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Bruno Pasetto 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
Nato e residente a Treviso.
Si è laureato allo IUAV di Venezia, ha svolto le professioni di architetto e insegnante.
Oggi vive da pensionato con una grande passione per la scrittura.
Ha pubblicato quattro romanzi e tre raccolte di poesie.
Già presente edizione:


LEGGERE LAGUNE
POESIE
Naif il quadro



al crepuscolo della sera
riposa il pensiero
quando una donna
si fa oasi nella macchia,
grembo materno
che accoglie il pastore
con la santità della penombra
sul tepore di tana,
guida e custode
del bene più prezioso
o serenità dello stare
con l’anima in pace,
rosa del deserto,
garbata corolla di petali
che, offerta,
matura il frutto di chi la bacia,
pelle di porcellana chiara
esposta alla luna
e occhi di trasparenza allegorica
o mito della seduzione
per incendiare d’amore
i propri corpi spogli,
è l’oriente a sollecitare
gli angeli del mattino
per ridare vista e appetito
al muso del gregge,
fragranza di un velo d’aria
o sorpresa dell’infanzia,
scultura mobile
che ritrae lane vagolanti,
scema la finitudine
davanti alla bellezza della natura
e sul foglio d’acqua,
dove si legge il disegno dell’alba,
la luce traslucida
non rivela nessun arcano
ma lo spegne
rubando i tremuli lumi di stelle,
le bocche si cercano
innamorate dal risveglio
e rinnovano lo stupore naif
di semplicità e candore
che la libertà è possibile solo
stando in grazia alla terra
L’oro dei grandi crepuscoli


Mi avevi regalato il respiro
Così da poterti attendere all’addio,
Come avrei potuto madre mia
Non essere al tuo fianco?
Atro, il lamento udì l’aurora
Schiarire sul bordo del letto
E io lo affiancai per sostenerti
Con una mano contro la schiena traballante.
Declinasti il capo trovando il mio petto d’uomo,
Lì querula a cercare protezione dal dolore,
Vento o violino dal suono tremebondo
E io rifugio che tu chiamasti mamma.
L’ultimo giorno dei cento anni
Scemava sui tuoi occhi inaccessibili
Aperti fissi perduti ultraterreni,
Sul soffio che il cuore teneva in vita,
Sincope di una nota, sibilo vocalico,
Onda ansante sull’ultima spiaggia,
Sospiro che il mare ritirandosi abbandonava.
Stavi con le labbra a smettere il fiato
E le palpebre a fuggire la luce,
Gusci per ottenebrare corpo e tempo
E ricomporre l’immutabile silenzio della notte.
Ma oggi perché deve essere pianto
E addio per sempre
Madre mia adorata?
Quale grave perdita è
Se il tuo quaderno rimane in vita?
Basterà tenerlo aperto, scritto
Con la filigrana del pensiero
E serbarlo intimo compagno,
Proiezione dello sguardo
Fecondo, fedele come la terra
Che sempre vedevi in fiore.
A me tornerà consolatorio
Il richiamo al sorriso,
Che meraviglioso è stato conoscerti
Fino all’ultima certezza.
Per ultimo fragile, incredula
Ma tenace, risoluta, orgogliosa
Davanti all’inclemenza dello specchio.
Sei stata intelletto curioso, sagace,
Libera di stupire
Per il desiderio delle stelle
Che sublimava l’anima tua
E di chi ti amava o ti ha amato,
Ora spirito che potrà tessere estro
Prodigo di premuroso conforto.
Dall’invisibile il tuo genio si perpetuerà
Per farne intima rimembranza,
Esempio dentro l’oro dei grandi crepuscoli.
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