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Dante Carraro
LAGUNANDO 2023 > selezionati 2023 Poesia e narrativa > Isole della laguna - poesia
Terzo classificato
Isole della Laguna - Poesia.
Cavaliere al Merito della Repubblica italiana dal 1982.
Accademico per la Poesia della Pontificia Accademia Tibertina delle Arti e delle Scienze dal 1992.
II° premio “leggere Lagune “  Lagunando 2019
I° premio “Isole della laguna” Lagunando 2022
Già presente edizione:




Isole della laguna
-poesia-
“Scriba dei gabbiani”

sottotitoli:
Monologo di un vecchio barcaiòlo di Trezze
.
In memoria di Mario Stefani-poeta
.
Veneziani estinti
.
Piove


Monologo di un vecchio barcaiòlo di Trezze


...Ho bisogno di non mancare
alla quiete lagunare
di non nascondermi alla luce d’alba.

Dall’umida riva
s’alza a volo il gabbiano e l’occhio segue
nel cristallo dell’aria il suo librarsi.

Le mura scolorite dei cascinali abbandonati
emanano un odore salato
ma la mia barca non ha più calore
di panca: anch’essa invecchia
dondolando al fruscio di poche fronde
rimaste a cullare le notti lagunari.

Forse io solo scorgo ormai la linea
tracciata da quell’ala
appena mossa e ad altri impercettibile.

Per me, lieto è “stagare”
al ritmo dei flutti
ed armonia di cielo.

Solchi sono le rughe del mio volto
scavati dalle ore
lunghe di veglia sulla laguna.
Quanto, altrimenti avrei vagato
ancora, con lo sguardo
tra le nebbie che spesse
pesano sui miei occhi larvati!

Un altro inverno sarebbe passato
e non m’avrebbe smosso.
Sarei rimasto assorto innanzi al vuoto
né il pulviscolo d’aria e luce
avrebbe dato un senso a questo mio lento arenamento.

Ho rivisto le stagioni più lontane,
mai sopite domande riascolto:
è ancora la laguna a parlare con me
un linguaggio ogni volta rinnovato: la laguna
sorda a voci a gesta vane.

E’ prossima al silenzio la mia voce.
Ma ritrovo l’infanzia delle spume,
l’eco delle risacche al mio orecchio•

…Di certezze ho bisogno,
che m’afferrino! E d’una coperta
alla mia barca, d’ossigeno alle fronde vizze, e
d’ali, di nuove ali per i miei gabbiani.

E, poi,
vorrei che nulla qui cambiasse dopo la mia partenza; vorrei che, sulla laguna, spine non crescessero.

…Ho bisogno di tempo
prima che a un raggio, a un nembo
quell’ala di gabbiano
sia per me un punto di fuga,
un punto ormai svanito nello spazio ultimo,
sconfinato…

“Scriba dei gabbiani”

sottotitoli:
Monologo di un vecchio barcaiòlo di Trezze
.
In memoria di Mario Stefani-poeta
.
Veneziani estinti
.
Piove


In memoria di Mario Stefani – poeta


Allora ho sentito dentro di me
creature di isole e di acque,
morbidi velli, lucide scaglie,
muoversi col passo che accompagna
i vivi, ma appena le parole
si scoprivano, ecco i gabbiani
che stridono, dai murazzi
il vento li esorta al volo.

Nelle occhiaie dentro gli scogli
scavi di crostacei per le alghe
o i minimi esseri della vita,
avevamo bevuto entrambi,
i guizzi lasciano alla luce della luna
un’ombra che marchia nell’iride
gli uomini con grani di luce,
ti rispecchiano quando li incontri.

Così restano quelle sue parole
sassi screziati sotto la marea,
lisci, raccolti nel lungo cammino
per la lunga costiera sabbiosa,
in una luce sempre diversa
fanno specchio a pesciolini scuri
incerti sul filo delle onde
che a vivo taglia dentro i murazzi.
Fra basse dune che il mare e il vento
depongono aperte a pergamena,
le impronte incerte tanto cercate
nel palmo secco della natura.
Quale itinerario, quanto è vita?
Ma l’anima non segue l’anima,
acceca il corpo e sopra la pelle
scivola come pesce di mare.

A Pellestrina, nell’ombra d’incrociate
domande del vivere, parlammo
del moto a deriva della vita:
“Non so dove tu vai,
tu non sai dove vado…”.
Avevo occhi di dolmen e di menhir,
in quel dialogo vedevo uomini
al fine della terra fissare il cielo.

Fermo per sempre, solitario poeta,
d’amore e di verità, oggi distilli
la gioia delle parole, che in corteo
ti riportano la sabbia dei sentimenti,
i segni dell’origine encausti nei sogni,
i cerchi di scogliere, i grandi murazzi
dell’anima, per loro stilli l’infinita
perenne morbidezza del verde.

“Scriba dei gabbiani”

sottotitoli:
Monologo di un vecchio barcaiòlo di Trezze
.
In memoria di Mario Stefani-poeta
.
Veneziani estinti
.
Piove



Veneziani estinti


Veneziani estinti, poeti, artisti, filosofi,
inventori, navigatori, artigiani,
preti, martiri,
Governi d’un tempo,
forgiatori “della Istoria de Venessìa” su altre rive,
io non oso procedere finché non
v’abbia rispettosamente dato credito
di quanto avete lasciato sparso quaggiù,
riconosco che è ammirevole,
penso che
mai nulla potrà essere più grande,
nulla potrà meritare più di quanto
Essa meriti,
mentre la contemplo
con attenzione, a lungo…

Bella!
Scolpita a taglio,
a fendere la folleggiante ebbrezza delle onde
e dei pensieri,
corroso il volto e il seno
insidiosi di sirena,

Venezia,
è il volto della sua gente,
bella, anche, l’acqua che vi scorre
(l’anima della sua gente),
sospesa nel tempo
“mi piace” vederla dipingersi
di sole e scarlatto, acquietarsi
sotto un cielo brumoso, tremare
improvvisamente al flusso e riflusso delle maree.
Volgendo lo sguardo
o all’aria sottile
respirata da esseri che al pari di me
su questa città
camminano,
ha tanto la mia tristezza,
resa lieve da farmi credere che
sto di fronte ad una città
che non sprofonda nel suo fluttuante pantano.

“Scriba dei gabbiani”

sottotitoli:
Monologo di un vecchio barcaiòlo di Trezze
.
In memoria di Mario Stefani-poeta
.
Veneziani estinti
.
Piove


PIOVE

Tan tantara ra ra ra ra ra ra,
piove sopra questa polvere di terra,

ed io cammino
e lascio impronte dei miei passi,
e l’impronta dell’esser mio
si va perdendo con quest’acqua di cielo.

E piove ancora, la pioggia scende questa mattina, ancora…
tantara rararararara ra ra ra ra ra ra, piove ancora.
Ascolto lo scrosciare della pioggia,
molecole di dolore umano,
raffreddare nello strato
atmosferico della mente
il colore della vita,
triste scontro di fato
fra oscuri e luminosi attimi.

Ascolto il brontolio luminoso
del fulmine, idea veloce e nervosa
che brucia i pensieri colmi d’infinito
e illumina per un istante
l’io avvolto nelle grigie
nubi dei ricordi.
Tan tantara ra ra ra ra ra ra rararararara,
la pioggia scende…

non s’ode voce umana dalla laguna,
un’attesa snervante il giorno che mi appartiene tutto.
Anche il cane nel vicino cascinale, delle Trezze, s’è forse isolato,
e non s’ode neanche rumore di latrati.
Rumore d’una finestra che s’apre. Fanno prendere aria l’interno, cosa dicono? V’è pure il grigio del cielo, cosa vedono?
Oh, ma è opprimente, un tempo così, capisci?
E così sai, che travaglio la pioggia d’inverno!
Così opprimente, eh sì, opprimente come questi giorni corti!

Tan tantara ra ra ra ra ra ra, la pioggia scende
tan tantarararararara, la pioggia scende;
anche il cane s’è addormentato.
Ascolto i rumori lievi delle ali
della vita,
che si aprono sotto il colore grigio
dell’inverno,
riverberi di vanità
all’ombra delle illusioni.
Ascolto il murmure dell’acqua
limpida: le spine della natura
purificano la fronte, anche il cuore.

tan tanta ra ra ra ra ra ra ra,
la pioggia scende…


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