Ama scrivere poesie.
VOLPE
Una Volpe era
Nel mio cuore
Non ero io
Non era mia
Era la Volpe
Pativa immense pene
Ella si agitava
La grande Luna l'affliggeva
Si mordeva ardente
La soffice coda
La Volpe era nel mio cuore
Soffrivo il suo dolore
La tenevo in me con cura
Erigendo dighe di cristallo
La Volpe era nel mio cuore
Ma è tornata la Grande Luna
Traditrice attenta
Che domina ogni pietra
La Volpe era nel mio cuore
Mi sono distratta
Mi ha squarciato il petto
Ed è fuggita
La Volpe ora è lontana
La mia carne sanguina
Il cuore batte inutile
Un ritmo fuori tempo
Frammenti di cristallo
Brillano al chiaro di Luna
Ho mani esangui
Che non accarezzano più nulla
La Volpe era nel mio cuore
Fa molto freddo ora
Ella è forte e altera
Non teme il nero bosco
Ma io non ho più
La Volpe mia infuocata
Tornerà la Luna
E mi troverà disarmata
Una Volpe ho ancora
Nel cuore mio marchiato
Torna da me mia Volpe
Prima che torni la Luna
Erigerò mura di madreperla
E alte torri di ossidiana
Ove tu potrai giocare
E troveremo pace
Insieme
Come puoi avere occhi
Così grandi che paiono voler
Rubare ogni colore allo spettro
Della luce
E il mio respiro da quando nacqui
E rendere indietro alla vita
Ogni cosa più pura
Più vera indifesa come se non
Mettessi tutto a repentaglio
Irresponsabile!
Chi ti ha fatto quelle labbra
Essenza stessa del baciare
Volontà ancestrale di possesso?
L'universo si è scisso in atomi
Solo per sottomettersi
Miliardi di volte e ancora e sempre
Al suono della tua voce
E così si affanna
In costante evoluzione
Per far posto al tuo modo
Di stare al mondo fanciullesco
Non puoi esser meno di ciò che sei
E io temo tu sia ancor di più
Ma chissà se saprò mai
Cosa vedi quando guardi
Un albero antico un volo di gabbiani
Un manifesto vecchio che si stacca
Dalla parete a cui è stato condannato
Oh, come vorrei non restare qui
Affissa a un muro
Poter scendere per entrare
Nel tuo spazio vitale
Solo per un momento
Che di tutti i cammini
Che scelsi
Pochi mi furon favorevoli
Che di tutta la passione che spesi
Poca mi scaldò
Fin dentro
Che di tutte le risa che donai
Poche mi presero per mano
Che di tutte le lacrime che piansi
Per altri
Poche calmarono la mia sete
Così giunse la mia morte
A questo mondo distratto
Mi venni meno in mezzo a un prato
Mentre coglievo urtiche
Adesso io rinasco
E a me sola innamorata canto
La canzone di chi non tradì mai
L'anima sua fedele e libera
Partorita da me stessa
Il ventre mio fecondo e gravido
Di seme di Leonessa e Fuoco
Vengo al mondo con una spada
E un vessillo al cielo innalzo
Guardate tutti
Come ruggisce al vento!
Via dal mio cammino i pavidi
Ché non ho più mani
Ora io Vivo
E saremo folli
Matte da non credere
Artiste sconsiderate
E prive di pudore!
A tutti mostreremo
Seni glutei e genitali
Mazzetti di peluria
Di svariate sfumature di goduria
Noi streghe sfacciate
Le bocche piene di cibo e vino
Chissà quali sconcezze canteremo!
Noi tutte sorelle e madri e figlie
Delle nostre antiche dee
Porteremo fiori tra i denti
E falene nei capelli
O capi rasi tatuati dei nostri sogni
Capezzoli due uno o nessuno
Il petto nudo al sole e al vento
Grideremo:
"Questa terra è Madre
e figlia del mio ventre!
Chiama col suo nome la vagina
Che ti accoglie!".
Elargiremo doni solo a chi ci garba
Morirà di fame e sete
Chi non verrà sulle ginocchia
Perché ti chiedi ancora cosa
Hai mai sbagliato?
Perché insisti a vivere come un sacrifico?
Cretina!
Mordi affondo questa bella mela
Struscia con forza le cosce
Sulla quercia
Intingi le unghie nel sangue
Del miserabile blasfemo
E disegna sul tuo pube
Il Pentacolo Eterno!
PER NINO
Vieni Nino
Che ti racconto una storia
La storia del Nonno
Quando era piccino
Perché bimbo fu anche lui
Amava tanto il gelato
E fare il matto
Crebbe ramingo e forte di braccio
Aveva una chioma come un leone
Nell'isola che tutti vogliono
Imparò a battere forte il martello
Poiché amava il fuoco
E scherniva gli uomini
Ma non l'onesto ferro
Nino
Lascia stare la raganella
Vieni più vicino e ascolta
La storia di chi è stato prima
Nacque in un paese distante
Alto fiero e acuto di mente
Portava in cuore tutto l'amore
Per gli ultimi oppressi
Da chi in mezzo alla Roba nasce
Decise che avrebbe istruito i giovani
E visitato l'intero mondo
Per tutta la vita portò la sua criniera
Come un sole per gli altri
Nino
Posa il sasso su quel terreno
E siedi qui vicino a me
Presta attenzione alle mie parole
Ti narro la storia di chi ancora c'è
C'era un padre che troppo presto morì
E una madre solida e forte
Crebbe il nonno con gentilezza tra i flutti
Lui si armò di pennello e molti colori
Cercò le radici fra acidi e fluidi
Trovò una via storta e la mise su tela
Ricucendo lo strappo che il destino gli inflisse
Placido e indomito il suo cuore ruggisce
Nino
Ora dammi la mano
Adesso che sai
Che l'acqua salsa e il vento
Qui ti han portato
Aiutami a ridare alla terra
Ciò che per un tempo ci è stato dato
Lasceremo alle maree
Una rosa arrugginita
Un libro scucito
Un arcobaleno sbiadito
Nino
Non piangere
È dentro di te
Quella passione che li ha armati
A essere dei soldati
Non è una guerra fra impari
Che ti chiamerà al fronte
La vita tua ai giusti
Ho donato quando nascesti
E sarò sempre qui con loro
Tra questo mare che vuol salire
E quest'isola regina
Che chiede solo di invecchiare
Non aver timore di pensarci mai
Siamo le tue robuste ossa
E il tuo sguardo che ci scruta
Che ci dice che abbiamo fatto
Tutto ciò che potevamo e oltre
Ci dà pace e ci accompagna
Lì dove la via diverge
Su ora Nino
Alzati e va da solo
Non portare in mano nulla
Ciò che ti occorre sei già tu
Adesso vola