Lucia Fornaini 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
Sono nata a Treviso nel 1948. Vive a Castell’Arquato, in provincia di Piacenza, da quando si è sposata.
Treviso rappresenta le sue radici mentre Venezia (città della sua amata nonna paterna) e la Laguna sono i suoi “luoghi dell’anima”, le sue fughe e i suoi rifugi.
L’Emilia è la terra del quotidiano, concreta e sicura.
Ha cominciato a scrivere piuttosto tardi negli anni e la sua produzione poetica è limitata.
Pubblicazioni:
Co’ me penso Treviso… -Canova Edizioni 2005
Venessia xe un mondo -Supernova 2006
Nel secondo giorno della creazione -Editrice Berti 2008
Tra Sile e Po Piazza -Editore 2011.
ISOLE DELLA LAGUNA
POESIA
SECONDO PREMIO
- Isole della Laguna -
Composizione poetica originale. Scelte linguistiche e stilistiche interessanti, coinvolgenti ed efficaci
VENESSIA XE UN MONDO
(trevigiano di Destra Piave)
Benedeto chel dì che so n-da via dal campo, dal me sestièr, conossar
mejo el mondo cofà ‘l senpioldo leto drento e storie che gnente sa de
cossa ghe xe intorno.
Cae drento cae pareva un labirinto, nomi tajai nea piera in niziolèti
che tendeva da secoli i cantoni, mogiai da l’aqua, mastrussai dal vento.
Go caminà nea storia indrìo nel tempo co’ste isole jera soeo palù,
go visto cressar case, tirar ponti, nassar paeassi sempre pi’ pressiosi
fati da brassi forti e dal suòr.
Go visto fiorir ciese in ogni campo, piera su piera, dedicai a santi
dai nomi strambi che mai gaveo sentìo:
San Marcuola, Sant’Agiopo e San Vìo, Sant’Isèpo, San Stae, Sant’Aponal,
San Zanipolo e anca San Vidàl, Sant’ Alvise, San Servolo, San Lìo.
Me go perso nel Ghèto soto e case cussì grande da scondarme anca
‘l çieo, fora ‘l banco dei pegni sensa schei me son dato al mistier dea strazzeria.
Me go vistìo da sior el marti grasso, coa baùta sul muso e un pastranòn,
smorosando coe tose inçipriae go capìo d’essar solo un pantalon.
Go ciapà ‘l largo po’ co un sandolin par zirar torno e isole in laguna
tra çimiteri, i forti e ‘l lazareto se ga sfantà ‘l me dì e xe spuntà a luna.
VENEZIA E’ UN MONDO
Benedetto quel giorno in cui sono andato via del “campo”, dal mio
quartiere a conoscer meglio il mondo come lo sciocco letto nelle
favole che niente sa di cosa esista intorno.
Calle dentro calle sembrava un labirinto: nomi incisi nella pietra in
“nisiolèti”che proteggevano da secoli gli angoli, bagnati dalle piogge,
bastonati dal vento.
Ho camminato nella storia indietro nel tempo quando queste isole
erano solo paludi, ho visto crescer case, tirar ponti, nascer palazzi
sempre più preziosi fatti da braccia forti e dal sudore.
Ho visto fiorir chiese in ogni campo, pietra su pietra, dedicati a santi
dai nomi strambi che mai avevo udito: San Marcuola, Sant’Agiopo
e San Vio, Sant’Isèpo, San Stae, Sant’Aponal, San Zanipolo e anche
San Vidal, Sant’Alvise, San Servolo e San Lio.
Mi son perduto nel Ghetto sotto case così alte da nascondermi anche
il cielo, fuori del banco dei pegni senza soldi mi son dato al mestiere
dello straccivendolo.
Mi son vestito da ricco il martedì grasso con la maschera sul viso e
un largo mantello, amoreggiando con le donne incipriate ho capito
d’essere solo uno sciocco.
Ho preso il largo poi con un sandolino per girare attorno alle isole
della laguna tra i cimiteri, i forti e il lazzaretto si è dissolto il mio giorno
ed è spuntata la luna.
PIALLASSE
Camminare in silenzio tra le dune
che il vento disfa e dopo ricompone
in mutevoli forme
e l’affondo del piede nella sabbia
cede a molli lusinghe
e poi s’adegua
a una nuova lentezza
ritardando
l’abbraccio con il mare.
Ma l’acqua non conosce turbamenti
nel suo splendore azzurro
cristallino
ti viene incontro
e adagio ti lambisce
e ti sembra fedele e pure dolce
nell’amplesso salato d’onda e spuma.
E presto si riavvolge
nel suo corso
e ripete abbandoni all’infinito
nel prendere e lasciare senza senso
scavando il corpo fermo sulla riva.