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Elena Sofia Cesca
LAGUNANDO 2023 > selezionati 2023 Poesia e narrativa > leggere lagune - poesia
Nata a Venezia nel 2005.
Ama scrivere brevi racconti e poesie.
Sogna di poter pubblicare, un giorno, una raccolta di poesie inedite.
Frequenta il Liceo Classico Europeo Foscarini di Venezia, classe quarta.
Già presente edizione:





Leggere Lagune
Giocatori di carte





Siamo giocatori di carte
che studiano la prossima mossa.
Giochiamo col tempo
pensando di essere opere d’arte
di pelle, di carne e di ossa.

Ci puliamo la bocca col lembo
della camicia: leviamo via
sudicie parole macchiate di sangue,
con la vergogna di chi
è fiero di essere colpevole.

Godiamo di quest’anarchia
che osiamo chiamare ordine,
nuotando in un mare di plastica
mentre ci lamentiamo delle nuvole.

Aspettiamo treni sotto la grandine,
inermi davanti la morte,
perché cerchiamo di essere i migliori
di un’immaginaria linea dinastica.

Siamo giocatori di carte
che senza alcun motivo
collezionano regine di fiori.

Se lì, io




Sei lì, io, distesa sul tuo letto di diamanti
mentre bevi calici di lacrime infuocate.
Dicono che condividiamo l’anima,
che io sono te...
eppure siamo così lontane,
così distanti.
Parlano e bisbigliano
mentre io vedo solo grate
a separare i miei pensieri
da quel corpo per me asfissiante.

Sei lì sensibilmente,
ma come un automa insensibile,
e io son qui sol con la mente,
come un corpo ma invisibile.
Ti parlo e non mi ascolti,
ti guardo e non mi vedi...
eppure sono qui,
davanti ai tuoi occhi, in piedi.
Parlano e bisbigliano,
mi dicono di guardarmi allo specchio,
perchè se lo facessi
vedrei te come riflesso.

Ubriacatevi della vita


Non ubriacatevi con l’alcol.
Ubriacatevi con la vita:
lasciate che vi sorprenda,
lasciate che vi faccia ridere,
che vi faccia piangere tutta la notte,
che vi faccia urlare fino a perdere la voce.
Ubriacatevi col sole, col mare, coi monti.
Ubriacatevi con un libro
in una mano e l’altra sul cuore.
Ubriacatevi con un bicchiere d’amore
mentre guardate le stelle.
Siate felici in questa realtà,
non in quella che inebria.

Vedova al marito



Mi sento preoccupata
che questa vita stia finendo
o che non sia mai iniziata.
Ormai il tempo è un’ora breve
che piano si dilunga,
e lo spazio da lì è un passo
che veloce si accorcia.
Dimmi se devo piangere,
dimmi se devo pregare
o se qualcuno è da lodare.
Dimmi come lasciare
quel che si conosce.
Ho paura, non lo nego, amore mio.
Ma se domani è un’altra storia,
che sia grigia o che sia rosa,
allora posso dire addio
a questa solitaria casa.
Io ti ho amato ogni oggi:
posso amarti anche domani?

Rosa rossa, nero fucile



In quell’ultimo momento,
ricordo che sopra di me
non c’erano né nubi né stelle.
Ricordo che sopra di noi
nulla del mondo era coperto,
ma nulla era visibile,
come le cicatrici del cuore
coperte dalla pelle.

In quell’ultimo momento,
quando mi guardasti di sbieco,
sperai che quel nero fucile
fosse una bellissima rosa rossa.
Quando mi guardasti,
pensai che anche l’odio  
- e non solo l’amore - era cieco,
perché se l’odio avesse avuto vista
avrebbe preferito chiudere gli occhi
che guardare me che ancora ero vita.

In quell’ultimo momento,
prima ancora che il tuo dito
premesse quel grilletto amaro,
tu mi dicesti che all’inferno
c’era ancora posto per due.
E fu proprio in quell’ultimo istante
che compresi che ciò
che mi stava uccidendo
non era né un cieco odio
né un cieco amore.

Ma era un odio malato,
un amore malato
e un uomo malato.
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