Pubblicazioni:
ESP in Laguna (ed. Paoline) Gente del Lido , Gente di Osteria, Il pane è da millenni (ed Helvetia) Il Pane a Venezia, El Felze, Gli Scaletteri, Fondamenta dei vetrai (Centro Internazionale della Grafica) Naufragio a Rost (Panorama ed.) Alchimie (Granviale e Supernova).
Inoltre più libri di favole e racconti per l’infanzia
Il romanzo ha inizio senza un fatto delittuoso, né tantomeno il corpo di una vittima. C’è di certo solo una persona che è scomparsa, nella cui bella casa va a vivere la protagonista Matilde, con la sua famiglia.
Gli anni trascorrono tra varie vicende e la curiosità che all’inizio aveva destato la misteriosa scomparsa sembra assopita.
Eppure, a volte, anche l’evento più occasionale può riaprire un capitolo.
La componente misteriosa, enigmatica, il sottile filo che attraversa i vari momenti del quotidiano, che a volte si tende, a volte scompare generando un’atmosfera inquietante è sicuramente figlia della creatività dell’autrice.
L’amore per la famiglia, il senso di possesso che genera quel guscio protettivo che è la casa sono sentimenti autentici, emergenti tra le righe, quasi all’insaputa di chi le scrive.
Prologo
Ci fu un momento, negli anni a cavallo tra i due millenni, quando ormai la vita di Matilde era avviata su binari sicuri, in cui tutte le sue certezze, i chiodi ben infissi sulla parete rocciosa che è la nostra vita, sembrarono vacillare, mettendo in crisi quel suo equilibrio che l’aveva sempre retta, così come un solido capitale sostiene il percorso di un’azienda.
I cani, i fiori, il giardino, la bella casa, l’affetto per i figli e per il compagno sembrarono scossi da un vento cattivo che non avrebbe lasciato più tutto come prima.
Si comprenderà proseguendo la lettura, perché il patrimonio affettivo/domestico di Matilde procedesse in questo ordine “cani, fiori…”
Cap. I
L’olio bollente sfriggeva a ogni nuova fetta di melanzana immersa. Quella sera, a cena, avrebbe preparato un piatto di caponata alla siciliana da accompagnare con il manzo freddo.
Matilde, interrompendo il suo lavoro, sollevò le tendine della finestra, posta a fianco del fornello. Perché Telma stava abbaiando così?
Il cane, o meglio la signorina, essendo stata sterilizzata in giovane età, era un meticcio, per metà husky e per metà boxer: di quest’ultimo conservava il colore inconfondibile del manto e la mascherina del muso nera, mentre dal siberiano aveva preso il muso un po’ allungato e la criniera di peli del dorso che, normalmente piatta, quando abbaiava ai cancelli, inviperita, formava una cresta irta di peli da far invidia a un istrice.
Come sono snob, i cani, non poté fare a meno di pensare Matilde guardando un signore anziano che procedeva faticosamente, oggetto di tanta irosa attenzione, abbaiano sempre alla povera gente, quella che veste male o che si muove con sciatteria…
“Brava!” la incoraggiò e subito tornò ai fornelli per rigirare una melanzana che si stava bruciacchiando. Seguendo una sua teoria, che aveva elaborato durante la sua lunga frequentazione di cani da compagnia, essi andavano incoraggiati quando assolvevano al loro ruolo di difensori della proprietà. Il loro lavoro ai cancelli di casa andava riconosciuto e premiato.
Era questo uno dei motivi, ma non il solo, per cui una abitazione come quella in cui la sua famiglia viveva, aveva assoluto bisogno di un guardiano, così isolata e con quei cancelli esposti sulla via.
Le melanzane erano già tutte fritte e, non appena si fossero raffreddate, le avrebbe disposte in una teglia da forno con gli altri ingredienti. Così si sedette sui gradini dell’ingresso a godere gli ultimi raggi di sole di quella lunga stagione, calda e luminosa, che sembrava non voler cedere il passo all’inverno.
I cani, questa casa e soprattutto il vasto giardino sono un insieme inscindibile, pensò ancora una volta mentre lo sguardo spaziava intorno. Fu così che il pensiero corse ai numerosi quattro zampe che le avevano fatto compagnia per una bella fetta di vita.
Poco dopo il loro trasferimento nell’ampia villa, ci fu un tentativo di furto nella soffitta, alla quale si accedeva da un ingresso indipendente, dopo essere saliti per una lunga scala esterna dagli alti gradini.
Tale evento casuale, considerato da tutti un po’ inquietante, fece decidere a Francesco (lei lo aveva già deciso) di tenere un cane. Oltre alla guardia, ecco la logica del marito, avrebbe fatto compagnia a lei, per troppe ore sola in casa e sarebbe cresciuto assieme ai bimbi, educandoli all’amore e alla cura per le creature più piccole.
La proposta venne accolta nell’entusiasmo generale e fu così che, in una domenica di maggio di tanti anni prima (Matilde ricordava che era il giorno della festa della mamma) si recarono tutti e quattro a scegliere il nuovo amico, in un paese a un centinaio di chilometri da casa. Erano tutti al settimo cielo e Matilde lo ricordava ancora come uno dei giorni più felici della sua vita.
Lo lasciarono scegliere a lei, era appunto la festa della mamma, ed ella lo volle maschio e proprio quello, non perché fosse il più grosso della cucciolata, ma perché era affetto da un lieve strabismo.
Un po’ come Francesco, aveva pensato, il cui volto con i suoi difetti, Matilde amava tanto.
I proprietari del canile diede loro per il cuccioletto un sacchetto di biscotti per cani, fatti a forma di animaletti. Sarebbero dovuti bastare per l’intera giornata, che la famiglia aveva così programmato: breve gita fino alle colline e pranzo al ristorante a base di asparagi.
Già, si era in maggio… ricordava ancora Matilde.
Non avevano lasciato il canile alle spalle, che Snoopy, il nuovo componente della famiglia, aveva divorato l’intero sacchetto, a eccezione della carta toltale velocemente di bocca.
Era stato quello l’annuncio che, per tutta la lunga vita, l’amico sarebbe stato perseguitato da un appetito insaziabile.
“E’ la razza maremmana” commentavano in famiglia guardando la grande ciotola sempre, disperatamente vuota.
“E’ una razza che conserva nel suo dna una fame atavica.”
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