Vai ai contenuti
Anita Menegozzo 2021
LAGUNANDO 2021 > selezionati 2021
Anita Menegozzo
Scopre la sua vena nel mezzo del cammin della sua vita.
Non troppo incoraggiata in famiglia si rassicura e continua a scrivere.
LEGGERE LAGUNE
POESIE
SOLE SULLA PELLE


Appena tornò il tempo del sole sulla pelle
rassomigliai di nuovo a quel che ero.

Uscivo intorpidito da un letargo
più duro di un inverno da straniero.

Mi commuovevo al minimo dettaglio
come se fossi orfano o già vecchio.
e  percepivo intorno
un’indiscriminata urgenza di perdono
da accarezzar le crepe ad ogni muro.

Cercavo ogni altro sguardo,
ma il mio non indugiava  troppo a lungo
a causa di una nuova timidezza
che non mi conoscevo.

Fu un’infantile  ridere di cuore
che mi sanò ben oltre ogni bellezza.
La meraviglia tutta fiori ed erba
di riscoprirsi interi
seppure tutti quanti giù per terra.
RITORNERANNO


Ritorneranno i canti e gli orizzonti,
le mani nelle mani nelle mani.
Ma sopra ad ogni cosa  ed oltre i muri,
si tornerà innocenti di esser vivi.
VILLEGGIATURA


Il buio è per se stesso transitorio,
come un lenzuolo steso,
sul dolce sonno di un salotto estivo.

Lo risolleverà un bel gesto largo
quel candido sudario
appena si farà più lungo il giorno.

Voci ridenti di villeggiatura,
spalancheran le braccia a ogni finestra
che quieta sonnecchiava nell’attesa
dei gesti della festa
s’inseguiranno ad ogni stanza ombrosa
mettendo in fuga l’aria troppo chiusa.
PENNA


La penna giace come fosse vuota,
mi guarda come chi non ha rimedio
demotivata, immota.

Vorrebbe dare un senso alla giornata
vergando se non altro qualche nota.

Si è arresa, dignitosa
oggi che ogni parola è una scommessa
e suona solo come una parola
e quando suona tanto, suona fessa.

Sarà per imperizia mista a rabbia
o chiara percezione della nebbia ?

Ammetto la mia parte della colpa

Ma come faccio a scrivere con lena
con penne che han paura della carta?
Non sono più le penne di una volta!
SEMPRE NUOVO


Chissà se è più un tuo sogno o  più il mio corpo,
quel piede che ti sfiora pinneggiando,
strappandoti a quel tuo letargo d’orso,
sul fare del mattino,
ma è tuo quel morso a forma di sorriso,
che sento forte e chiaro dietro al collo.

E tutto il di lì a poco
si intreccia in un groviglio
per quell’antico giuoco
più scappi più ti piglio
purché tu mi raggiunga dove fuggo.

Il gioco sempre quello e sempre nuovo
come se fosse nato solo adesso
Due fiati un solo ritmo un solo buio.
Piove mentre di donna
appena s’ode l’urlo tra la pioggia,  
mentre si rompono i fili di rugiada
sui bianchi fiori raccolti da bambina.
LEGGERE LAGUNE
POESIE
CAPOVOLTO


Appena rivolgemmo gli sguardi verso l’alto
ci apparve il nostro mare capovolto
sospeso su di noi, color di piombo.
Le stelle conficcate fra le onde
come carcasse bianche tra le dune.
Vedemmo le radici
protese a mani nude per un sole.
ed i licheni secchi
coprire il volto a tutti i vecchi tronchi
per quanto di ogni mondo era disperso.
Nessuno che azzardasse ormai di bere
quell’acqua color melma,
più densa di una colpa e dura a deglutirsi.
La si sorbiva poca e lentamente dai pori della pelle,
curando di evitare le ferite.
Si era sopravvissuti tutti o quasi
solo per il timore di contarci
e si restava eretti
grazie ai ginocchi immersi in fanghi asciutti.
Fu in quell’oblio pietoso dell’attesa
che in un residuo spasmo di bellezza
ci trasformammo in fiori.
UNA FORMA DI MAREA


Sensuale anche se a volte trasandata
affetta da una forma di marea
da cui non c’è difesa che si sappia.
Ognuno si invaghisce come può
di questa cortigiana malandata
chi per viziarla, chi per possederla
chi per vederla salva, chi guarita,
se non proprio redenta.
Lei  ne sorride lieve e disillusa
da consumata attrice di commedia
con quella strana foggia di incoscienza
di chi ha imparato a vivere per forza
i giorni come perle uno per volta.
Se torna a minacciarla  l’ “aqua granda”
chissà  se più per vezzo o per prudenza
accorcia un dito ancora la sua gonna
con quella frivolezza spudorata
di una regina dopo la condanna
che si fa bella per sedurre il boia.
AMMALIA


Che posso farci se Venezia ammala
e penetra insidiosa nelle ossa
e ci sovverte   e mette sottosopra
pezzi d’anima nostra inconosciuta
come farebbe  un vomere alla terra ?  
Perfino ancora adesso
che l’hanno trasformata in una giostra
dalla lanterna magica che era
perfino con quel fare da sfollata
incline al lusso quanto alla miseria
ci ammalia col suo sguardo da sirena.
STILE


Sapremo affondare con stile
suonando i violini sul ponte
armati di nulla se non di sberleffi e parrucche.
Starete a guardarci svanire, la mano sul cuore,
ma ovunque ci racconterete,
noi l’ultima e dolce tra le meraviglie,
le vostre parole verranno derise.
Se fossimo mai veramente esistiti,
nessuno ci avrebbe lasciato morire.
Così per coerenza e un po’ per cattiva coscienza,
non vi crederanno
al punto da farvi del tutto impazzire.
Noi nati nel fango sappiamo aspettare
VENEZIA


Qui da noi non si piange sul mare versato
troppo rischio se soffia scirocco.
Si scommette la vita piuttosto
tra sirena, sirena e silenzio.
Un amico che non conoscevo,
bestemmia passando,
senza rabbia però fino all’osso.
Mi si ferma a penare qui accanto
smemorato di tutto.
Questo nostro è un battesimo eterno
Paradiso coi piedi all’inferno.
Torna ai contenuti