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EMMA SMERGHETTO
LAGUNANDO 2023 > Selezionati 2023 Liopiccoli
I LIOPICCOLI
SCUOLA SECONDARIA
-NARRATIVA-
EMMA SMERGHETTO

Frequenta la scuola Secondaria di Primo grado Carpaccio di Cavallino, classe 3°D




Terzo classificato
Scuola Secondaria - Narrativa -
Codice 01753


Polonia, 15 dicembre 1939
Mia cara e dolce Agata, come stai sorella mia?
Spero con tutto il cuore che questa lettera ti arrivi e ti scrivo perché mi manchi e perché qui non ho nessuno con cui parlare che mi conosca bene quanto mi conosci tu.
La tua famiglia come sta? Tuo marito Oliver?
I vostri bellissimi bambini?
Spero che stiate tutti bene e che siate in salvo.
Io sto bene, potrei stare decisamente meglio, ma per ora me la sto cavando. Ormai sto cercando di abituarmi dato che sono qui da circa un mese.
Io e gli altri ebrei siamo giunti qui in treno, ma non come tutti sono abituati. Eravamo stipati in dei vagoni, quasi come fossimo della merce da trasportare, senza cibo e senza acqua.
È stato il viaggio più terribile di tutta la mia vita dato che ero priva del mio spazio vitale e spesso mi mancava l’aria.
Per fortuna accanto a me vi era una donna di mezza età, con dei folti capelli biondi e con gli occhi contornati da delle occhiaie grigie; pensai che purtroppo era da molto che non riusciva a dormire sonni tranquilli e ciò mi rattristò moltissimo.
Si chiamava Eva e fu colei che migliorò il mio viaggio e riuscì a calmare i miei attacchi di ansia parlandomi della sua famiglia e dei suoi bei nipotini.
Appena siamo arrivati siamo stati divisi in file per genere e fasce d’età.
Io e Eva siamo state separate, lei è andata nella fila delle anziane e io delle donne giovani.
Successivamente siamo state sottoposte a dei controlli medici e siamo state divise ulteriormente in donne forti e in salute e in donne deboli.
Alcune mie compagne sono state prese con la forza e trasportate lontano da noi.
Solo ora ho capito che, purtroppo, per loro non c’è stata via di scampo e ne sono rimasta sconvolta.
Uccise perché deboli, un gesto atroce.
Noi donne “forti” siamo state portate in un’altra area del campo e qui siamo state private dei nostri oggetti personali e dei nostri vestiti.
Prima di partire avevo portato con me il medaglione di mamma e purtroppo me lo hanno sequestrato, era l’unico ricordo rimasto di lei e indossandolo la sentivo al mio fianco.
Avrei potuto nasconderlo e mi sento una sciocca perché non ci ho pensato prima e non l’ho fatto.
Al posto dei nostri vestiti le guardie ci hanno dato una sottile veste sbiadita a righe bianche e nere che è troppo leggera per il freddo polacco e ci hanno marchiato il braccio con un numero: io sono 01753.
Il momento del marchio è stato dolorosissimo e molti bimbi nella fila accanto alla mia hanno pianto e urlato disperatamente colpendomi nel profondo del cuore.
Sottoporre dei piccoli bimbi innocenti a tutto ciò è un gesto ripugnante.
Ora il mio nome non è più Clarissa ma mi chiamo 01753.
Ogni mattina le guardie elencano una lunga lista di numeri e quando sento il mio devo far capire di essere presente.
Inoltre ci hanno tagliato tutti i capelli, ci hanno privato anche di questi.
Agata, tu più di tutti sai quanto io tenga a loro e vedere lunghe ciocche cadere a terra mi ha spezzato il cuore.
I miei poveri capelli!
Ci hanno tolto ogni aspetto umano senza lasciarci nulla.
Ora però sto bene, non preoccuparti. Sono una delle donne che sta resistendo meglio e spero di rimanere tale per tutto il periodo che staremo qui.
Siamo costretti a lavorare per molte ore, ma ce la sto facendo e ogni compito che mi assegnano cerco di portarlo a termine al meglio.
Le razioni di cibo non sono sufficienti ma me le faccio bastare, i letti non sono comodi ma la sera sono così stanca che mi addormento subito.
Purtroppo non ho più avuto notizie di Eva e spero che stia bene, è una donna coraggiosa e tenace, è stata una grande amica per me e desidero rimanere in contatto con lei anche quando torneremo a casa.
Ora purtroppo ti devo salutare, devo andare a lavorare.
Mi mancate infinitamente e spero di abbracciarti presto, saluta e bacia tutta la famiglia da parte mia.
Mi raccomando scrivimi.
Ti voglio un bene smisurato,

la tua sorellina Clarissa.
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