La scrittura èun po’ il mio Hobby e ho deciso negli ultimi tempi, di dedicarmici con attitudine più professionale.
Un giovane manager, Michele Dellani, ora più navigato dopo le prime esperienze, vivrà la propria maturità in terra d’Africa dove un destino altalenante lo costringerà a fronteggiare numerose sfide.
È stato da poco chiamato a dirigere un nuovo stabilimento in Trentino, ora proprietà di una famiglia nobile della Brianza che possiede già un pastificio in quel di Milano.
L’esponente di spicco della famiglia, il conte Erminio Carlotti, invita Michele in villa e lo presenta ai suoi ospiti in occasione di un ritrovo all’aperto, in giardino, come il nuovo direttore dello stabilimento recentemente acquistato in Trentino.
In quell’augusto consesso Michele conosce Eleonora, la nipote del conte Erminio, che frequenterà fino a sposarla. Avranno tre figli.
Michele fa la spola tra la Brianza, dove ha sede il gruppo Carlotti di proprietà della famiglia del conte Erminio Carlotti, e la nuova azienda in Trentino, appena acquistata e rimessa in moto.
Una mattina che Michele sta in Brianza ricompare Antonia, un amore fugace figlio della sua prima esperienza lavorativa, sempre in Trentino in uno stabilimento vicino a quello che ora dirige. E’ venuta apposta con il treno e con l’autobus per dirgli che è incinta.
Seguono arrovellamenti vari fino a che, durante un focoso amplesso in una camera d’albergo sul lago, Michele finisce per strozzarla.
Panico… Riesce a far uscire il cadavere dall’albergo e a farlo sparire in modo atroce in una casupola di montagna di una sua cara zia.
Intanto, con un parallelo voluto tra discesa morale e ascesa professionale, il conte Erminio propone a Michele di andare a dirigere una fabbrica del gruppo appena comprata in Africa.
L’occasione per rifarsi una vita e cancellare quella dell’assassino è ghiotta e Michele non se la fa scappare.
L’Africa è splendida e si trova benissimo fino a quando il conte Erminio non decide di mandargli là, per tentare di raddrizzarlo un po’, il nipote Massimiliano, fratello di Eleonora, moglie di Michele.
Massimiliano è un perdigiorno viziato e si dedica ad altro, infischiandosene della fabbrica e creando problemi. Si circonda di donnette facili e le circuisce con i suoi soldi e la sua avvenenza. Sperpera un sacco di denaro e Michele non lo sopporta.
Durante un litigio con la ragazza di turno nella villa che occupa su una collina residenziale vicino al mare, dove stanno tutti i manager delle aziende europee e americane in candide residenze con piscina, succede il peggio.
Massimiliano fa uso di droghe e, in un accesso d’ira, allunga le mani sulla ragazza che cade, batte la testa sul selciato del bordo piscina e muore.
La tradizione tribale vuole che Massimiliano sia punito, così riceve una sonora lezione da due balordi incaricati dal signorotto locale che è diventato grande amico di Michele.
Massimiliano viene massacrato di botte e questo provocherà l’ira del conte Erminio che gli aveva affidato il nipote e lo riterrà indirettamente responsabile dell’accaduto.
Ma la vendetta della famiglia della ragazza uccisa da Massimiliano reclama ancora sangue. Il fratello di lei ucciderà Massimiliano in un agguato notturno, senza che il signorotto locale sappia e senza il suo beneplacito, sempre necessario in queste comunità.
Ne seguono reazioni fortissime da parte del conte Erminio che è intenzionato a rimuovere Michele dall’azienda africana e sta pensando di alienare le attività in terra d’Africa perché non ne vuole più sapere di gente così crudele che gli ha ammazzato il nipote.
Torniamo un po’ indietro: prima che il conte Erminio rilevasse l’azienda in Africa da una multinazionale, il signorotto locale aveva messo in piedi un commercio internazionale di stupefacenti che transitavano ben nascosti nelle confezioni dei prodotti che uscivano dalla fabbrica, ora diretta da Michele, ed entravano in Europa via nave, nei container.
Appena entrati in confidenza, il signorotto locale propone a Michele di continuare il traffico di droga, che sarà molto redditizio per la famiglia del conte Erminio (ignara dei traffici ma ben disposta verso i proventi) oltre che per le tasche di tutti i personaggi coinvolti. Tutto avviene ovviamente all’insaputa del conte Erminio. Per tanto, nel momento in cui il conte Erminio sembra deciso ad alienare la fabbrica africana, si pone il problema del traffico di droga.
Il signorotto locale, e più ancora il governatore della regione, non vogliono assolutamente rinunciare ai proventi del traffico di droga. Il signorotto locale lo fa capire a Michele, quasi minacciandolo: gli interessi in ballo sono troppo grandi, ormai, e la macchina non si può fermare.
Michele teme per la vita sua e dei suoi cari: i trafficanti, infatti, sono disposti a tutto pur di non rinunciare alla copertura dell’azienda, ora della famiglia Carlotti. Se il conte Erminio rimuoverà Michele dall’azienda africana, cosa ormai certa, e v’insidierà un giovane onesto e addomesticabile o se addirittura sceglierà di vendere, la droga non potrà più transitare per la fabbrica e Michele e i suoi sporchi traffici saranno smascherati.
Per evitare tutto questo, Michele, aiutato dal signorotto locale, decide allora di eliminare il conte Erminio, il padre di sua moglie. Dall’Africa vengono mandati in Italia due ragazzi esperti che il signorotto locale e il governatore utilizzano sovente come sicari.
Tolto di mezzo anche il conte Erminio, Michele acquisisce maggior potere all’interno del gruppo Carlotti che ora ha urgente bisogno di una persona capace di dirigerne le attività. Il candidato ideale a sostituire il conte Erminio è lui. Ne è convinta anche la moglie Eleonora, che confida enormemente nelle capacità del marito.
Si ripete il parallelo tra discesa morale e ascesa professionale: l’eliminazione del conte Erminio consegna nelle mani di Michele le redini del gruppo.
Succede un fatto nuovo: in Africa Michele conosce un prete francese che dirige una missione cattolica non molto lontana da dove vive. L’amicizia tra il vecchio prete e l’arrembante Michele si consolida e inizia così per lui un lento percorso di redenzione.
Se non che il governatore della regione vuole allargare il giro e affiancare alla droga il commercio d’armi.
Michele e il signorotto locale fingono di stare al gioco e si recano al Cairo per discutere con i capi dell’organizzazione che vuole servirsi della copertura dell’azienda del gruppo Carlotti per veicolare armi di contrabbando nascondendole nei container. Il signorotto locale, ormai amico di Michele, non ci sta. Vendere armi che probabilmente uccideranno tanti giovani africani non fa per lui.
In una sorta di giustificazione morale spicciola, il signorotto locale pensa che una cosa sia vendere droga ai ricchi viziati in Europa, per i loro capricci, e cosa ben differente vendere armi a governi che spargeranno il sangue dei fratelli africani, e non solo.
Michele, la cui condotta inizia a risentire i benefici della recente conversione al bene suggerita dall’esempio sublime del prete francese, è d’accordo con il signorotto locale nel rifiutarsi di cedere al commercio d’armi. I due, tuttavia, sanno che i commercianti d’armi non accetteranno un rifiuto.
Il signorotto locale, infatti, per questo suo rifiuto verrà crudelmente punito con la morte, in una notte maledetta nella quale i ranger lo ammazzeranno nel suo letto. Il fido assistente del signorotto, anche lui ormai più amico di Michele che dei loschi traffici, la stessa notte informa Michele che lo stanno venendo a prendere, perché la prossima vittima sarà lui.
Michele riesce a fuggire rocambolescamente dall’Africa approfittando della copertura della missione, dove si rifugia per un paio di giorni prima che un elicottero, e poi un aereo, lo prelevino per portarlo a Zurigo.
La decisione, che varrà per lui sopravvivenza, è quella di sparire e cambiare identità, fuggendo in qualche paese lontano, magari nei Caraibi o in Sudamerica. Sa benissimo che il suo sgambetto ai commercianti d’armi sarebbe punito con la morte.
Lascia tutti i suoi soldi sporchi, svariati milioni di dollari, nelle mani dell’amico prete perché li usi a fin di bene (già da un po’ Michele finanziava opere e attività presso la missione cattolica) e sparisce per sempre dall’Africa per rivivere una seconda vita, nuova, senza più commettere ignominie, in un nuovo paese, con un nuovo nome e un’altra identità (questa seconda vita, fino alla morte, viene raccontata in un altro mio romanzo).
Nella presente antologia è stata riportata solo la presentazione del romanzo.
Per l’Opera completa contattare l’Autore.