Emanuele Stochino
LAGUNANDO 2023 > selezionati 2023 Poesia e narrativa > leggere lagune - poesia
Secondo classificato (Silloge)
Di Cagliari, ingegnere e docente.
Insieme ai suoi studi e poi alla sua professione, comincia presto come modello e successivamente si dedica al teatro con diverse compagnie.
Dalla fine del 2021 porta le proprie opere all’attenzione pubblica partecipando a concorsi nazionali ed internazionali, e consegue centinaia di riconoscimenti quali premi, menzioni d’onore, segnalazioni di merito e pubblicazioni su antologie e siti web.
Premiato anche per testo destinato alla canzone e per le sue Sillogi, è pluripremiato inoltre come Autore fotografico.
Leggere Lagune
La poesia mi ha salvato
La poesia mi ha salvato
Da che la conobbi solo
Leggendola di primo acchito
Non ho più smesso e mai smetterei di entrare in loop
Per ripetermi le sue frasi così perfette cantilene dell’anima.
La poesia mi ha salvato
Malgrado abbia cercato invano
Quell’ermo colle su cui trascendere
Da me che da sempre indissolubilmente ad esso l’ho avviluppata.
La poesia mi ha salvato
Dal male di vivere che ho incontrato, variamente
Su questa terra devastata dalla continua guerra
E riconoscendolo, non sono riuscito ad evitarlo sempre
Ma così spesso ad osservarlo da lontano.
La poesia mi ha salvato
Illuminandomi di un’immensità tale che però
Potrei rischiare un’autocombustione
Ogni volta
Malgrado il pericolo corso
Resto tuttavia sereno poiché da ultimo
Sento tirarmi indietro, acchiapparmi, mantenermi sospeso
Poco prima che passi quel treno che potrebbe travolgermi
Mi sono dunque raccolto dall’angolo buio dove
Salvo posso osservare un missile che mi sfiora
Ancora una volta
Continua a girare veloce in tondo
Il convoglio che non si ferma
Coi versi nella mia testa
La poesia che mi ha salvato
Una volta ancora
La Vita
Il viaggio
Mi sono dissolto
Sulla tua scia accecante, Sole
Del pieno giorno
Abbagliante, hai sfocato il mio campo
Visivo, oltre il grande disco chiaro
Quasi cosciente
Mi sono condotto oltre ogni limite
Planando, volteggiando attorno a te e
Precipitando, infine
Sulla nostra distesa sconosciuta
Sono tornato
Adagiandomi, non saprei dire
Dove, come, quando.
Che creature, che nature
Vive o smorte, nuove e antiche
Tante
Ho conosciuto
Non saprei mentire e
Che gironi ho attraversato
Abbracciandoti
E abbracciandomi
Risalendo avvitato
Mi sono dovuto proteggere
Dalle accelerazioni
Ascensionali
Finché
Liquefatto sono tornato a bagnare Te, Madre Terra
Mi sono ridissolto e ricomposto
Adesso.
Parlami.
Posso distogliere lo sguardo
E ascoltarti.
Alda
(dedicata ad Alda Merini)
Al dare i tuoi sogni
Non ti sei mai arresa
Li hai donati a profusione
Come squisiti bon bon
Nonostante tu
Sia passata sotto la fresa
Stritolata, schiacciata
Dentro a un imbuto
Ci hai mostrato tutto da quel buco.
Al David di Michelangelo
E con la Pietà puoi pensare a
Quanta intensità
Messa a nudo, come
Al tuo periodare laconico
Vivace
Verace e lucido
Così, vivo lo vedrai
Emergente dalla Pietra nobile come
Il tuo nido pullulante
Di creature ansiose di lanciarsi addosso a noi.
Al davanzale della tua Poesia
Si comprende, affacciandosi
La tua statura immensa
Appare immediata, nel tempo
Non muta
Basta sporgersi poco
Sull’infinita altezza raggiunta
Per provare vertigine
Creatura del futuro
Lungimirando
Ho visto
Oltre
I tuoi occhi ancora chiusi
C’è
Scritto
Nei tarocchi
Un grande inganno
Ignara
Creatura del futuro
Voglio chiederti perdono
Solo
Delle scuse globali
Ti stiamo regalando
Una scatola vuota
Si disintegrerà
Nelle tue mani
Nel momento in cui
Sarà quella la tua Vera sorpresa
Scioglierai il fiocco
Riccamente agghindato
Che abbiamo annodato per te
Ancora prima
Di scoperchiare
Si paleserà
Come
Il vaso di Pandora
Lo scempio
Che noi
Non potremo più nascondere
Dietro l’ipocrisia
Che ha distrutto
L’H-Earth-due O
Che significa solo
Hominis
Orbis
Orbo
Colui
Che ha promesso per te
Natura e spensieratezza
Come un assegno in bianco
Sparirà di colpo
Lasciandoti alla mercé
Di strozzini e profittatori
Del glifosato e
Dell’uranio depleto
Per rincorrere
Un presente fracking
Già andato via
Con la mobilità gentile
Spetta a te
Creatura del di poi
Sostenere l’impatto
Del pianeta
In cui sopra
Viverai
A stento
In mezzo ad una bomba d’acqua
Decarbonizzante
Ricicloni necessari
Alla soft economy
Eco-profugo green-oriented
Bikefriendly impenitente
Scoprirai forse
Con qualche strano calcolo alchemico
L’indecifrabile mossa che
SeGreta
Sensibilizzerà
Ancora
Tutte le creature come te, del futuro
Unica Speranza
Sarà
Ambientalizzare
Cruelty free
La bio-natura umana.
Good luck
Ora lo sai.
Porpora
Cammino tremante
Lungo il viale lastricato
Che mi conduce a te
Ansimante d’insicurezza
Divoro boccate d’Aria
Vitale, mi sciorino
D’allegrezza pulsante
Mentre incedi verso me
Frastagliando pensieri
Seducente
Mi atterrisci
Voli dentro
Mi sfiori
Tormenti
I nostri
Temperamenti
Si fondono
Nella rugiada
Che lentamente si scioglie
Al tramonto
Di quest’Alba di sangue.
Orti dei Dogi
-Romanzi-
SINOSSI
Ci troviamo nel centro di una città media del sud, primavera. La stagione più propizia per le prime serate all’aperto, le mattine frizzanti, le passeggiate e gli incontri casuali. Alla giovane età del protagonista – Tommaso, la cui vita è sempre stata fin troppo responsabile e precisa - la stagione perfetta per innamorarsi.
In un giorno come tanti, forse oppure no, più sfortunato degli altri, può capitare anche un colpo di fulmine? È quello che probabilmente si chiede Tommaso, in una brutta giornata qualunque, caratterizzata però da un incontro-scontro fulminante, dopo il quale tutto assumerà per lui logiche nuove e inaspettate.
In poche ore, al cambiare del suo microcosmo, cambierà anche quello che fino al giorno prima non avrebbe mai potuto immaginare. O sta “realmente immaginando” anche questo? In un’atmosfera quasi onirica il protagonista e tutto l’intorno paiono muoversi senza più seguire le regole fino a quel momento osservate e assodate. La sua vita, lo scorrere degli eventi, non costituisce più una norma costituita, ma la sua “illogica” conseguenza, con la quale Tommaso deve fare i conti.
Tra crocevia casuali, reali e metaforici, e comprimari imprevedibili, un giovane uomo si trova ad affrontare la prova più ardua per la propria crescita personale: l’acquisizione, in quel preciso momento della sua vita, della “consapevolezza”. La coscienza non solo di sé stesso, ma anche del proprio posto nell’universo.
Una misteriosa creatura e il suo fantastico bracciale, lo aiuteranno in questo difficile percorso. Attraverso “Lei” e il Suo Nome, Tommaso riuscirà a disvelare, forse, finalmente, anche tutto il resto: ciò che potrà mai essere, quello che desidera e che non potrà avere.
IL BRACCIALE
A Clara
1
Se foste stati volatili qualunque – uccelli, farfalle, insetti, non ha importanza – passando per caso dinnanzi ai vetri del quinto piano di quel palazzo alto di una città media dell’Italia meridionale, avreste potuto sentire distintamente quella voce implacabile – “Tommaso, ehi, ci sei?...
…Purtroppo, è arrivato il momento: devi alzarti…
…Ehi Tommy, ricordi? Devi andare al lavoro!...
…Oggi non è sabato, né domenica!...
…So che ogni mattina è dura, terribilmente dura, ma purtroppo devi farlo…
…Mi dispiace tanto interrompere questo dolce incantesimo, ma sono obbligato…
…Se non lo fai, chi pagherà l’affitto?...
…E le bollette?...
…La rata dell’automobile poi?...
…Per non parlare del bollo annuale e dell’assicurazione!...
…Chi penserà a riempire il frigo, a chi toccherà coprire ogni spesa?...
…E se dovessero succedere degli imprevisti? …” e così via – per un buon quarto d’ora, che si ripeteva identica quasi tutte le mattine.
All’interno della stanza, un ragazzo si voltava dimenandosi da una parte all’altra del letto, cercando, come ogni giorno, di mantenere nervi saldi per non distruggere la fonte prima del suo malumore di primo mattino, ossia quel piccolo oggetto elettronico da cui proveniva la sua stessa voce.
Difatti egli stesso aveva registrato il tormentone sulla memoria della sveglia che stava accanto a lui sul comodino.
“Va bene, va bene!” con voce cavernosa alla fine proferì, e con atto d’estremo coraggio spostò le lenzuola. Alla fine dei conti per quel giorno era stato fin troppo comprensivo, poiché spesso gli capitava di inveire apertamente, imperando il silenzio e affibbiandosi degli appellativi tutt’altro che carini.
Di solito, la prima cosa che amava fare appena sveglio era prendersi un buon caffè, che aveva il compito di risuscitarlo dall’oltre-mondo da cui proveniva ogni notte. Poi, poteva permettersi di fare tutte le altre sue cose e infine prima di uscire di casa una buona spazzolata ai denti lo rinfrescava e lo faceva sentire a proprio agio in mezzo alla gente.
Quella mattina non andò esattamente così.
Applicò infatti la seconda regola che attuava più di rado, quando gli capitava di andare a letto senza passare per il bagno a sciacquarsi la bocca.
D’altro canto, in quel periodo era particolarmente stanco e stressato e l’unica cosa cui riusciva a pensare rincasando a fine serata era il suo fantastico letto a una piazza e mezzo.
In quelle occasioni faceva esattamente l’opposto, sentendo il bisogno di lavarsi i denti appena sveglio, dopo che annusava il proprio alito portandosi una mano tra la bocca e il naso.
La prova del cucchiaio era un’abitudine che lo disgustava, ma allo stesso tempo non poteva farne a meno, visto e considerato che l’uomo è sempre attratto da ciò di cui non conosce ma di cui sospetta, anche se questo potrebbe essergli fatale, come lui stesso pensava.
In quei giorni il caffè slittava irrimediabilmente all’ultimo posto delle azioni che compieva prima di uscir di casa.
Ma per quel giorno vi dovette rinunciare.
2
Si trovava davanti al grande specchio del bagno e mimava delle smorfie burlandosi di sé, mentre il dentifricio con la schiuma gli colava dagli angoli della bocca.
Pareva un clown dell’orrore impazzito.
In quel momento il telefono squillò.
A parte l’iniziale sorpresa, che lo lasciò quasi pietrificato davanti alla propria immagine per qualche secondo, continuò con indifferenza nelle sue performance, perché non aveva la benché minima intenzione di rispondere a quell’ora del mattino e nella fase in cui si trovava.
Dopo una serie interminabile (come sembrò a lui) di rantoli a vuoto, la segreteria telefonica finalmente si inserì.
La voce che uscì dall’altoparlante gli diede, se possibile, una sensazione ancora più spiacevole dello stesso risveglio e inconsciamente fece un’altra smorfia.
Era più terribile delle precedenti.
La voce imperterrita vagò per le stanze vuote della casa, violando la sua quiete.
“Ciao Tommaso ….
…senti, so che è molto presto, ma d’altra parte sarai già sveglio…
…devo chiederti di…
…darti una mossa! …
…sì, cioè di fare il più presto possibile ad arrivare, poiché dobbiamo controllare insieme diverse cose…
…per cui ti chiedo di anticipare tutto quello che…
…che stai facendo e venire immediatamente qui…
…sai benissimo che oggi è un giorno importante…
…siamo in ritardo e…
…poi ho trovato qualcosa che non va proprio…
…dobbiamo discuterne insieme al più presto…
…beh, allora….
…te l’ho detto dunque…
…ti aspetto!”
Per soli pochi minuti quel suono insopportabile avrebbe potuto precedere la stessa sveglia.
Il solo pensiero gli fece accapponare la pelle con un brivido che lo percorse dal coccige alla nuca mentre si chinava sul lavandino per sputare con ripugnanza tutto ciò che aveva in bocca.
Aveva sempre pensato che il modo più dolce per iniziare una giornata fosse quello di inebriare i propri sensi con qualcosa di estremamente gradevole.
(continua)