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Lucia Lo Bianco
LAGUNANDO 2020 > selezionati 2020
Lucia Lo Bianco è nata il 27 maggio 1965 a Palermo. E' laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne con specializzazione in inglese. Dal 1993 insegna lingua e letteratura inglese al liceo. Dal 2002 al 2007 ricopre pure la cattedra di Lingua e traduzione Inglese presso L’Università di Palermo.
 
Nel 2009 consegue presso la Leeds Metropolitan University un Master of Arts in Professional Development for Language Education. La vera fonte di ispirazione di Lucia Lo Bianco sono i rapporti umani, l’impegno quotidiano a valorizzare gli incontri, il valore delle piccole cose, la corsa, i rapporti familiari, le difficoltà del vivere, il tempo e il viaggio come metafora e simbolo dell’esistenza. Nel 2020 diviene Co-Fondatrice di WikiPoesia. Ha pubblicato tre sillogi di poesie e diverse antologie “Le Ali ai Piedi”, 2013; “Un lungo viaggio”, 2014; “Il Faro”, 2015; “Il Silenzio del Tempo”, 2017. Numerose sue poesie sono state selezionate per concorsi letterari e si è classificata ai primi posti in numerosi e prestigiosi premi nazionali ed internazionali tra cui nel corso del 2019:
 
 
1.      Prima classificata al Concorso “Il Club dei Poeti”, Melegnano (MI);
2.      Prima classificata al Premio di Poesia “Roberto il Guiscardo” di Nicotera (VV);
3.      Prima classificata al Premio per l’Area dello Stretto “Dott. Domenico Smorto” Reggio Calabria;
4.      Prima classificata al Concorso Letterario, sezione di poesia a tema libero, indetto dall'ACED (Associazione Cultura e Dialetti) con sede a Bagnara Calabra (RC);
5.      Terza classificata al concorso “Dacia Maraini” VIIIa edizione 2019 di Calascibetta (EN);
6.      Terza classificata alla Xa edizione del Premio d’Arte e Letteratura “Domus Artis Mater” di Caserta;
 
E nel 2020
1.      Prima classificata sezione Europa – Poesia in inglese al Premio Internazionale di Poesia “Delia – Città di Bova Marina” XXVa edizione;
2.      Seconda classificata sezione Poesia Italiana al Premio Internazionale di Poesia “Delia – Città di Bova Marina” XXVa edizione ;
3.       Seconda classificata per la sezione Narrativa alla VII^ Edizione del Premio Letterario Nazionale “Memorial Vallavanti Rondoni”
4.       Prima classificata al Premio “San Gerardo Maiella” 2020 – Sezione Narrativa e Premio della Critica per la Sezione Poesia.
5.       Prima classificata per la Sezione Poesia Inedita al Terzo Premio artistico letterario nazionale “Persephone, Fiori di Poesia”
6.      Terza classificata alla 5° Edizione del Premio Internazionale Thrinakìa -  Sezione Poesia – Catania
7.      Seconda Classificata per Sezione Poesia Inedita alla Prima Edizione del "Premio Solstizio d’Estate – San Giovanni Valdarno" organizzata dal “Giglio Blu” di Firenze – ONLUS
8.      Seconda Classificata nella  Sez. A – Poesia in lingua italiana a tema libero del Concorso Internazionale di Poesia “Mara Del Duca” di Perugia – Ia edizione.
9.      Finalista selezionata per la Raccolta Antologica “Racconti R come Romance 2020” (Collana come Romance – Edizioni del Loggione).
10.  Autore selezionato per l’antologia poetica “SCRIVENDO 2020” e per l’antologia “SCRIVENDO RACCONTI 2020
11.  Poeta vincitore per le Sezioni A Poesie Inedite e B Racconti Brevi al Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea – VIII EDIZIONE  bandito dalla casa editrice LAURA CAPONE EDITORE
12.  Prima classificata per la Sezione Poesia Inedita al Premio "Corpo di donna, Donne eccezionali” – Martina Franca (Taranto)
13.  Terza classificata nella sezione “Racconto Inedito” alla VII° edizione del Premio Letterario Nazionale Bukowski di Viareggio (LU) con “Le Donne lo dicono” Motivazione: “Per aver fatto scorrere nel racconto con perizia scritturale la sequenza di un incontro che, inizialmente fiducioso, porta al tragico finale.”
14.  Prima assoluta alla XII° Edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Giugno di San Vigilio”, organizzato dall’Associazione Culturale “Sperimentiamo Arte Musica e Teatro” di Roma.
15.  Prima classificata al Concorso di poesia Viaggi di versi XVa edizione bandito dalla casa editrice Pagine;
16.  Prima classificata nella sezione Racconti in lingua italiana e terza classificata nella sezione Poesia in lingua italiana alla XXIIIa edizione del Premio “Alessio di Giovanni” di Raffadali (AG).
17.  Prima classificata nella sezione Poesia in lingua italiana alla 2° edizione del Premio Letterario Nazionale  “Associazione Culturale Teseo” 2020 di Milazzo (ME) e seconda classificata nella sezione Racconto breve.
18.  Vincitrice, per la sezione Racconti, del Concorso “Nessuno legge racconti e Poesie” con pubblicazione del racconto “Ti aspetto dentro i Fiori” sulla 10° uscita del blog nessunolegge.wordpress.com;
19.  Seconda classificata per la Narrativa Inedita all’VIII Edizione del Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa “Le Grazie, Porto Venere La Baia dell’Arte”;
20.  Quarta classificata al Concorso Letterario “Albiatum” di Albiate (MB) per la Sezione A - Poesia a tema libero:
21.  Menzione di Merito al Premio Letterario di Poesia e Narrativa Città di Arcore – VI Edizione per la Poesia;
22.  Menzione di Merito per la sezione Narrativa alla XXII Edizione del Concorso Letterario Nazionale “Tre Ville” di Treviglio (BG);
23.  Terza classificata per la Sezione “Onda Quarta” – Poesia Edita con “Il Silenzio del Tempo” al Premio Internazionale di Poesia Onde Mediterranee Tropea (VV) anno 2020;
24.  Terza classificata per la Sezione Poesia Inedita alla XIV Edizione del Premio Letterario Nazionale Giovane Holden anno 2020 di Viareggio (LU);
25.  Seconda classificata al "Premio letterario internazionale Città di Arona" – Sezione Giornalisti – organizzato dal Circolo Culturale Gian Vincenzo Omodei Zorini di Arona;
26.  Menzione d’Onore alla 1° Edizione del Premio Letterario Internazionale “Metamorfosi” Estate 2020;
27.  Diploma d’Onore alla XIV Edizione del Premio Letterario Nazionale Città di Taranto organizzato da “Le Muse Project”;
28.  Mención Especial al Concurso Internacional de Poesía “La Discriminación Racial” organizado por la “Unión Mundial de Poetas por la Paz y la Libertad” – “L’Isola Felice”;  
29.  Quarta Classificata per la Sezione Poesia Inedita  al PREMIO LETTERARIO "A VENTO E SOLE" 4ª Edizione 2020. Asciano (Toscana);
30.  Autore vincitore al Premio Letterario “Casa di Dante” 2020 – Ia Edizione;
31.  Terza Classificata per la Sezione Narrativa in lingua italiana alla XIX Edizione del Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Vittorio Alfieri” di Asti organizzato dall’Associazione culturale di Volontariato ONLUS “La poesia salva la vita”.
32.  Segnalazione di merito alla XVII Edizione del Premio Nazionale di Arti Letterarie “Metropoli di Torino” – Anno 2020;
33.  Terza Classificata per la Sezione Poesia e Terza classificata per la Sezione Narrativa al Concorso per Poesia e Narrativa “LAGUNANDO” 2020;
34.  Terza Classificata per la Sezione “Onda quarta: Poesia edita” con l'opera: Il silenzio del Tempo al Premio Internazionale di Poesia "Tropea: Onde Mediterranee" - XVII edizione – 2020, bandito dall’Associazione “Tropea: Onde Mediterranee” di Tropea (VV);
35.  Menzione per la Poesia Inedita e Segnalazione per la Poesia Edita alla XVI edizione 2020 del Premio Letterario IL SENTIERO DELL'ANIMA: “la poesia, una farmacia per curare l’anima” indetto con le Edizioni del Rosone di Foggia;
36.  Prima Classificata per la sezione Poesia Inedita in lingua italiana al Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Molteplici Visioni d’Amore - Cortona Città del Mondo VIII Edizione” di Cortona (AR);
37.  Prima Classificata per la Sezione Poesia a Tema Libero alla Quarta Edizione del Concorso di poesia "Fino in fondo" - 2020, promosso dall’Associazione Libero Pensiero News di Napoli e dalla Susan Komen Italia;
38.  Prima Classificata per la Sezione Poesia al Concorso Letterario Nazionale Umberto Beggi anno 2020 – Circolo della Trama Milano;
39.  Prima Classificata per la Sezione Poesia Inedita al Premio di Poesia e Narrativa “Ti Meriti un Amore” – 3° edizione 2020 – Aulla (MS);
40.  Seconda Classificata per la Sezione Poesia al Concorso Letterario Internazionale Prader Willi - X Edizione 2020 - in collaborazione con l’Associazione Culturale “Carta e Penna” di Torino;
41.  Prima Classificata per la Sezione Poesia alla 43ª edizione del Premio Letterario “Santa Margherita Ligure – Franco Delpino” 2020;
42.  Premio Finalista per la Sezione Libro Edito di Poesia all’VIII Premio Letterario Internazionale “Città di Sarzana” di Sarzana (SP);
43.  Menzione per la Sezione Poesia in Inglese al Premio Mondiale di Poesia Nosside di Reggio Calabria;
44.  Mención de Honor al Concurso Internacional de Poesía “No a la Violencia de genero” (con motivo de la conmemoración del Día Internacional para la Eliminación de la Violencia contra la Mujer, que se celebra el 25 de noviembre) organizado por la “Unión Mundial de Poetas por la Paz y la Libertad” – “L’Isola Felice;
45.  Quinta Classificata al XVI Concorso Nazionale di Poesia “Fiori d’Inverno” organizzato dall’Associazione “Dobrá Voda” di Livorno;
46.  Sesta Classificata per la Sezione Silloge di Poesia Inedita alla XIV Edizione del Premio Letterario “Città di Castello” – 2020;
47.  Prima Classificata per la Sezione Poesia a Tema: “Carezze d’Autunno” al III Concorso Artistico Letterario Internazionale “Magna Grecia Arte e Poesia” organizzato dall’Associazione Culturale “Atlantide – Centro Studi Nazionale per le Arti e la Letteratura”;
48.  Quarta Classificata per la Sezione Racconto, Quinta Classificata per la Sezione Articolo Giornalistico, Menzione d’Onore per la Sezione Poesia a Tema: “Il tempo scorre veloce….tra nostalgia, ricordi, malinconia”, Menzioni per le Sezioni Poesia Inedita e Racconto Breve, Premio Serigrafisud per la Sezione Poesia Edita al III Concorso Artistico Letterario Internazionale “Magna Grecia Arte e Poesia” organizzato dall’Associazione Culturale “Atlantide – Centro Studi Nazionale per le Arti e la Letteratura”;
49.  Prima Classificata per la Sezione Narrativa al Premio Nazionale di Lettere e Arti “Città Viva” 2020 di Ostuni (BR).
LEGGERE LAGUNE
POESIE
Amazzone



Allo specchio son cambiata,
eran due ora uno solo:
come amazzone guerriera
cerco il mio corpo che non è più.

Dimmi specchio chi sono io,
il riflesso degli occhi di un tempo.
Eran due ora uno solo;
era il mio corpo che non è più.

Sono un’amazzone, un seno solo,
lotto col mondo nemico ed ostile.
Sono un’amazzone con piglio guerriero,
lotto ogni giorno col male che cresce…
Specchio, tu dimmi chi sono io,
specchio riflesso di un’anima sola.
Allo specchio io son diversa,
eran due ora uno solo.

Allo specchio sono un’altra,
non solo rughe ma altra metà,
ma se crisalide rinascere può
sarò farfalla per volare leggera

alla ricerca di chi corpo non ha:
sarò un’amazzone con un seno che sa.

 Non soffia il vento


Non soffia il vento sulle foglie accartocciate
e non ci tocca il bagliore della luna
ma camminiamo senza voglia e senza tempo
su queste strade dipinte come seta.

E mastichiamo dei frutti il vello d’oro,
non ha sapore il succo ormai sparito.
Dalla finestra aperta al cielo oscuro
danzano voci spaurite più dei bimbi.

Né più volgiamo lo sguardo all’orizzonte
se poi una barca si carica di corpi,
né più sappiamo quale sortiremo
oscuro o lieto che sia il nostro destino.

Ma qui attendiamo ancora mentre gira
la nostra storia in cerca del domani:
una girandola, parole senza senso
perdute in fondo al pozzo nel cortile.

Non soffia il vento sulle foglie accartocciate
e non ci tocca il bagliore della luna
ma camminiamo senza voglia e senza tempo
su queste strade dipinte come seta.

 Quei giorni di Auschwitz


Camminavamo nude
senza il mantello dell’imperatore,
leggere a rincorrere quel vento
solo compagno nel buio dei pensieri.
Ed era il gelo dell’inverno a coprire
quegli sguardi, l’indagine crudele,
un esame, una lama netta sul destino.
Ancora adesso ho memoria di quel volto
come un coltello dritto fino al cuore
e mi salvava il libero pensiero,
unico dono che ancora mi appartiene.
Un freddo inverno, un muro, un taglio netto
ed ogni cosa cambiava in un secondo;
un taglio netto, un’accetta che calava
e nuovi corpi sfrecciavano in un cerchio.
Ancora adesso mi appaiono quei volti,
smorfie distorte di vecchia umanità.
Spesso ricordo le pieghe della pelle
tirata a forza su ossa ormai consunte.
Cosa rimane oggi di quei giorni?
Una vetrina, un cumulo di scarpe.
Forse camminano libere nei cieli
regno accogliente di anime disfatte.

Ti aspetto dentro i fiori



Sola e smarrita dentro queste mura
sono in prigione e desidero volare
e tra infiniti spazi e con la mente
vivere ancora un po’ di libertà,
e invece ancora sa di sangue
questa ciliegia che sfioro con le labbra,
rosso su rosso il colore si uniforma:
ferite di troppo, troppo amore.
Sola e smarrita protetta da Passione
che mi ha segnato le carni
e il bianco viso, sono una maschera
di trucco e di paura ed il mio rimmel
mi scende sulle guance.
Sola e impaurita, terrore mi trattiene
ma un giorno Fuga darà corso al mio destino.
Sola e atterrita: le gambe stanno ferme
mentre una pioggia di pugni mi ferisce.
Sola e leggera dall’alto più non sento
l’amore insano che brucia dentro gli occhi,
e mentre volo ti aspetto dentro i fiori:
quelli di campo che tu mi hai regalato.

Sono una barca


Onde profonde
e scure di notte,
veleggio verso
porti sicuri,
porto chi piange,
chi vomita e urla,
chi chiama mamma
ma mamma non c’è.
Sono una barca,
sono fuga sicura,
sono una barca
e speranza è con me.
Mare si ingrossa!
Onde rapaci
come avvoltoi,
come  tigri feroci
che dei cristiani
faranno una strage…
Sono una barca,
sono terra futura,
veleggio piano
nel mare in tempesta,
sono una barca
ma quest’onda
è più forte!
Mi sbatte – scuote –
fa strage di me –
mi capovolge:
e l’umano è sommerso!
Rimane poco
di futuro e di me.

ORTI DEI DOGI
RACCONTO
Le Donne lo dicono
 
 
“Vorrei fosse la prima volta” pensava e respirava l’aria del mare mentre i piedi volavano leggeri sul terreno. Il Parco della Favorita! Lo aveva lasciato alle spalle e adesso iniziava la discesa che l’avrebbe portata alla spiaggia di Mondello. Era la sua corsa della domenica mattina, il suo allungo come si dice in gergo, la sua voglia di riconciliarsi col mondo. Aveva corso dovunque ma nessun piacere era paragonabile alle prime ore del mattino dentro quel parco immenso. I sentieri pieni di foglie a volte secche ma in altri giorni umidi di rugiada, il calpestio sul morbido sentiero, i piccoli anfratti che ti riportavano indietro nel tempo, a quel passato storico di governo borbonico fatto di domini e violenze.

 
Le gambe la accompagnavano e quasi non sentiva l’asfalto sotto i piedi nè avvertiva i passi che si avvicinavano sfiorando il terreno con il loro tonfo sordo e quasi impercettibile. “Vai a Mondello?”, si voltò. Non lo conosceva e sì che di corridori ne conosceva tanti. “Sì”, rispose, con la fiducia che esisteva, quasi regola codificata, tra i runners. “Devo fare 30 km stamattina, ho una gara la prossima settimana”, “Per me va bene”, lui “Se vuoi ti faccio compagnia”. Capitava tra runners, ma proprio voleva star sola coi suoi pensieri. “Ho un passo di 5,5 al km”, sperava di allontanarlo “Il tuo mi sembra più veloce”, “Ma no figurati, mi adatto, non ho gare in vista”. Una sensazione, solo una sensazione. Una sensazione di fastidio e disagio. Una sensazione subito allontanata da quella quantità di cellule cerebrali che proprio non vogliono accettare l’idea del sospetto e della diffidenza.

 
Ecco piazza Valdesi. La spiaggia si apre agli occhi. Niente cabine d’inverno solo mare all’orizzonte e goduria per gli occhi e la mente. Aveva corso in ogni parte del mondo ma nessuno spettacolo riusciva ad alleggerirle l’anima come quel golfo che da Valdesi portava fino alla riserva naturale di Capogallo. Lì era cresciuta, lì bambina aveva visto innalzarsi castelli di sabbia e giochi di onde, lì desiderava riversare gli umori e la linfa del suo esile corpo fino ad integrarsi con le vene che scorrevano sotto i suoi piedi. Lì incontrava gli amici ogni domenica mattina, runners come lei e come lei alla ricerca di una simbiosi con la rugiada e l’aria trasparente della domenica mattina per ricaricarsi di nuovi elementi in grado di affrontare l’asprezza delle ore. Quella mattina di febbraio il sole era ancora indeciso nella foschia all’orizzonte ma avrebbe trionfato caldo al ritorno rendendo il percorso più difficile, soprattutto per la lunga salita da affrontare. “Ciao campionessa!”, il suo amico Rodolfo che la salutava le diede coraggio. Rodolfo! Lo incontrava ogni domenica mattina. Settant’anni ma un fisico asciutto da adolescente, scattante ed argentino come l’acqua di una fontanella. Poteva chiedergli compagnia, così da rassicurarla. “Vieni al Faro con noi Rodolfo? Un allungo insieme, dai! La giornata è splendida.” “Non posso, solo 16 km oggi. Devo scappare o mia moglie mi ammazza”, rise forte. La sua risposta non poteva se non confermare il tono ironico con cui molti amici runners maschi parlavano delle proprie mogli, contrarie all’allenamento dei mariti e sempre pronte ad attaccarli se fossero arrivati in ritardo. “Mia moglie si arrabbia tanto, soprattutto la domenica che per lei è sacra”, le aveva confidato spesso Rodolfo, “Non ci vediamo mai durante la settimana secondo lei e quindi almeno la domenica bisogna stare insieme”. La stessa lamentela era venuta spesso anche da altri amici runners, talvolta accompagnata da invettive e improperi nei confronti delle proprie consorti. Non amava quei momenti e non si sentiva in fondo di biasimare quelle povere donne che non condividevano la passione dei propri mariti e desideravano ritagliarsi solo un piccolo spazio all’interno della loro vita. Le donne lo dicono quando hanno bisogno di attenzione, basta ascoltare il suono delle loro parole. Ne aveva parlato spesso durante quelle lunghe corse fatte di confidenze e riflessioni mentre il corpo fendeva l’aria e sconfiggeva gli elementi per sentirsi ancora parte del tutto. Ma gli amici runners maschi sempre maschi sono e come tali… beh! Come tali poco sensibili!

 
Il runner sconosciuto continuava a starle dietro. “Vuoi proprio andare al Faro?”, “Fa parte del mio percorso di allenamento, ma non devi venire se non te la senti!”, “Ma no, figurati”, mentre parlava il respiro di lui cominciava a diventare affannoso. Ma perché non se ne andava? Intanto cosa poteva fare lei? La strada è di tutti. “Vai spesso al Faro?”, “Ogni domenica”. Il Faro! Esisteva forse un percorso più bello? Dopo la pittoresca piazza della frazione di Mondello si seguiva il breve tratto di lungomare che raggiungeva la rocca detta “La Torre”. Lì la costa sbattuta da onde e flutti si faceva rocciosa e frastagliata, in un mare pulito ma dai fondali blu scuro da far paura. Da lì si giungeva al Faro, due chilometri circa di salita mentre magicamente Ustica si profilava all’orizzonte e ci si sentiva protagonisti di un poema omerico. Nessuno avrebbe potuto meravigliarsi se da un momento all’altro fossero spuntati i giganti! Eppure quella domenica il Faro sembrava irraggiungibile e l’atmosfera era carica di una strana tensione che abitava in lei, foriera di strane e inquietanti sensazioni che non aveva mai provato prima. Sembrava quasi che ogni singolo elemento di quel paesaggio marino si fosse coalizzato per comunicare qualcosa attraverso una indecifrabile foresta di simboli, utilizzando codici criptici di impossibile interpretazione.

 
L’aria si era fatta più cupa e la foschia mattutina  che velava il pallido sole invernale non si era dipanata come succedeva di solito ma aveva finito per intristire una domenica che sarebbe stata altrimenti a tinte forti, coi colori accesi del cielo e del mare. Le rocce mantenevano la loro atavica e secolare immobilità attendendo un movimento di onde che tardava però ad arrivare. Non riusciva a conciliare il movimento del suo corpo con la staticità del contesto, privato inspiegabilmente dei consueti profumi forti e odori di alghe stagnanti che, come accadeva sempre durante l’inverno, avevano finito per accumularsi a riva. Da piccola sognava di addormentarsi su quel tappeto di residui marini e di nascondervisi dentro alla ricerca di un suo nido. “Ti piace molto questo tratto?”, il runner sconosciuto sembrava averle letto dentro. “Sì, moltissimo. Fa parte di me. E poi è un buon allenamento per la varietà del percorso e..”, “Sì, ma perché ti piace? Ricordi amorosi? Venivi a nasconderti col fidanzato?”. Il tratto in effetti era conosciuto anche per quello, coppiette isolate che andavano in macchina su, fino al cancello e si incontravano per fare l’amore. Anche lei da ragazza si era “infrattata” qualche volta per sbaciucchiarsi col ragazzino di turno. “Ho indovinato, venivi non è vero?” Non le piaceva il suo tono e la confidenza con cui la trattava. E sì che con gli altri runners maschietti si sentiva libera di conversare come voleva. Perché questo strano individuo la faceva sentire così goffa e impacciata? Non era come gli altri. Perché continuava a desiderare che se ne andasse? Aveva sperato che si spompasse e di proposito il suo passo si era fatto più accelerato, più ritmicamente cadenzato ma aveva finito per stancarsi di più e adesso le doleva il ginocchio. Ma il Faro non arrivava mai? Il tratto si era fatto molto isolato dopo la Torre, i soliti runners avevano preferito un altro percorso quella mattina, forse, o semplicemente non erano usciti per allenarsi.

 
Giunti al cancello con un balzo si lanciò a toccare l’inferriata, gesto scaramantico comune a chi quel tratto lo affrontava settimanalmente durante gli allenamenti. “Qui di solito ci si ferma per ammirare il paesaggio, a volte si vede Ustica”, “Non si vede granchè oggi”, il suo sguardo faceva un po’ paura. Perché lo notava solo ora? “Se vuoi il percorso continua oltre, scendendo da qui sotto. Si può arrivare fino a uno spiazzo e in lontananza c’è “Isola delle Femmine”. “Perché non andiamo insieme? Così mi fai vedere.”, “Sono un po’ stanca, sai e mi fa male il ginocchio e il percorso è sassoso e accidentato.” “Preferisco andare con te lo stesso, così mi indichi la strada”, “Ma guarda che è facile, non ci vuole molto”, “Ho bisogno che venga tu, ho bisogno che ci sia tu”.

 
Lo scatto arrivò troppo tardi perché lui non riuscisse ad afferrarle il braccio con una forza inaudita e inimmaginabile. La teneva e la trascinava giù per il sentiero e il ginocchio le faceva male sempre più e non sapeva come muovere la gamba. Inciampando e resistendo e urlando e dimenandosi riusciva anche a trovare spazio per piccoli pensieri e sensazioni. Ad esempio perché non era tornata indietro prima, oppure perché non era risalita con Rodolfo o perché avesse continuato a credere di essere libera di decidere cosa fare di sé e del suo corpo in un mondo ancora da inventare. Gridava e si dibatteva contro uno sconosciuto travestito di pelle umana mentre in lontananza si profilava l’immagine della sua cara Isola che secondo la leggenda aveva imprigionato delle donne, delle femmine. Doveva davvero morire con l’Isola muta testimone della sua fine? Urlava no, no e ancora no e in un angolo ancora lucido della sua mente albergava la consapevolezza di come la storia fosse destinata a non cambiare mai, leggenda dopo leggenda, secoli dopo secoli, in un susseguirsi e ciclico ripetersi delle stagioni. Fu il cespuglio di agave sulle rocce a sentire il suo ultimo no e ancora no mentre un enorme sasso la colpiva ripetutamente. Ma era no. Le donne lo dicono.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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