Vai ai contenuti
Oriella Pivato
Insegnante di scuola primaria in pensione.
Ha presentato due raccolte di poesie (una stampata e una pubblicata).
Ha partecipato a vari concorsi letterari conseguendo premi e riconoscimenti.
Le sue poesie e racconti sono inseriti in varie antologie.

POESIA
 POESIA


Vorrei fermare il tempo

quando il sole va

e con un caldo saluto

dipinge la laguna.

Arrossiscono i tetti

fra i timidi camini

per accogliere piano

le ombre della sera.

Sorridono i palazzi

in sfumature di rosa:

silenziose carezze

fra cupole ed altane.

Tramonto per poeti!

Venezia è un abbraccio

che si prende ogni sguardo

accendendo emozioni:

versi senza parole

che si scrivono da soli

e fan vivere da secoli

la poesia di questa città.

NARRATIVA

LA FORCOLA



La vidi camminare lentamente fra le stanze di un museo di Venezia,   quell’anziana signora che di tanto in tanto si fermava ad osservare   attentamente i dipinti esposti e sembrava non avere alcuna fretta.

Era sola e con lo sguardo un po’ triste.

Si avvicinò per chiedermi qualcosa.

Cominciammo così a parlare.

Mi disse di essere inglese e di sentirsi affascinata da Venezia così   tanto da venirci almeno una volta all’anno per trascorrervi qualche   giorno.

Aggiunse di aver iniziato a visitare questa città con il marito molti   anni prima anche in luna di miele.

Erano poi tornati più volte colpiti e attirati dall’atmosfera che qui si   respirava.

Ebbero modo, perdendosi volutamente fra calli e campielli, di conoscere   la sua storia, l’arte, i palazzi, le chiese, i musei e qualche angolo   nascosto che diventa speciale per chi sa cercare e vuole veramente   vivere Venezia.

Purtroppo a una certa età il marito si ammalò e prima di morire, chiese   di poter avere sulla sua tomba una cosa tanto nota e importante della   città lagunare.

L’aveva notata forse quando era salito in gondola o nelle imbarcazioni   che aveva visto camminando lungo i canali e i rii?

Chi lo sa?

Non è del tutto ovvio intuire quale fosse il desiderio di quest’uomo.

Ebbene, avrebbe voluto una forcola! Spero che riusciamo tutti a   ricordare cosa sia e a cosa serva.

Si tratta di uno scalmo su cui viene appoggiato il remo per poter essere   girato e spinto nel giusto modo e permettere di muovere un’imbarcazione   facendola scivolare sull’acqua della laguna.

É facile notarlo quando il gondoliere con uno sforzo armonico delle   dita, impugna il remo e lo fa ruotare sulla forcola attivando un ritmo   che trasforma la tenacia dell’uomo in lievi carezze accolte dalle quiete   onde nel labirinto dei canali.

Talvolta la voce umana accompagna con parole o canti il lavoro del remo   adattandosi ai diversi percorsi.

É un po’ come nella vita.

Ci vogliono ingegno e forza per continuare a “vogare” ed il piccolo   creativo capolavoro scolpito nel legno in modo artigianale, risulta   essere un aiuto indispensabile ed essenziale.

Ma tornando alla protagonista di questo racconto, fu così che alla morte   del marito, lei si ricordò del desiderio che egli aveva espresso.

Decise di venire a Venezia e con qualche difficoltà, riuscì a trovare e   a portare nel suo paese una forcola!

Inutile dire che questo racconto mi fece restare alquanto sbalordita.

Provai una forma di orgoglio e di gratitudine pensando a questa storia.

Se qualcuno di noi perciò capitare in un certo angolo di terra   anglosassone, potrebbe vedere ancor oggi forse con un po’ di stupore,   questo oggetto di legno dalla forma un po’ sofisticata che si erge fiero   di poter tener compagnia a una persona che ha tanto amato e che in   questo modo, continua a dirci di amare e far vivere Venezia.

Torna ai contenuti