Serenella Galdiolo 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
Vive a Pianiga (VE) scrive da anni racconti e filastrocche per bambini, devolvendo il ricavato ad enti benefici.
Ha pubblicato due libri sul rapporto di coppia e una collana di poesie.
Ama scrivere perchè riesce a portare le immagini, con le parole, alla mente.
Autrice già presente edizioni:
2021
2020
2019
TERZO CLASSIFICATO
sezione
"LEGGERE LAGUNE"
"LEGGERE LAGUNE"
Significativi e originali appaiono i
testi proposti, corredati da un registro adeguato, ricchezza
lessicale e capacità di versificazione
LEGGERE LAGUNE
POESIE
GUERRIERA
Il giorno arriva incerto
come la forza che vacilla ma non muore
nelle mani di un destino avverso.
Guerriera...
La tua spada è la tua fede nella vita,
combatti contro lacrime feroci
che scorrono copiose.
Bruciano... intense quanto il tuo dolore.
Eppure sei forte...
come la roccia che ricopre il monte
non ti lasci sgretolare...
Brilli alla luce del mattino...
quando ti lasci accarezzare dalla pioggia
ma mai ti spezzi
perché sei tu che a piene mani
tieni le radici degli arbusti
di cui ti ricopri.
Guerriera...
mentre il silenzio ricopre l’attimo
in cui ti siedi ad osservare dal di fuori
ciò che accade al tuo domani.
Guardi in alto... tra le nuvole..
Sospirando... trovi conforto...
tra i silenzi che passano veloci
come le nuvole nel vento
fino a riprender fiato.
Nascono così sguardi dolcissimi
e quell’amorevole conforto
che l’animo tuo regala
a chi lotta con te.
Guerriera...
Della vita così bella e così aspra
la meraviglia ne assapori...
perché prezioso è l’attimo
in cui tu fuggi dal pensiero atroce
sognando intensamente
la pace del cuore.
GUERRA
Cantavo a squarciagola le canzoni
nel giardino fiorito della scuola...
ora devo stare in silenzio...
ascolto attento le sirene
e poi corro a perdifiato.
Come quando giocavo a pallone
i miei piedi si muovono veloci...
Tengo gli occhi bassi fisso la strada
martoriata dalle bombe...
in cerca di un rifugio
prima che arrivi la morte.
Ho l’eco nella testa...
Inesorabile ha strappato
la voce della mamma
quando la sera accanto a me
narrava di dolci fate nei boschi.
Non so più dov’è casa mia...
Non vedo né il roseto né il palazzo
della mia infanzia felice.
I miei vestiti strappati
polverosi e logori
non hanno più colore...
sono solo ciò che resta
dell’esser bambino.
Corro... corro ancora...
Tengo la mano davanti alla bocca
cercando di non respirare...
Non voglio annusare quest’aria fetida...
perché la guerra, ingiusta,
ha solo l’odore del sangue.
Quant’era dolce e candido
lo zucchero filato tra le labbra divertite
e il profumo di ciambelle alla cannella
la domenica mattina...
dopo la messa.
Dio, dove sei?
Mi aggrappo ai ricordi felici...
senza lasciarli andare.
Devo essere invisibile ed accorto...
Ubbidiente come un piccolo soldato
mi nascondo... rimanendo immobile.
Mi conforta il pensiero di mio padre,
mi sembra di vederlo apparire
tra le stelle nel cielo stasera...
A mani giunte prego....
Piango... nel mio giaciglio...
Poi..., finalmente
riposo.
ATTESE
Finisce il tempo d’attendere oramai
quella felicità che inebria il cuore
...travolgente ed effimera
quanto quei baci... rubati alla vita.
E la serenità nasce piano nel silenzio
...come un germoglio
e la quiete di una mente ora matura
insegna con pazienza all’animo ferito
quanto meriti la pace.
Lascia che il domani aleggi intorno a te
senza uccidere quest’incerto presente
...che così poco t’appartiene.
Surreale e tormentato questo mondo
in cui i tuoi occhi si son posati
oggi è qui... a d acclamar perdono
per la crudeltà del fato.
Sotto lo stesso cielo
sostiene ogni tuo passo
...fino a che
l’amarezza sospirando s’allontana
e fuggirà il rimpianto.
Pensieri nuovi dall’intenso profumo
appariranno all’improvviso
...effimeri come la rugiada del mattino
che si dissolve e poi scompare.
Finisce il tempo di rimanere ad aspettare
che la fonte sia ricca dell’altrui volontà
e i sogni ritornino a volare...
senza quel nido sicuro
per quell’ala ferita
che non voleva sentir ragione
di guarire.
Ed è il coraggio a farsi breccia...
Dove la nebbia si è diradata
ora puoi vedere il tuo cammino...
Non ti volti indietro mai
...come se il richiamo del cuore
pretendesse finalmente ascolto
per guidare i tuoi passi incerti
verso la felicità che già ti aspetta.
FIORE DI SAKURA
Dipingi il cielo d’un intenso color rosa...
Morbidamente ti porti a mille sfumature
...ricolmo di petali rosati
uniti in un’unica bellezza.
Questa primavera è qui ad attenderti
tra la brezza leggera...
sei apparso... con garbo.
La festa di “Hanami” ti acclama
così come si esulta alla vita.
In un tripudio di effimera bellezza
lo sguardo si emoziona...
l’animo commosso rinasce
assaporando il cambiamento.
Effimera è la vita...
come quei fiori di ciliegio.
Con leggerezza si staccano dal ramo
ricadendo piano sulla terra
e poi sull’acqua...
Come una vela sospinta dal vento
ecco un batter d’ali leggiadro...
nel finire del loro cammino.
E’ tempo di ammirare il dono
...di una graziosa fata tra i folletti.
Si narra così... con emozione
di quell’amore donato all’arbusto
desolato e solo
ora rigoglioso e forte.
Fiore di Sakura
eterno sentimento
coraggio e lealtà d’un guerriero
purezza di dolce fanciulla innamorata.
Così sei arrivato,
sbocciando come un incanto
...la magia è svanita
spogliando d’ogni pudore il ramo
che ti sosteneva con grazia.
Preziosa è la vita al tuo cospetto
che sfugge al tempo beffardo
e agli occhi regale
...come quel tuo fugace apparire.
RESPIRO
Respiro...
Non conosco l’emozione...
sradicata dagli eventi ingrati
di un futuro che non riconosco.
Questo tempo non m’appartiene
...come il male che mi affligge
nel mio eterno attimo.
Respiro...
Adolescenza ingrata
...sbocciata senza gloria
nei silenzi di una stanza.
La mano scorre veloce
...tra la tastiera e la carne,
virtuali sentimenti umani
di conoscenze futili.
Respiro...
Paesaggi immaginari
...luoghi irraggiungibili
di una mente vibrante
...coinvolta fino allo stremo.
Non ricordo il sorriso
...di come la bocca lo ponga
al mio cuore così desolato
nella solitudine ed la desolazione
di un giardino di ghiaccio.
Respiro...
Qualcuno sentirà
questo mio grido d’aiuto
di questa gioventù
che non sa scegliere.
Troverà la strada impervia
...per arrivare a me
rinchiuso tra queste confortanti mura.
Allora sentirò il vento sulla faccia
il calore del sole sul mio volto patito
fino a riprender fiato.
Respiro...
Mi dispero tra lacrime nuove
crude... liberatorie
e tu... sei qui... e mi tieni la mano..
per insegnarmi quanto condividere
profumi di libertà.
ORTI DEI DOGI
RACCONTI
...AD UNA FIGLIA
L’erba profuma, le nuvole sembrano ciuffi di panna, soffici come la schiuma del cappuccino che amavi tanto bere con me, la domenica mattina, al bar del paese.
Eri piccina, profumavi di allegria, come se dai tuoi occhi chiari uscissero le stelle.
Ci vestivamo con cura e camminavamo chiacchierando come due vecchie amiche, poi tu riflettevi ad alta voce e riuscivi sempre a stupirmi.
Sono volati i giorni, poi i mesi, poi gli anni, come farfalle in sincrono abbiamo volato insieme, tra le stagioni di questo piccolo angolo di mondo.
Ora siedi qui, in questo prato immenso, a gambe incrociate, con quel tuo sguardo dolce e onesto che ti contraddistingue, finalmente consapevole di essere una donna.
Crei abilmente ghirlande di margherite e le metti tra i capelli delle bimbe accanto a te, poi ti giri e mi osservi.
Cerchi nel mio volto quella felicità che mai non esplode, che non riesce ad esprimere quelle meraviglie che il destino forse ancora mi deve.
Mi vuoi proteggere dagli sbagli dell’amore, dalle ingiustizie della vita, quelle che mi son piovute addosso inesorabili e che hai vissuto con me.
Ricordo le sere passate distese sulla sabbia, davanti al nostro mare, con la musica di sottofondo che io poco conoscevo ma canticchiavo con te, gli abbracci dopo una delusione e tu che diventavi sempre un po’ più forte....
Sei come una roccia.
Bagnata dalla pioggia e asciugata poi dal sole, brilla come un diamante.
Tra le crepe sboccia un fiore, il più raro, il più prezioso.
Tra l’arsura dei momenti sbagliati e la gioia di essere tua madre, ho combattuto con te.
Le cose cambiano amore, cambierà il modo di vedere la vita, sarà quiete anche il cuore, quando il perdono farà breccia come quei petali delicati tra i sassi.
Sei come l’edera, abbracci l’arbusto e lo avviluppi, così come hai fatto per il tuo primo amore, con forza hai sostenuto ciò che ti dava linfa vitale ma, sradicata dal tronco in un giorno qualunque, sei caduta.
Un passo indietro... e il mio s’allunga in un’altra direzione, quella forse che già avrei dovuto vedere.
Hai bisogno di respirare, come il bocciolo tra il roseto troppo ricolmo di foglie e spine aguzze.
Brami la luce ed il calore del sole, di sentirlo sulla pelle, sulle ossa, di salire fino alla cima e vedere quel panorama immenso che ti aspetta.
Si è sciolta, come neve al sole, quell’infanzia di fate e folletti, quel palloncino che tenevi legato a te è volato in alto, scomparendo così velocemente che te ne sei rattristata.
A piene mani ti ho donato l’indipendenza che già meritavi, insegnandoti, a modo mio, a non farti piegare da nessuno, mai.
Sai, il salice piangente s’abbassa fino a toccare l’acqua, ma mai si spezza. Ripara il viandante stanco e lo protegge, dal sole cocente o dalle intemperie, dondola nella direzione del vento che con prepotenza muove le foglie, ma poi si posa, con grazia.
Dovrai attraversare tutto ciò che il destino metterà al tuo cospetto, rimanendo in equilibrio, ma hai radici forti e profonde come l’arbusto e quel mio pensiero di te che ti ricopre, ti protegge e mai t’abbandona.
Ce la farai.
Guarda con gli occhi della tolleranza, condividi quel pezzo di pane che è la vita, raccogliendone anche le briciole, a volte ti serviranno per sopravvivere.
Seduta a guardare il cielo terso, ripenso alla tristezza del mio cuore per l’ennesimo amore sbagliato e la voglia di crederci ancora, al tempo lasciato inutilmente nelle mani di un uomo, che mai più tornerà.
La forza di donna l’avevo dentro di me e non me ne accorgevo, me l’hai insegnato tu.
Questo chiacchiericcio allegro, il cane che abbaia, il profumo di cibo, di primavera, i fiori disseminati a casaccio sul prato, sono la cornice di un bellissimo giorno qualunque divenuto speciale, quasi per caso.
Le riflessioni di questa mia mente ancora fervida rasserenano quest’animo ferito ed io te ne son grata.
Mai ti saprò difendere da un amore sbagliato, da un sentimento così forte da non vederne l’arroganza e la pretesa, perché le tue convinzioni di donna vacilleranno per un bacio rubato e una carezza.
Ti specchierai in questo tuo passato, seduta ad osservare i cambiamenti del tuo corpo e nella tua matura consapevolezza porterai le tue ferite con orgoglio.
Dipingerai i tuoi occhi dei colori più belli, con un filo di rossetto tra le labbra porterai i tuoi sorrisi a chi saprà volerti bene e a testa alta ti farai spazio tra la folla.
La tua giacca odora di te, la tengo stretta aspettando che tu ritorni, eppure nessuna fretta nel riaverti al mio fianco, è così bello vederti volare, senza una meta.
Usa la fantasia, improvvisa, impazzisci, piangi, urla a squarciagola, fatti sentire, balla sotto la pioggia, acclama le cose belle, così rare nell’esporsi.
Tra l’immaginario ed il reale ti immagino un giorno, pronta a cambiare il mondo.
Fiera di ciò che quel seme ha creato, tra la notte e il giorno è apparso quel germoglio piccolo e indifeso, che con cura e pazienza ho portato nel grembo e poi tra le mani, nelle lacrime, nelle parole, nei pensieri, nei gesti.
Forse avrò bisogno di te, quando il tramonto arriverà inesorabile, fino alla notte senza stelle e tu lo capirai.
Delicata come ali di farfalla, imponente come il tuono dopo il fulmine, delicata come il glicine che s’addossa al muretto, ti nutri di ogni nuovo attimo, con l’umiltà che ti ho voluto infondere.
Ti voglio vedere così.
Torni saltellando, piccole margherite bianche si staccano ad una ad una dai tuoi ricci scompigliati, poi mi abbracci e insieme ci stendiamo a faccia in su a dare un nome alle buffe nuvole di passaggio, perché questa è la nostra fiaba, la nostra storia.
Ed io respiro piano, l’erba profuma ancora... di cose buone... di noi.