Marilena Tomaselli 2021
LAGUNANDO 2021 > selezionati 2021
Nata a Catania, vissuta per qualche anno a Roma, mi sono laureata in lettere classiche ed ho insegnato italiano e storia per quasi quarant’anni negli istituti tecnici.
Ora sono felicemente in pensione e scrivo.
Amo seguire corsi di scrittura online e mettermi alla prova.
ORTI DEI DOGI
RACCONTO
MARIA
Da quando era finita la guerra Maria non pensava ad altro. Emilio doveva tornare. Le aveva promesso che l’avrebbe sposata al suo ritorno, e lei non faceva nessuna scelta importante – se ne erano presentate più d’una - in attesa di questo rientro. Temuti annunci di morte non ce n’erano stati, ma neanche notizie. Aprendo il cassetto prese ancora una volta tra le mani la cartolina sbiadita arrivata per Natale: portava l’immagine azzurrognola di una gondola sulla laguna di Venezia di notte sotto la luna. Non diceva molto, c’erano solo gli auguri, ma quegli auguri così scarni lei li leggeva e rileggeva tante volte al giorno assetata come una bimba che non si stanca di ascoltare una fiaba. Era stato una fiaba il loro amore. Ricordava quella volta che le aveva detto di salire con lui sulla sua bicicletta e chiudere gli occhi. Lei aveva paura ma Emilio aveva insistito, non si poteva dire di no ad Emilio. Così aveva tenuto fedelmente gli occhi chiusi per tutto il tragitto, e quando lui le aveva ordinato di aprirli si era trovata davanti uno spettacolo mozzafiato: il mare si infrangeva contro gli scogli in un tripudio di luci. Lui l’aveva stretta a sé e l’aveva baciata. Un’altra volta si era presentato all’improvviso nel negozio dove lei lavorava con un mazzo di fiori in mano, senza un motivo. Era un maestro nel farle le sorprese. Prima di partire per la guerra, sapendo che sarebbe rimasta sola – Maria non aveva parenti in città - le aveva presentato Sofia, una sua cugina con cui avrebbe potuto fare amicizia ed avere compagnia. I primi mesi le scriveva spesso, quasi ogni settimana. Le sue lettere erano ora tutte nel cassetto, sotto la biancheria, strette da un nastro rosa. Le prime erano tutte a breve distanza, poi si distanziavano sempre più, finché si riducevano a scarni biglietti e infine più niente. L’ultima data era di otto mesi prima. Sofia l’aveva vista solo un paio di volte e neanche lei aveva notizie di Emilio. Maria si vestì di malavoglia, pettinò i lunghi capelli neri che Emilio le aveva ordinato di non tagliare, uscì. Era una fredda giornata di fine inverno e andava di buon passo. Come ogni mattina col cuore che batteva a mille si fermò davanti all’ufficio della guerra, nel cui atrio pubblicavano ogni giorno l’elenco dei caduti. Anche stamattina i battiti del suo cuore si erano quietati a poco a poco, dopo essersi accertata che lui non c’era. Ma perché non tornava? Perché non si faceva sentire? E’ vero, anche prima a volte scompariva per giorni, ma mai per un tempo così lungo. Al massimo una settimana, e poi tornava sempre con un regalino.
Stava mettendo in ordine i rotoli di stoffa appena consegnati dal fattorino, nel negozio dove lavorava, quando venne chiamata nell’ufficio della direzione. La signorina Sandrelli era un tipo asciutto, magro, con i capelli legati in una crocchia e gli occhialini sul naso. Aveva una voce da gufo. Le sottolineò impietosamente tutti gli errori che aveva commesso negli ultimi giorni e aggiunse che se avesse continuato con le sue distrazioni presto sarebbe stata licenziata. Maria non replicò, era ben cosciente di non essere affatto efficiente in quel momento della sua vita. Dietro ogni cliente, dietro ogni articolo in vendita vedeva sempre Emilio. Tornando a casa quella sera mille pensieri affollavano la sua mente. Come si presentava il suo futuro? Sì, lei sperava che da un giorno all’altro lui sarebbe tornato, ma se le cose fossero andate avanti in questa incertezza per sempre? Non poteva continuare così. Prima che lo facesse la signorina Sandrelli si sarebbe licenziata lei.
Era così sovrappensiero che davanti al portone di casa per poco non si scontrò con il suo vicino, che portava fuori il cane; si scusò e ne ebbe in cambio un sorriso. La notte rigirandosi nel letto prese la decisione: sarebbe partita. Avrebbe cercato Emilio. Avrebbe cominciato da Venezia, da dove arrivava l’ultima cartolina. Era una follia, ma rimanere in quel limbo sarebbe stato un consumarsi invano.
Arrivò a Venezia una domenica mattina, prima dell’alba. Non c’era mai stata, ed era impaziente di vederla. Ma sul piazzale della stazione, appena scesa dal treno non vide nulla. Tutto era avvolto da una nebbia fitta. Nel grande silenzio si sentiva solo il rumore dell’acqua. Si sedette su un muretto e aspettò, presa dai ricordi e dal pensiero del futuro. Questa era la città che dovevano visitare insieme, lo sognava da sempre. Forse con quella cartolina che ora stringeva tra le mani, Emilio voleva dirle che si avvicinava questo sogno. Forse aveva fatto male a partire, lui era tornato e la stava cercando. Un gabbiano si avvicinò e beccò alcune briciole cadute dal pane che stava sbocconcellando. Era il primo essere vivente che avvistava nella città avvolta nel silenzio e nel mistero. Il cardellino che lei aveva tenuto in casa per un certo tempo, le aveva tenuto una gran compagnia; quando ogni mattina lo salutava, saltellava come se le volesse parlare. Una mattina però l’aveva trovato sul fondo della gabbia con le zampine all’insù, senza vita. Emilio non amava il suo canto mentre facevano l’amore e non si dispiacque molto per la sua morte quando lei glielo comunicò. Però anche in quella occasione le aveva fatto una sorpresa: per consolarla le aveva portato una boccia di vetro con un pesciolino rosso. Per non farlo morire prima di partire l’aveva lasciato al suo vicino. Intanto la nebbia si stava diradando attraversata dalla luce pallida dell’alba. Maria intravide l’acqua davanti a sé e la meraviglia l’invase: non pensava che fosse così vicina. Era ora di cominciare la ricerca. Si strinse nel cappotto, nel tentativo di riscaldare le ossa penetrate dall’umidità. Si guardò intorno: c’erano tanti alberghi indicati da varie insegne nei dintorni e avrebbe cominciato da lì.
Nessuno di essi aveva ospitato Emilio. Nell’ultimo, dei soldati bevevano e rumoreggiavano ai tavoli, scapigliati e con le giacche sbottonate come se avessero passato lì tutta la notte: forse giocavano a carte. Uno di loro, un giovane alto e distinto che si trovava al bancone non lontano da lei, sentendo quel nome le si era avvicinato e le aveva detto di conoscerlo. Parlava lentamente con una voce bassa e quasi rauca ma calda … Erano arrivati a Padova sullo stesso camion, avevano passato qualche serata insieme ma poi si erano persi di vista. Maria diventa rossa nello sforzo di trattenere l’emozione, e con voce rotta chiede innanzitutto notizie della sua salute. Emilio doveva farsi curare le complicanze di un ferita e perciò non era tornato subito a casa. Maria ha un sospiro che è insieme di sollievo per aver trovato un motivo al suo ritardo, e di ansia per lui. Il giovane si offre di accompagnarla nella ricerca, ma lei rifiuta con gentilezza. Uscita da lì si propone di cercare informazioni presso gli ospedali. Emilio le ha taciuto la verità per non farla preoccupare: è stato delicato anche questa volta. Stregata dalla bellezza della città che si profila ai suoi occhi, Maria comincia a vagare senza sapere esattamente dove sta andando. I palazzi, le acque, i ponti si disegnano piano piano nella nebbia e la invitano a camminare. Grazie ad alcune indicazioni arriva all’ospedale Fatebenefratelli. Un’operatrice vestita di bianco, dall’aria molto professionale, le dice di aspettare. Lei è stanca, si siede sulla prima sedia che trova. La porta a vetri che si apre di frequente lascia passare un vento freddo che la fa rabbrividire. Finalmente torna la donna con un registro in mano dicendo che non hanno in elenco nessuno con il nome dato, e la indirizza all’ospedale dei S.S. Giovanni e Paolo. La facciata del nuovo ospedale, che dopo un ponte le si erge maestosa dinanzi, la lascia senza fiato. Maria quasi si dimentica del motivo per cui si trova lì. Ormai la nebbia è sparita, e un timido sole comincia a dare colore a statue, alberi, pietre e acqua. Ma neanche qui ci sono tracce di Emilio. Maria si abbandona su una panchina presa dallo sconforto. Clamori di bambini si rincorrono nell’ampia piazza. Maria li guarda con tenerezza e con rimpianto, pensa a quello che avrebbe voluto avere e che Emilio non ha voluto. La fame comincia a far sentire i suoi morsi. Si avvia percorrendo calli strette e umide per trovare un localino che non le faccia spendere troppo. Ne trova uno che le sembra al caso suo dal momento che è affollato di gente modesta, lavoratori forse. Entra titubante, come chi si sente in colpa di occupare un posto non suo. In una vetrina sotto il bancone sono esposti diversi piattini già pronti. Ordina del baccalà fritto e un po’ di verdura cotta. Il barista, un giovane dallo stretto accento veneziano, e i capelli lunghi raccolti in una coda, la invita a sedersi ad uno dei tavolini. Maria obbedisce, facendosi spazio. Sceglie il tavolino più appartato, ad un posto. Sta consumando il suo pasto seduta sull’orlo della sedia e con lo sguardo dentro al piatto, quando sente una risata di donna e una voce che le sembra nota. Bassa, calda e quasi rauca. Si gira senza farsi riconoscere: è il soldato che le ha parlato stamattina; accanto a lui una donna dai capelli biondi e ricci, con le spalle nude e preziosi gioielli in vetro di Murano al collo e ai polsi. Rimane chissà perché ad ascoltarli per qualche minuto.
Ed Emilio, che fine ha fatto? chiede lei, sorseggiando un calice colmo di prosecco. E’ scomparso all’improvviso dopo avermi fatto tante promesse.
Emilio? … risponde lui. Proprio stamattina una ragazza lo cercava.
Maria ha un sussulto, e cerca di concentrarsi sulla conversazione. Il cameriere passando fa rumore di bicchieri tintinnanti e le fa perdere qualche parola. Allora lei cerca di avvicinare la sedia impercettibilmente senza farsene accorgere.
Il giovane continua … gliel’ho detto perché ne ho avuto pietà … ma Emilio sta bene … L’ingresso di una coppia che sposta delle sedie le fa perdere un altro pezzo. … si è installato a casa sua e si fa mantenere da lei … conclude il giovane.
La verità che Maria sta cercando di negare scende lentamente nella sua consapevolezza come coltello affilato, finché il gelo si impadronisce di lei come una paralisi. Perde la lucidità necessaria per decidere il da farsi. Alzarsi, farsi riconoscere e chiedere altre spiegazioni? Un’umiliazione che rifiuta. Già quel giovane l’ha ingannata una volta, e ha provato per lei un sentimento che la disgusta: pietà ha detto. Non c’è dubbio che l’Emilio di cui stanno parlando è il suo Emilio, inutile fare domande su questo. Quella donna … ha fatto promesse pure a quella donna, come a lei … è passato da una donna all’altra …
Finalmente trova la forza di alzarsi, ma per andare fuori. Per un attimo pensa di rientrare, chiedere dove può trovarlo. Ma un bambino logoro e sporco che si avvicina con la mano tesa la distrae. Gli dà una monetina, e subito dopo ha un attacco di singhiozzi che la costringe ad allontanarsi. Corre, imbocca calli, ponti, si perde. Non sa più dov’è. Finché si spalanca ai suoi occhi una meraviglia impensata: una chiesa immensa, archi cupole e guglie, un’armonia che la spiazza mentre il suo cuore è in subbuglio. E in fondo, il mare. Riprende fiato e si lascia confortare dalla bellezza. I suoi pensieri non obbediscono, corrono come cavalli imbizzarriti, ma sembrano fermarsi anche loro di fronte a quel miracolo creato dall’uomo. Maria si calma. Deve ragionare ma non è in grado. Vede i vaporetti in fondo e ne prende uno a caso. Sbarca in un posto isolato, un’isoletta che sembra disabitata. Ci sono canali e prati. Cammina senza meta. Il sole adesso la fa quasi sudare. SI siede sull’erba a riprendere le forze e cerca di dare una forma ai suoi pensieri. Perché non ha chiesto spiegazioni al soldato? Perché non gli ha parlato? Forse ha capito male, forse c’è una versione diversa dei fatti. Ma lei sa da tempo la verità, e questa emerge a poco a poco dal fondo di lei, mentre una barca si accosta alla riva del canale facendo sciabordare l’acqua e l’urlo stridente di un gabbiano le fa alzare lo sguardo verso un cielo ormai straordinariamente limpido. Lei sa la verità e non l’ha voluta finora ammettere. Finalmente capisce: ha sbagliato tutto. Con Emilio non funzionava. E’ ora di ricominciare.