Dora Minai 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
Nata a Pisa, si trasferisce in giovane età a Venezia dove conduce i propri studi laurendasi in Filosofia e dove tutt’ora vive.
Dedicatasi alla pittura, dal 1975 espone in diverse Gallerie.
In campo poetico ha pubblicato nel 2007 “Momenti” con la Casa Editrice Supernova di Venezia e ha partecipato a Concorsi Letterari in periodi diversi, dove è stata più volte segnalata.
LEGGERE LAGUNE
POESIE
IL LAMENTO DEL MARE
Senti come é forte il lamento del mare
Ha vomitato plastiche fosforescenti
Che a malapena si distinguono
da meduse spiaggiate
Lo guardo e piango con lui le mille
bocche spalancate: onde non più onde
incespicanti fra lacci neri che
Una volta furono morbido
e sinuoso tappeto marino.
Plancton di terra che si nutre di
cadaveri perlacei, di conchiglie sparse
e perdute di smembrati nobili granchi
stritolati da rifiuti
che più non attendono il ritorno dell’onda.
Poseidone il mare ha abbandonato
E in mano all’umano è divenuto
Strumento di potere e di ricchezza
Che la meschinità ha eletto a sua cifra
ISTANTANEA
Vaga nell’assenza il bello sguardo inquieto
Rossa dal perfetto profilo la bocca ancora ripete:
Amore Amore, Amore mio!
LA SOLITUDINE DEL PESCATORE
Ancora l’alba resta dietro il denso umido della notte.
Di sgranchirsi non c’è tempo e persa è l’abitudine.
Fedele l’ampia barca lo accoglie e di nuovo le usate
cime srotola per salpare.
Tiene il volto fra le mani e negli occhi sapienti
Ormai nota è la bianca scia che mai l’abbandona.
Lo sguardo si stempera all’orizzonte, si fa infinito
percorrendo quel filo che da nero si colora
E per lui solo per lui si apre all’alba il rosa sipario,
in quello immerge il pensiero che un sorriso coglie:
Le storie si proiettano nelle pieghe stanche del volto
Dove riemergono teneri i sogni e gli amori.
Tutto si confonde con i desideri repressi e i fantasmi
dei ricordi che nelle fonde acque con le reti getta
…e attende
PESCATORI
Ascoltano in silenzio il loro mare
I pescatori di Mola
Che solo a loro racconta di storie inaudite
Di amori lontani
Di figli perduti.
Nel vortice dell’onda
Incessante l’eco del vento ripete l’abbandono
Ma tra i neri pungenti scogli
Riscalda il cuore
Il sole.
SOLITUDINE
Il corpo fuori di sé si espandeE le braccia e le mani in preda a inattesi spasmiSi gettano sgraziati nel vuoto senza protezioneSenza sperata accoglienza.L’arto abbandonato a se stessoS’inchina non trovando altro modo per un ritiroE si stringe, si aggroviglia alla sua anima dolenteSenza il coraggio di fuggire.Fino alla fine l’anima nascondeE nonostante lo sguardo schivo non lascia il risoIl tempo si fa infinito nessuna pietà per il costatoSenza il sorriso che cura il cuore