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Daniela Zerbinati 2021
LAGUNANDO 2021 > selezionati 2021
Scenografa - Costumista - Insegnante, e in libera scrittura a tratti.
LEGGERE LAGUNE
POESIE
Ore 21,00


Stadio vuoto e silenzioso
il vento origlia voci del passato
le riporta al presente come fantasmi che camminano
nell’infinito di questo spazio delimitato dall’acqua
vagano cercando, sperando di fare incontri con il presente

macerie coperte con temerarietà,  tonnellate di terra e  pietre
cotte dal sole e dal sudore di antenati laboriosi
a coprire il tutto si arrischiava, si sognava il luogo dello sport
in questo ancora strano miscuglio di suoni e lamenti
di una lontana guerra trascorsa
riesumata dalle pagine dei libri con i contorni della leggenda

divenne spazio degli urli, dei fischi,
della telecronaca in diretta, in differita
ore 21,00 nel sottofondo le viscere appena chetate
all’improvviso si contorcono

Urlo. Urlo che non era per il goal
Urlo strozzato, senza suono. La fine del mondo, era lì.
Chi era nato lontano
Chi era nato dove l’incubo si era realizzato.

La mente ancora dedicata
al sole e all’azzurro del mare non fece in tempo
a percepire le nuove correnti, erano lì ai due passi,
anche loro rimasero a bocca sorpresa
lame di ferro pesante suonano come in battaglia nell’onda bagnata
meravigliavano l’aria con la contiguità della materia morbida, di carne e vestiti,
sincronismo di guerra consumata, catastrofe naturale
groviglio di melma, amalgama di ferro.

La catastrofe in abito da sera  non si era annunciata
ore 21,00
la tazzina del caffè rimbalza
il liquido cade
si disintegra in mille rivoli
1293


Al numero 1293  le pietre
stanche, piegate dal tempo
sono lì a guardare
figure rintanate nell’antro della porta
protette dal vento di bora
sedute a crocchiare di cosa e di più

luce celeste nello sguardo
donne dagli occhi blu
dalle tele dipinte avevano guardato
anche lui aveva osservato e fatto
del mondo mille pensieri, di là oltre i tetti

l’aria profuma e punge nel naso
a pochi passi  un sole splendente
si disfa in pagliuzze d’oro
nel mulinello del vento
che corre ad assaggiare tutte le voci

pennellate  prese in rassegna per anni
le porta sempre d’appresso
gli scorci sono sempre gli stessi  
rimangono negli occhi rapiti di tutti
fuoriescono a mordere l’aria
le tele sono grandi, non entrano in casa
odore di zuppe straniere viene da là,
dall’altra parte del mare
portato dal vento nei sottofondi bui delle navi

il vento pulisce le pietre
delicato e frenetico
nelle bordure delle vesti ricamate
dall’oro del pulviscolo

numero 1293, piccola ombra nella corte  ritrovata
erbe gialle nei buchi dei muri,
occhi scrutano la storia e i rari passanti

fondali densi di storie placate
a pochi metri c’è il mare
che inonda la laguna
Memoria


Come una zattera l’isola  verdicchia
sotto il languido disco del sole
figure nere bidimensionali popolano  
di sillabe e parole il labirinto del poeta

In controluce,  al tramonto, la fiamma della torre produttiva
Illumina lo zampillio delle scorie,  
vettori antropomorfi, sotterranei, attraversano
annusando le culture e le età
dei sopravvissuti di un passato sepolto e odoroso

Dall’altra sponda, con un gioco incrociato di rette
sull’acqua resa schiumosa dal continuo andare e venire
l’altra biblioteca rimanda i suoi volumi
con i colori e gli odori della memoria che rigurgita
sulla superficie specchiando il libro del cielo

Muta il paesaggio così
come la mente magmatica,
riaffiora la memoria, avviluppata in districati sentieri
il  suo seme finissimo e prezioso fiorirà

Fiorirà In preziose scintille dove di nuovo il poeta
cercherà nei suoi  labirinti
le parole,  un modo per perpetuare
la storia infinita dei molti che furono e il mondo che
li accarezzò con i colori della laguna
e il vento che veniva da nord
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