciate ciò che utilizzate per accendere i fuochi!”. Mattia Armonia sospirò, prima di riprendere: “Uomini opportunisti, mai fidarsi delle apparenze e cambiare idea solo per necessità. Non seguite solo la corrente per poi perdervi dentro di essa. Non è questo il senso della vita!”. Gli spettatori dei vari schermi fissavano Mattia Armonia senza fiatare, e lui proseguiva: “Uomini insofferenti, invece di lamentarvi dei versi degli uccelli, perché non utilizzate i vostri pifferi per creare un suono migliore? Forse anche gli uccelli udendo quel suono armonioso si faranno incantare dalla melodia. Non avete mai cercato una soluzione, lamentarsi è molto più semplice!”. Mattia Armonia proseguiva spedito, fissando la telecamera come se stesse parlando ad ogni singolo essere in ascolto. Il suo sguardo era intenso e convincente: “Uomini arroganti, la pioggia che cade rappresenta il vostro animo. Quando smetterete di vantarvi e di ritenervi superiori ai vostri simili, il sole splenderà sul vostro pianeta ed asciugherà quei secchi, mettendo fine alla vostra presunzione ed al vostro inutile gioco”. Mattia Armonia si fermò, lasciando ad ognuno il tempo di riflettere sulle sue parole. Intanto lo spilungone aveva consegnato il proprio orologio all’uomo basso, qualcuno aveva buttato nel rogo il proprio accendino, alcuni erano saliti sulla zattera, avevano preso a suonare lo zufolo e rovesciato a terra l’acqua contenuta nelle bacinelle. Mattia Armonia riprese la sua orazione: “Il mio compito è quello di portare l’allegria, è quello di aiutarvi. I sentimenti negativi sono presenti in ogni essere umano e non possono essere cancellati, ma i sentimenti positivi li possono sovrastare. Coraggio, mani in aria, e… un nuovo inizio!”. Contemporaneamente in tutti i Punti gli schermi si spensero e milioni di braccia si alzarono, insieme ai nuovi ideali. Tiziano trascrisse velocemente le parole di Mattia Armonia con la penna omaggiata dal fratello che, considerando che non erano state scritte in precedenza, furono la dimostrazione di come il personaggio di Mattia Armonia fosse stato creato talmente bene dai due gemelli da essere in grado di continuare anche da solo nella sua missione. Sebastiano si allontanò dalla telecamera, ognuno aveva assolto splendidamente il suo compito. Tiziano lo guardò stringendo la penna al petto e porgendo al fratello la foto che custodiva gelosamente nel suo zainetto. Sapeva che sarebbe stato il solo a ritornare a casa.
“A me non occorre” rispose Sebastiano allontanandosi “Io ti vedo sempre, ogni giorno, e tu non sei più quello della fotografia”. Tiziano annuì con il capo trattenendo le lacrime e fece un cenno di saluto al fratello che, contraccambiando, tornò a sedere sotto la grande sequoia. Tiziano trattenne a stento le lacrime, separarsi nuovamente dal suo gemello era un dolore profondo.
Tiziano e Mattia Armonia si alzarono nuovamente in volo con i loro palloncini, questa volta la direzione era la superficie del lago, nel bosco. “La nostra avventura termina qui” disse Tiziano rivolgendosi a Mattia “La mia vorrai dire” rispose il giovane “Se seguirai i consigli di tuo fratello, vivrai una nuova avventura ogni giorno”. La luce del cielo terrestre filtrava dalla superficie del lago, i palloncini lo portarono fin su, per poi smaterializzarsi al contatto con la superficie dell’acqua. “Arrivederci, scrittore!” urlò Mattia Armonia tornando verso il fondo “Arrivederci, paladino del mio racconto!” rispose Tiziano uscendo lentamente dalle acque del lago. Il ragazzo si sedette sulle sponde, le cime dei monti erano già illuminate da un timido sole. Il buio ad ovest si stava dileguando, il cielo era color del mare: difficile ammirare un’alba simile in montagna. La neve sulle vette scintillava sotto i raggi del sole e sulla superficie del lago. Il lago ora sembrava una normalissima distesa d’acqua dolce, ma Tiziano conosceva la verità, e non l’avrebbe facilmente dimenticata.
In paese sicuramente il panettiere sarebbe già stato al lavoro, Tiziano era affamato, e fra i suoi pensieri apparve anche quello di una focaccia fumante. Il sole ora si era alzato sull’ orizzonte, il prato rigoglioso e l’ombra di Tiziano che si formava sull’ erba bagnata. La osservò, stupito… quell’ ombra… non era la sua. Era quella di un giovane più basso di lui, i capelli talmente più corti dei suoi che non si muovevano nella brezza mattutina. Si mosse, e quell’ ombra lo imitò. Si diresse al lago e si specchiò sulla superficie, il volto era il suo. “Le persone scompaiono, ma i testi e i disegni sono eterni ed indelebili per chi resta” ricordò le parole di Mattia Armonia. Indelebili, proprio così. Come l’inchiostro della penna che gli aveva consegnato Sebastiano e che era il momento di riprendere dallo zaino, insieme al diario. Si sedette, e l’ombra fece altrettanto, ma stavolta al suo fianco. Aprì il diario… “Dal diario di Tiziano e Sebastiano, I mondi, parte finale: Mattia Armonia aveva riappacificato i popoli. Forse era proprio questo il segreto della vita: fare del bene per sé e per gli altri, essere positivi. I palloncini questa volta lo condussero a fagli passare la barriera spazio/tempo, rappresentata dalla superficie del lago. Ad aspettarlo sulla riva c’ erano un ragazzo ed un’ombra. “Ragazzi, voi?” domandò Mattia Armonia. “Certo, siamo noi, i tuoi creatori” rispose Tiziano “Ti avevamo dato vita per farti assolvere un compito, per mandare un messaggio”
“A chi?” continuò Mattia Armonia “Al lettore” rispose il ragazzo “Il messaggio è quello di vivere la vita al massimo, vivere la vita nella G.I.O.I.A., ma la gioia quella vera, quella che tu hai già restituito agli abitanti dei mondi che hai visitato, vincendo la gelosia, l’incoscienza, l’ opportunismo, l’ insofferenza e l’ arroganza. Perché è questo l’unico modo per vivere nella gioia!” Mattia Armonia era sorpreso, non capita tutti i giorni di incontrare anche nella vita reale i propri creatori. “Nel dirti grazie per aver portato il nostro messaggio, ora ti invito a ritornare definitivamente dove tutto è iniziato” disse ancora il giovane Tiziano. Così Mattia Armonia, nella certezza di aver totalmente assolto il suo compito, raggiunse nuovamente gli abissi del lago, con la felicità nel cuore. Era così che il racconto terminava, proprio così...
A Tiziano non restava altro che riporre la penna e chiudere il diario e, in quell’ attimo stesso, svanì anche l’ ombra che aveva al suo fianco. Prese il suo zaino e si alzò lentamente, incamminandosi verso casa, sorridendo, sorridendo insistentemente, sorridendo come non aveva mai fatto: era la gioia, ora, a troneggiare sulle sue giovani labbra.