Scrive per hobby, sia narrativa che poesia.
Ha pubblicato un libro di racconti nel 2017.
L’ALBA DEL LATINISTA
L’alba, dal colle, irradia meraviglia,
lui sbatte gli occhi rossi, e poi sbadiglia:
il latinista, ha perso la tenzone,
notturna e lunga, su una traduzione.
Una poesia splendida in ogni verso,
di autore ignoto, del secolo terzo,
che parla dell'amore in grande piana
tra un dolce passerotto e una pojana.
A leggerla in latino, è favolosa:
i versi sprizzan gaietà affettuosa,
si sente quasi, rapido, il pulsare,
degli avicoli cor, nel gran tubare.
Ma… tradotto per un lettore odierno,
pur con sapienza ed abile discerno,
il testo appare vuoto, i suoni stinti,
le strofe afone, i cadenzali finti.
Sconfitto, abiura, mentre gli par di udire,
i due, beffardi, che in barba alle sue ire
lo stanno zufolando in canzonetta…
lui, e quella sua pojana maledetta.
“Lo stormo era il mio mondo”
pensava triste, l’aviatore, quella sera,
rimasto solo, per guardare il tramonto
dal parapetto della nave da crociera.
Planò lieve un uccello, un cormorano,
stanchissimo, a cercar scampoli di cibo;
perso, di certo; venuto da lontano;
e l’uomo provò per lui un affetto antico.
I passeggeri, seduti a cena, con gli amici
videro un vecchio presso un uccello moribondo
che con il becco, si nutriva dalla mano.
Nessun si accorse che volavano, felici,
quella sera, ciascuno nel suo stormo,
altissimi, l’aviatore e il cormorano.
POCO PRIMA DI CENA
Dammi incoerenza,
capovolgimenti di fronte, umori cangianti,
ne ho fame.
Dammi i tuoi tormentoni infiniti,
il tuo riso,
i tuo salti,
le tue finestre aperte.
Cucinerò qualcosa, per noi,
tra un uragano e l’altro,
chiedendomi se tu sia uscita, poco fa,
a portar fuori il riciclo,
a rapinar banche,
a ballare sui tavoli per chissà chi….
non importa,
mi basta che torni.
La cena è quasi pronta, amore:
gli ingredienti siamo noi,
la cottura è ciò che sai,
il profumo è tutto quello
che ancora di te
vorrei scoprire.
Nella spiaggia affollata,
vicini, due materassini.
Sdraiati, un grande pianista,
ed accanto, un signore banale.
Mentre dorme, le dita del primo
tamburellano a vuoto nell’aria
sfiorando la sabbia e mandando talvolta
granelli nel naso dell’altro, meschino.
Costui, immerso in un sonno profondo
riceve ed ammicca, fa smorfie, giocondo,
e segue, con grande trasporto facciale
tutta l’epopea del morceaux musicale.
Miracolo invero, di comunicazione silente.
Il pianista ha suonato un concerto nel niente…
Ma ne ha colta ogni nota, questo sconosciuto!
Applaudendo, alla fine, con un grande starnuto.