Suona come musica fatata
la morte cellulare programmata
Indica la fine delle voglie
come dagli alberi cadono le foglie
E intanto spariscono i dolori
così cadono i petali dei fiori
Non è necrosi e neppure svista
è detta anche “morte altruista”
quella che consente la vita
è la nostra “morte pulita”
A contarle puoi fare tardi
ogni giorno sono miliardi
le cellule che sono andate
ed altre eccole rinnovate
A voi forse non sembra vero
ma in un anno è il corpo intero
Così allo specchio mi chiedo
chi è quello che io vedo
che ora indica col dito
il vecchio o il giovane ricostruito
che quasi finge di non sapere
al di là del principio del piacere
perché teme ancora parole storte
quando si dice istinto di morte
Non c’è nulla di triste nel contrasto
di funereo, odioso o nefasto
perché quando la vita scoppia
sempre bianco e nero vanno in coppia
Chiara l’evidenza conduce:
solo nel buio risplende la luce
e forse non ho del tutto torto
se mi credo anch’io più volte morto
e risorto
Emerge allora una riflessione ardita
che cancella il dubbio della sorte
la legge inusitata della vita
è la certezza programmata della morte
Processo inarrestabile e cadenzato
che continuamente conduce ad altro stato
di cui forse conserveremo memoria
Metempsicosi forse...
ma questa è un’altra storia.
In principio fu l’urlo
sottile alterno audace
come un disturbo
Poi rotta ormai la pace
e alzato il limite dell’asta
contro ogni argomento contenuto
ecco la voce che sovrasta
e brucia
l’equilibrio ormai perduto
Quindi viene l’insulto
roboante sfacciato divertito
senza amnistia o indulto
come s’infila nell’occhio il dito
Infine delle anatre il coro
altisonanti grida di oche
guerrieri fieri senza decoro
e con idee rimaste poche
Aspettando che scorra il sangue
l’attenzione certo rimane fissa
Il ragionamento un poco langue
ma fa più spettacolo la rissa
Poi tutti sorridono al conduttore
come un teatro che finge la realtà
Fine della guerra con l’interruttore
ecco lo spazio padrone: pubblicità
Quasi svenuto
mi chiedo dove è avvenuto
e come e quando
Schiaccio triste il telecomando
apro una birra dal frigo
di risposta ne trovo una sola
e cerco in un libro
la vecchia parola.
Nel mare nero
si perde
anche l’uomo più sincero
Quasi di scatto
copre gli occhi con la mano
Lo sguardo distratto
cerca ancora più lontano
La ragione s’inceppa
su quella barca infame
dalla stiva piena zeppa
che rivela perfide trame
Quel tappo che chiude lo sbarco
e affoga donne e bambini
come nelle fiabe l’orrido orco
trasforma i distratti in assassini
Ognuno diventa nefando
se distoglie la vista dal male
Quel tocco di telecomando
che cambia veloce canale
Almeno lo dica sicuro
urlando feroce alle genti
l’idea efficace del muro
è finirla con quei pezzenti
Io vedo il corpo che trema
il pianto del sopravvissuto
E sento nel cuore la pena
per quel che ho e lui non ha avuto
Qualcuno lo dice destino
altri la chiamano sorte
è solo un compagno vicino
che abbiamo condannato alla morte
Dirà più d’uno convinto
“Ma io non ho fatto niente!”
Con questo il verdetto è dipinto
di chi è morto innocente.
L’ EQUILIBRISTA
In alto
ben sopra l’affollata pista
non di solido basalto la pedana
e quasi fuori dalla vista
ondeggia la figura lontana
sul filo sottile
ecco l’equilibrista
Il cuore non vile conquista
la gravità spietata oltraggia
Appeso alla magica asta
d’equilibrio prolungata lancia
l’aria attorno frusta
all’effimero solido s’aggancia.
Dall’una e dall’atra parte
senza possibile remissione
incombe irrimediabile la sorte
alla minima distrazione
Balla minaccioso il filo
di salvezza unico sostegno
rischia ai lati il tragico volo
Il piede avanza con impegno
Il vento fischia improvviso
esplode della folla il boato
La piroetta poi torna il sorriso
di nuovo procede, eccolo salvato
Quel cavo ci tiene tutti
metafora del quotidiano travaglio
Speriamo del futuro i frutti
poi basta un accidenti o uno sbaglio
Così nell’oceano della vita
fragili sull’onda in barca
come equilibristi in gita
inganniamo il taglio della Parca
Perciò il saltimbanco Cagliostro
che la morte sfida con l’asta
è un fratello, è l’eroe nostro
anche per un attimo, ma questo ci basta.