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Vittorio Di Ruocco 2021
LAGUNANDO 2021 > selezionati 2021
Ha pubblicato tre volumi di liriche e due romanzi.
Per la poesia si è classificato 106 volte sul podio in concorsi nazionali ed internazionali.
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POESIE
E ti ritroverò lungo il cammino


Quando i tuoi occhi ormai sazi di vita
avranno oltrepassato le colline
che segnano lo scorrere del tempo
io non potrò più porgerti il sorriso
ed alleviare il peso dei tuoi anni.
E non potrò più prenderti la mano
ansiosa come quella di un bambino,
stringerti per carpire il tuo tepore
serbarlo per gli inverni che verranno.

Quando il tuo volto timido e scarnito
affisso ad una lapide impietosa
non muterà più al crepitio degli anni
ti avranno già travolto le stagioni
che meste seguiranno alla tua vita.
Ed io meschino perso nel futuro
ti cercherò tra i cumuli di pietre
che in qualche luogo ti seppelliranno
tra i nitidi ricordi trattenuti
nei loculi riposti della mente.

Mi lascerò confondere dal vento
silente che si insinua tra le foglie
portandomi un sussurro familiare
come la voce tua tremula e fiera.
E tu sarai il signore dei miei passi
l’arduo custode della mia memoria
la luna silenziosa che s’accende
nell’aura tenebrosa della notte.

E ti ritroverò lungo il cammino
che ci conduce alla radice eterna
di questa vita pregna di mistero,
tu ancora padre ed io di nuovo figlio.
Il male inaspettato (1 gennaio 2021)


L’alba che è fuoriuscita dalla notte
appare silenziosa come l’ombra
vigliacca e truculenta della morte
sospesa sulla nostra astratta vita.

L’aria che sa di polvere da sparo
non ha scacciato il callido nemico
ancora pronto a trascinare vite
nel cavernoso antro dell’inferno.

Il sole non riesce a risalire
l’alto declivio del più dolce inganno
a liberare il suo potente canto,
la luce che travolge le incertezze
il muro tenebroso dell’inverno.

Il tempo nel suo lento divenire
cancella anche i più vividi ricordi
quelle infinite piogge di sorrisi
nati dai lunghi abbracci dell’amore.

Le ultime tracce della meraviglia
le ha cancellate il male inaspettato
il subdolo cantore del tormento
venuto a seppellire la bellezza.

Ma prima che tramonti la speranza
di seminare l’onda perniciosa
cullaci ancora dolce Madre Terra
blandisci il nostro viso con il vento
tiepido e carezzevole di giugno.
Regala a quest’umanità smarrita
la fragile illusione di sfuggire
alla condanna dell’eterno oblio,
l’indomita certezza di riavere
anche per pochi attimi nel cuore
la forza viva della libertà.
Il treno per Treblinka

Dedicata ai martiri di Treblinka


Strappati come piante dalla terra
seimila o forse più lungo il binario
che porta fino al fondo dell’inferno,
né semi né radici da salvare.
Il treno della morte corre lento
tra gli alti pini bianchi per il gelo
nel livido lucore dell’aurora
nell’infinita notte della vita.
Le anime aggrappate alla speranza
trattengono le schegge di paura
con trame di incosciente leggerezza
con nuvole dipinte di preghiera.
Stipati nei vagoni sigillati
dal lugubre mantello del terrore
senza più indizi sulla loro sorte
ricolmano col miele del ricordo
quell’orrido scavato nel presente.

Qualche sorriso misericordioso
compensa lunghi e disperati pianti
di fronte alla certezza della fine
nell’agghiacciante inverno di Treblinka.
Oltre il filo spinato va il pensiero
ai sogni calpestati con il fuoco,
ad un nefasto giorno di settembre,
ai demoni alemanni che a migliaia
fecero scempio della libertà,
quando brillava il sole per le strade
già nude ed indifese di Varsavia.
Adesso in questo sordido burrato
di sofferenza e pena senza fine
le bestie armate dal sembiante umano
straziano i corpi senza una ragione
tra deliranti risa di follia.
Poi l’orgia delle fiamme a cancellare
le tracce dell’ignobile mattanza
l’orrore della turpe verità
che morta nella cenere rovente
risorge nel trionfo del ricordo
nel tragico sgomento del ritorno
quando il passato sembra già annegare
nel cielo terso e azzurro dell’oblio.

Martiri di Treblinka voi vivrete
nel pianto eterno dei puri di cuore
nella vendetta fatta di perdono
nei templi intatti della libertà.
L’ultima preghiera (Dachau 1944)

Dedicata ai circa undicimila italiani deportati
                              nel campo di concentramento di Dachau dai nazisti
                                         durante la Seconda Guerra Mondiale


Cade la neve sopra mille fosse
lenta come la cenere di ossa
come i pensieri appena mutilati
dal fuoco dell’inferno di Dachau.
Il gelo ha dileguato ogni speranza:
la morte fuori ha il volto dell’inverno
del vento che ad unghiate ci divora.
Non servono i propositi di fuga
rimuginati a lungo nelle notti
tiepide e rincuoranti di settembre
quando il sapore intatto dell’estate
lasciava ancora tempo alle illusioni.
Nel campo seminato di terrore
al freddo che congela le parole
si accalcano le schiere di dannati
vestiti solo con la loro pelle
privati della loro umanità.

I demoni teutonici impietosi
calpestano le anime scarnite
già livide di solchi sanguinanti
scavati da un dolore sconfinato.
Non c’è più segno della verità,
è una parola vuota senza senso
in questa bolgia colma di vergogna
dove morire non è una condanna
ma la via certa per la libertà.
Vieni, oh Signore, scendi dalla croce
ascolta la mia ultima preghiera
cancella le mie tracce dalla terra
salva i fratelli miei già condannati
a diventare polvere nell’aria
per un atroce scherzo del destino
in questa notte eterna di viltà.
Se tu mi regalassi l’infinito


Sei magma travolgente che risale,
tu liquida fanciulla delle nevi,
signora del tramonto e dell’aurora,
lampo che sferza i nudi miei pensieri:
magnifico ciliegio che s’infiora
quando la primavera è ormai lontana
e il gelo del ricordo mi consuma.

Se tu mi regalassi l’infinito
puntando il tuo sorriso nei miei occhi
certo la morte non mi sfiorerebbe.
Potrei innalzarmi fino alle tue vette
nell’onda di un crescendo rossiniano
e arrendermi ai silenzi dell’oblio.

E se dall’oltremondo della notte
un grido di dolore mi cercasse
saprei come trascendere la sorte
correndo quelle stelle luminose
che stanno alate a ricamare il cielo.
Nascosto nelle latebre del tempo
navigherei le acque misteriose
che dall’occulto mondo del passato
tempestano di sogni la memoria.
Attingerei la luce dall’aurora,
con uno scatto fiero e silenzioso
per rivestire ogni mia parola  
della più incomparabile bellezza.
Sarebbe come nascere davvero
nella più sacra delle tante vite
vicino alla tua immobile presenza
lontano da ogni fragile cammino
compiuto nel tepore dell’attesa.
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