Anna Maria Deodato 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
LEGGERE LAGUNE
POESIA
Anna Maria Deodato
Vive a Palmi (RC) dove lavora come docente di economia e consulente aziendale.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per le poesie e per i racconti in concorsi letterari nazionali e internazionali.
Presidente e membro di giuria in vari premi letterari, è ideatrice e presidente del Concorso letterario internazionale “Palmi Città della Varia”.
Socia accademica dell’Universum Academy Switzerland di Lugano e dell’Accademia di Sicilia di Palermo.
Nel 2019 le è stato assegnato il diploma honoris causa in Arte e Cultura dall’I.S.L.A.S.
Il richiamo della luna
Non credevo che il tempo
avrebbe reso più lieve il dolore
per le cose perdute.
Il dolore è una danza
scomposta di punti,
un canto disperato
che sopporta il vuoto
e gli abbandoni.
Tra le pieghe dei giorni
scanditi dal nero degli istanti
il tempo tiene in mano la ferita
e spegne l’evidenza
delle parole senza peso.
La luna chiama
ad un’altra dimensione del sentire
che tesse il risveglio
e fa luce sul miraggio.
Ed io cerco il punto nella trama
laddove il volo della foglia
diventa più leggero.
Seguo il vento
che sfiora i panni stesi,
asciuga gli occhi,
mi conduce ai giorni dopo
e cambia il senso alle domande.
Ascolto il canto delle stelle,
amo il giorno e anche la notte,
inciampo, cado e mi rialzo.
Anche la luna stasera sembra sincera.
Fragili
Siamo fragili essenze,
dentro corpi in equilibrio
cerchiamo approdi sicuri
nei ritmi sfasati della vita.
Siamo scelte di parole misurate
e silenzi che si intrecciano
per armonizzare emozioni
nel pulsare dei giorni.
Ci perdiamo negli incastri,
penombre ottuse
che non fanno dormire.
Nella solitudine ci affrontiamo
nemici di uno specchio
che ci opprime.
Camminiamo al buio
nell’odore della notte
cercandoci
indossando occhi nuovi
per comprenderci e accettarci
con la paura di fallire.
Diventeremo assenza
per finire ed avere pace
e poi di nuovo essenza
per imparare ancora ed ancora
trovando il coraggio
di essere fragili.
Sussurri
Noi, lontani dagli affanni
e dal trambusto del mondo
dimoriamo nella purezza del silenzio
senza l’angoscia del domani.
Più non ci turba l’ora che scandisce i giorni
e il sonno agitato dei vivi.
Oltre la luce tenue del sentiero sconosciuto
che scioglie i misteri
c’è un luogo di sole dove l’ombra è amica
e tutto si spiega senza bisogno di parole.
È un giardino generoso
che risolve le distanze e ricuce gli strappi.
Qui il tempo non ha confini
e la nostra voce è un soffio
che trascina i nomi nella brezza.
Voi vivi nella trama del dolore
accanto a un altro cielo
cercate ancora il senso,
la direzione, il punto del ritrovo.
Avvinghiati alla vita vi tocca districarvi
in cerca di un appiglio fino a che
ogni resistenza si consuma
e pensieri impazziti disfano le tele.
Ma quando fredda si farà la strada
sentirete un canto sui campi al tramonto,
siamo noi che lievi vi tocchiamo il cuore.
Ti lascio un sorriso e una rosa
A Francesca, amica mia dolcissima, suicida a 16 anni
Non comprendevo
quel tuo vagare nella notte
con l’anima mai paga
tra le brame incolte della vita.
Danzavi sulle braci dei tuoi sogni
mentre picchiava forte quel pensiero
di inseguire mille voli in cui planare.
Stella perduta con le luci spente
a cercare nel buio gli aquiloni
e le tracce di cento arcobaleni.
Mi spaventa ancora la tua assenza,
guardo il tuo posto ormai svuotato
e ti disegno col viso da bambina,
con l’inchiostro ti parlo come fossi viva
e innamorata della vita.
Ti ritrovo nei ricordi, belli da fare male,
sussurri di memoria che riecheggiano
le risa di felicità fatta di niente.
S’infrangono i miei passi lungo il viale
dei misteri dove il limite si perde
e il vento soffia sulle ombre.
Sotto la luna muta asciugo il pianto
e mi aggrappo alle tue ultime parole.
Ci ritroveremo e forse mi dirai
di quei giorni sbagliati, delle paure
e delle risposte mai trovate.
Nel vento del ritorno ancora ti parlo,
nella mente dettagli di te
che non ho mai scordato.
Ti lascio un sorriso e una rosa.
Ti rimango accanto
Alle vittime del cancro
Ti rimango accanto
mentre ti spegni piano
e affondi nel mare del silenzio
che confonde i ricordi.
Quanta speranza
dietro al tuo dolore
con la voglia della resa
legata a un fil di fiato.
Mi guardi mentre ti parlo
e stringi forte la mia mano
quando ti sfiora un’emozione.
Mi chiedi del cielo
e se ci saranno i colori
quando si disferà la vita.
Credi davvero che basti un cielo
e un’altra trama prevedibile
per ritornare ancora ad essere
e tornare com’eri
nel disordine del vivere?
Sostengo il tuo sguardo alieno
e ti racconto una verità
che non conosco,
una bugia che assottigli il dolore
per non lasciarti cadere
nel nulla che spaventa.
Di nuovo sorridi e sussurri
il Padre Nostro che ti salvi
dall’intruso che non ti dà pace.
Ti rimango accanto
nel canto della tenerezza
e mi tuffo ancora nei tuoi occhi
nell’illusione di competere col tempo
in quell’equilibrio strano
del preludio dell’assenza.