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Anna Marin 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
I LIOPICCOLI
POESIA
Anna Marin
Ha 13 anni ed è residente a Cavallino Treporti.
Fa pattinaggio a rotelle da sei anni, suona il pianoforte e la chitarra, le piace cantare e a settembre frequenterà il Liceo Linguistico.
Frequenta la Scuola Secondaria Carpaccio di Cavallino, classe 3^D

Haiku

Stelle marine
restano sul fondale
pensieri fissi.



Polline leggero
vola in aria come  
anime disperse.


Pioggia leggera
ritorna dopo tempo
come ricordi.
I LIOPICCOLI
NARRATIVA
Anna Marin
Ha 13 anni ed è residente a Cavallino Treporti.
Fa pattinaggio a rotelle da sei anni, suona il pianoforte e la chitarra, le piace cantare e a settembre frequenterà il Liceo Linguistico.
Frequenta la Scuola Secondaria Carpaccio di Cavallino, classe 3^D

Ilaria Ficotto
Nata a Venezia nel 2008, vive a Cavallino Treporti.
Il prossimo anno frequenterà il Liceo Classico a Venezia.
Crede nell’amicizia vera, spera di imparare molte cose e vivere felice.
Frequenta la Scuola Secondaria Carpaccio di Cavallino, classe 3^D

; : l’inizio di una fine








Visto così il titolo potrebbe risultare incomprensibile, infatti per comprendere a pieno il significato del ; bisogna prima leggere tutto il racconto. Il titolo vuole dire mettere un punto a ciò che si pensava prima, ma andare comunque avanti perché c’è sempre qualcosa per cui vale la pena vivere

Non potrò mai cancellare dalla mia testa le parole che mi sono state dette il 15 maggio 2016. Stavo camminando nei pressi di Bassano del Grappa, un piccolo comune di Vicenza, con delle mie amiche. Trattenendo le lacrime, ho deciso di dire loro che i miei genitori si sono separati e che la cosa mi ha devastata. “Ragazze, domani non so se esco, perché devo andare da mio papà” ho detto con la voce spezzata e subito una delle mie amiche mi ha chiesto: “In che senso? Vai a lavoro con lui?”. Dopo alcuni secondi di riflessione su cosa dire, decisi di andare dritta al punto. “No, vado a casa sua perché i miei genitori si sono separati”. Queste sono state le mie parole, seguite da una lacrima che mi ha rigato il volto. Credevamo di essere sole in quella piazzetta desolata, ma d’improvviso si fecero sentire delle risate familiari in sottofondo. Ci siamo voltate ed ecco arrivare colei che mi ha tormentato dall’inizio delle medie fino ad oggi. Si è avvicinata a me e mi ha detto: “Così si comportano le brave ragazze, ci provano con i fidanzati delle altre, giustamente”. La mia risposta è stata immediata: “Per prima cosa non sapevo nemmeno che avessi un ragazzo, e poi se lo avessi saputo non ci avrei mai provato. Non voglio continuare questo discorso, non sono in vena di discutere”. La situazione stava prendendo una brutta piega. Le chiesi gentilmente di andare via ma continuava ad accusarmi di cose che non avrei mai fatto in vita mia. Volevo solo scoppiare a piangere… D’altronde IO non sono una ragazza che si difende, e LEI per nascondere il suo malessere interiore si sfoga sugli altri. Dalla sua bocca sono fuoriuscite parole inaspettate, che hanno fatto più male che un pugno in faccia: «Ah, e a proposito di quello che hai detto prima: non avrò una media come la tua ma almeno i miei genitori sono ancora felicemente sposati». Finita la frase, è risuonata un’altra risata rumorosa quanto la prima e poi è andata via.
Le mie amiche non hanno potuto far molto per consolarmi, quindi ho deciso di andare a casa di mio papà. L’ho salutato, ma mi ha detto di stare zitta, perché stava lavorando. Ormai ero abituata al fatto che i miei genitori non notassero quando stavo male. Sono andata a farmi una doccia per distrarmi un po’, ma nella mia testa rimbombavano ricordi e parole. Giulia (questo era il nome di colei che ha rovinato gli anni migliori della mia vita) poteva risparmiarsi quelle orribili, crudeli parole: hanno fatto veramente male, soprattutto perché non avevo superato ancora la cosa e la “ferita” era aperta e molto profonda. Sono uscita, mi sono guardata allo specchio e prima di stringermi la cinta al collo, ho deciso di annotare il tutto su questa pagina di diario, così da poter essere testimone di un ennesimo atto di bullismo. Poi ho posto sul davanzale il foglio e ho messo fine a tutte le mie sofferenze”.

Oggi, 30 maggio, siamo qui al funerale di mia figlia. Ho fatto tanti errori, ma la cosa di cui mi pento di più è di non aver capito che mia figlia era a pezzi, e che, come genitore, avevo il dovere di starle accanto in un momento difficile per tutti. La colpa è solo nostra, mia e di suo padre perché non abbiamo prestato attenzione ai suoi sentimenti e alle sue esigenze. Ci rendiamo conto che avrebbe avuto un’intera vita davanti e non è affatto giusto che se ne sia andata così prematuramente. Non è semplice per me fare questo discorso, ma voglio fare un appello a tutti i genitori che hanno o potrebbero avere figli in difficoltà: accorgetevene in tempo, prima che sia troppo tardi. Parlate con loro, cercate una soluzione. Non lasciate che possano mettere fine alle loro sofferenze in un modo così crudele. Voglio chiedere personalmente scusa a mia figlia Mia, e porgerle il suo fiore preferito, una rosa blu, sulla sua lapide per i suoi 18 anni. Questo è l’inizio di una fine.





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