Giovanni Luca Ventura
LAGUNANDO 2023 > selezionati 2023 Poesia e narrativa > Orti dei Dogi - narrativa
È nato a Bologna il 26 novembre 1948, ma è ormai stabilmente insediato a Guiglia, ridente paesino del primo Appennino modenese, fra Vignola e Zocca. Ex dirigente di banca per il settore finanza, laureato in economia e commercio, appassionato di tennis, astrofisica, fisica quantistica e fantascienza.
Predilige i romanzi lunghi nello stile di Asimov.
In collaborazione con i figli Gianfilippo e Valeria, ha scritto una saga di sei libri collegati in sequenza temporale, incentrati sulle vicende di tre personaggi principali (due donne e un uomo).
Questi romanzi rientrano nel filone “spazio”.
È presente anche una serie più limitata, ancora in divenire, nel filone “tempo”.
Orti dei Dogi
-Narrativa-
NERO, VIOLA E BIANCO
Tailleur ed abito talare
18 ANNI
- Amore, è stato meraviglioso, proprio come speravo fosse la mia prima volta.
- Per me la stessa cosa… in tutto.
Veronica Bianco, diciotto anni, un ovale regolare su cui faceva mostra un tenero sorriso rivolto al suo compagno di classe: Paolo Dal Monte, che la ricambiava.
Due ragazzi magri come devono esserlo alla loro età, non molto belli, ma decisamente intelligenti ed innamorati.
Da pochi giorni avevano superato la maturità, con il massimo dei voti e adesso che le preoccupazioni erano alle spalle avevano soddisfatto un desiderio che non poteva più attendere, più da parte di lei che di lui.
- Paolo, non capisco perché tu abbia voluto aspettare tanto, è stato… bellissimo.
- Veronica, lo sai come la penso sui rapporti prematrimoniali.
- Hai paura di finire all’inferno?
- Questo no, conosci le mie idee.
- Sì, mi hai parlato della tua filosofia, ma non è il momento di discuterne, per fortuna ti sei deciso, non ce la facevo più.
- Te lo avevo giurato e sai che per me una tale promessa è sacra… e poi ha fatto piacere anche a me.
- Me ne sono resa conto.” Sfiorandogli il naso con un dito.
- Però sei al corrente che non ci sarà una replica… purtroppo.
- Purtroppo… anche se speravo che, dopo quanto successo, tu potessi ripensarci…
- Veronica, io ti amo… ma non come amo chi tu sai.
- Sì… ma mi sembra impossibile che tu rinunci a me per… per…” Non riuscì a terminare, aveva un nodo in gola.
- È ciò che desidero… te l’ho spiegato più volte.
- Ma non sarebbe possibile… far convivere i due rapporti?
- Amare entrambi?” Lui, occhi spalancati.
- Sì, non sono gelosa…” Con un leggero movimento della spalla.
- Mi dispiace, tesoro, ma non potrei mai farlo.
- Allora hai deciso…
- L’hai sempre saputo, ti amo, ma…
- Sì, me lo hai già detto.” Mentre abbassava lo guardo.
- Fra due giorni entrerò in seminario e non potremo più vederci… almeno come abbiamo appena fatto.
- Ma non potresti chiedere una dispensa papale?” Negli occhi spalancati si leggeva una tenue speranza.
Il giovane scoppiò a ridere.
- Certo, con l’autorizzazione del Sommo Pontefice sarebbe possibile e ammesso,” Appena si calmò.
Ma ce lo vedi il rettore Paladini che avanza istanza al vescovo perché, a sua volta, chieda al Santo Padre di concedere al seminarista Giovanni Dal Monte di poter fare l’amore con la signorina Veronica Bianco, tutti i giorni, magari fra le 21 e le 22?
- Chi è costui?
Tuo cugino?” Lei, mentre si sistemava un po’.
- Sono io, lo sai che il mio vero nome è Giovanni, non Paolo.
- Sì, scusa… non ti ho mai chiesto il perché.
- Quando venni al mondo, era intenzione dei miei genitori chiamarmi Giovanni Paolo, ma allorché mio padre andò a denunciarmi all’anagrafe, gli fu risposto che non era possibile battezzare bambini con nomi doppi.
- Mai sentito dire.
- Una norma mal interpretata, che visse lo spazio di una settimana, abbastanza perché il mio babbo optasse per Giovanni, con grande rammarico di mia madre, che preferiva Paolo.
Così, per rimediare, cominciarono a chiamarmi con quello che oggi tutti credono sia il mio nome.
Io, quando proprio sono costretto, mi presento come Giovanni, ma detto Paolo.
- Allora fra noi…?” Tornando al discorso che le stava a cuore.
- Ho fatto l’amore con te all’inizio della mia carriera ecclesiastica, ti giuro che, se un giorno dovessi arrivarne al termine, tornerò fra le tue braccia… sempre che tu mi voglia ancora.
- Va bene, ma intanto, la chiedi questa dispensa?
28 ANNI
- Don Paolo, c’è la dottoressa Bianco, il sindaco di… quel paese che mi sfugge.
- Grazie Carlo, la stavo aspettando, la faccia accomodare subito.
Appena soli, i due ex fidanzati si scambiarono un casto abbraccio, accompagnato da un bacio sulle guance.
Lei indossava un tailleur blu.
- Ammetto che sono rimasto sorpreso, quando ho ricevuto la tua telefonata.
- Solo perché erano quasi dieci anni che non ci vedevamo?
- Hai ragione, cosa vuoi che sia?
Sorrisero entrambi, mentre si accomodavano.
- Lo sai che sei sempre bellissima, oltre che molto elegante.?
- Grazie, non pensavo di ricevere un simile complimento da un prete… da un reverendo.
- Perché, prendendo i voti ecclesiasti si perde la vista?
- Comunque anche tu sei in gran forma, chissà quante parrocchiane ti sarai fatte, in questo paesone?
- Nessuna.
- Non ci credo!” Scuotendo la testa.
- Oh, se avessi voluto, non avrei avuto che l’imbarazzo della scelta… anzi, non avrei nemmeno dovuto scegliere.” Gli occhi socchiusi.
Ma avrei resistito a te per poi avere qualche donna in vena di sperimentare relazioni particolari?
Grazie, comunque il nero ti dona molto.
- Sì, lo ammetto, mi sono fatto prete proprio per questo.” Sorridendo, in questo imitato da Veronica.
- In ogni modo, per me staresti ancora meglio senza niente addosso.
- Non pensavo di ricevere un simile complimento da un politico… da un sindaco.
- Ehi, questa è una frase mia.” Mentre gli puntava l’indice.
- L’imitazione è la migliore forma di ammirazione.
Parlarono ancora una quindicina di minuti, davanti ad una tazza di the, dietro ai ricordi.
- Lo sai che in questi anni ho ripensato alla tua idea filosofica - teologica?
- L’ho ulteriormente elaborata, potrei anche metterla per iscritto.
- Cosa aspetti?
- Di diventare Monsignore, se non Vescovo, avrei più autorevolezza.
- Ti dispiace rammentarmela, con il tempo non vorrei che mi fosse sfuggito qualcosa.
- Ma certo, Veronica.
LA VITA È SOLO UNA QUESTIONE DI FORTUNA
- Nel bene e nel male e in estrema sintesi.
- Questo lo ricordavo, ti dispiacerebbe farmi qualche esempio.
- Cominciamo da quelli in positivo.
Se tu vincessi la lotteria nazionale, parleresti di meriti?
- Ovviamente no.” Sollevando le spalle.
- Se una ragazza viene al mondo tanto bella da diventare miss Universo, parleresti di fortuna?
- Decisamente.
- Per un cantante che ha avuto il dono di una splendida voce?
- Idem.
- Adesso dimmi, se una persona nasce così intelligente da essere un genio, non importa in che campo: Einstein, Bill Gates, Beethoven, Marconi e chi altri ti viene in mente, parleresti di meriti?
- Beh… c’è anche da considerare la volontà di studiare ed impegnarsi.
- Brava, ma che cosa ha fatto per averle?
- In effetti…
- Adesso veniamo agli esempi negativi.
- Sono tutta orecchie.
- Un maniaco omicida, un serial killer, Hitler, Stalin e chi altri vuoi, che colpa hanno di essere nati con quelle pulsioni?
- Ma… certo… se prendiamo per buono quanto detto fino ad oggi… concordo sul fatto che ciascuno è il prodotto di un patrimonio genetico e di esperienze, ma la mente è duttile, c’è sempre un’alternativa.
Sta a noi decidere da che parte stare... però, solo perché non è colpa loro se sono venuti al mondo così, vorresti non intervenire?
- No, certo.
La società, come le nazioni, hanno dritto di difendersi e rendere inoffensive queste persone “sfortunate”, ma davanti a Dio esse non hanno nessuna colpa per essere nate così.
- Va bene, ma il libero arbitrio dove lo mettiamo?
- Credi veramente alla parola “libero”?
Io penso che sia solo un comportamento dettato dalla nostra mente, nata e sviluppatasi in un modo diverso per ognuno di noi.
- Cioè?
- Estremizzo.
Una persona che viene al mondo con gravi problematiche, la classica “incapace di intendere e volere”, la ritieni responsabile, se commette un omicidio?
- La giustizia terrena no.
- Nemmeno quella divina.
Adesso, se ci allontaniamo dall’estremità della scala, uno alla volta incontriamo tutti gli altri esseri umani, ma il “Libero arbitrio” è dettato sempre dalla loro mente, di cui non hanno nessun merito o colpa per come è fatta.
- Quindi, per costoro carcere o manicomio, ma niente inferno?” Veronica, con un leggero sorriso.
- In effetti, quel luogo di penitenza non può esistere.
- Non so se l’Altissimo si farà convincere da questa teoria che la responsabilità delle azioni non è di chi le compie.
- Io penso che siamo noi a dovercene rendere conto.
- Accidenti, Paolo, non sono molto esperta di queste cose, ma se ci fosse ancora la condanna al rogo ci saresti molto vicino.
- Per questo, prima di renderle pubbliche, voglio salire di grado, ma non dirmi che sei qui per parlare di questo?
- No.
Per le spiegazioni bastarono pochi minuti.
- Vorresti che ti sposassi?” Gli occhi ben aperti.
- Esatto, fra una settimana.” Assentendo.
- Potevi aspettare ancora un po’ a dirmelo.” Mentre si appoggiava allo schienale della poltrona.
- Fino a poco fa non ero certa di voler celebrare un matrimonio religioso, ma poi, il mio partito mi ha fatto presente che sarebbe stata una scelta… politicamente corretta.
- Accidenti, ma come hai fatto per i documenti, in così poco tempo?
- Sono il sindaco.” Sollevando le spalle, leggermente.
- Già, dimenticavo…
- Se non riesci…
- No, no, tranquilla, si può fare… e lo faremo.
- Bene.” Illuminandosi.
A questo punto, ti devo chiedere un atro favore.
- Dimmi pure.” Incoraggiandola con un gesto della sinistra.
- Vorrei confessarmi.
- Eh… ma sì, certo…” Camuffando la sorpresa, che poi non era nemmeno tanta.
- Spero che non dovremo infilarci in uno di quei catafalchi che usi per le tue beghine.
- Lo faremo, qui, subito.” Intanto si metteva al collo l’amitto.
- M’inginocchio?
- Non serve, resta seduta dove sei e adesso cominciamo.
- Dovrò darti del “lei”’
- Ma smettila!” Alzando la destra e non per benedire.
Dopo il rituale d’obbligo cominciarono le domande.
- Da quanto tempo non ti confessi?
- Avrò avuto venti anni.
- Brava, ma adesso raccontami i tuoi peccati.
- Ho avuto alcune relazioni prematrimoniali.
- Quante.
- Due… prima di quella attuale.
- Altri peccati?
- Nessuno che mi ricordi, come politico e sindaco ho sempre agito in modo corretto e onesto.
- Brava, c’è qualcos’altro che vuoi dirmi.
- Sì…” Ma la voce era incerta.
- Parla pure.
- Non sono stata onesta con il mio futuro marito.
- Spiegati meglio.” Facendosi attento.
- Mi piace, con lui sto bene e lo rispetto, per lui è la stessa cosa nei miei confronti…
- Ma?
- Ma non lo amo.” Abbassando lo sguardo.
- Veronica, non è cosa da poco.” Mentre la fronte si corrugava.
- Non posso farci niente, il mio cuore appartiene ad un altro.” Sempre gli occhi verso terra.
- Che però non ti ricambia.” Le labbra strette.
- No… credo di sì, non è questo il motivo… abbiamo anche fatto l’amore.
- Scusami se te lo chiedo, ma allora perché non porti lui all’altare?
- È già sposato.
- Lo temevo, è la solita maledetta situazione.” Adesso scuoteva la testa.
Ti rendi conto che, da quello che mi hai appena detto, oltre che fare infelice il tuo futuro consorte, rischi di rovinare una famiglia.
- Non ha figli.
- Anche se solo fosse una moglie…
- Non ha moglie.
- Ma… hai detto che è sposato… è gay?” Balzando sulla poltrona.
- No, è prete.” E da come sollevò lo sguardo per puntarlo negli occhi di Paolo era tutto fin troppo chiaro.
Lui lasciò passare alcuni istanti.
- Veronica, anche i miei sentimenti nei tuoi confronti non sono cambiati, se avevo dei dubbi mi sono passati nel momento in cui sei entrata da quella porta.” Indicandola.
Mi sono tornati alla mente i nostri bei momenti di quando andavano a scuola e quel meraviglioso pomeriggio abbracciati.
- Ma?
- Ma nemmeno il mio amore per il Signore è diminuito, nemmeno di una briciola.
- Quindi mi ami, ma non come il tuo Dio.
- È anche il tuo.
- Va bene, sarà anche vero, ma non chiedermi di non essere arrabbiata con lui, che mi priva del solo uomo che desidero veramente.
- Mi dispiace, dico sul serio, ma ti chiedo di continuare a rimanere mia amica… e magari non far passare altri dieci anni prima di rivederci.
- Questo è sicuro… poi fra una settimana mi sposerai… e se tu volessi…
- Cosa?
- Due sere prima del matrimonio le mie amiche hanno organizzato un addio al nubilato, in una città a pochi chilometri da qui.
- Allora?
- Non vorresti… farmi contenta?” Lo sguardo esprimeva la massima ingenuità.
- Veronica… lo sai che non posso.” Trattenendo a stento un sorriso.
- Ma non potresti chiedere una dispensa papale?
Lui esplose in una risata.
- Ma ce lo vedi monsignor Giovanni Paladini che avanza istanza al vescovo perché, a sua volta, chieda al Santo Padre di concedere al parroco Dal Monte di poter fare l’amore con la signorina Veronica Bianco, magari il sabato, fra le 18 e le 19?
- Qualsiasi ora mi va bene.
- Stavo scherzando.
- Va bene, ma la chiedi questa dispensa?
38 ANNI
- Monsignor Paolo Dal Monte, conosce la dottoressa Veronica Bianco, il nuovo assessore regionale alla sanità?
- Abbiamo avuto il piacere.” Lei, con aria furba.
Presidente, lo sa che mi ha sposata lui.
- No, questo lo ignoravo.” Il governatore della regione.
- Anche se è da allora, dieci anni fa, che non ci vediamo.
- Adesso capisco perché l’ha voluto per inaugurare il nuovo ospedale.
Espletate tutte le formalità di rito, impartite tutte le benedizioni possibili, salutati tutti gli invitati e il personale gli ex amanti consumarono… un sostanzioso pranzo, offerto dai contribuenti.
Ci vollero alcune ore, perché potessero trovare qualche minuto per loro, lui in clergyman nero, lei in tailleur salmone.
- Accidenti, Paolo, sei un gran bel pezzo d’uomo.
- Ma ti sembrano i discorsi di una donna spostata e neo assessore.
- Perché, prendendo i voti elettorali si perde la vista?
- Perbacco, Veronica, hai buona memoria, questa frase è mia.
- Lo so, sono dieci anni che aspetto di restituirtela.” Gli occhi socchiusi.
- Va bene, allora continuiamo il gioco.
Comunque anche tu sei molto in forma, chissà quanti elettori ti sarai fatta, in questa regione?
- Però, che Monsignore spiritoso che mi sono trovata.” Con una piccola spinta alla spalla.
- Guarda che quando questa domanda me la facesti tu, parlando delle parrocchiane, io risposi nessuna.
- Sei curioso?
- Beh… un po, lo ammetto.
Lei lo guardò negli occhi e sorrise.
- Potresti confessarmi?
Lui ricambiò lo sguardo.
- Però dovrai fare a meno dell’amitto, non l’ho con me e non potrò indossarlo.
- Per me potresti anche fare a meno del resto degli abiti.
- Oh Santo Cielo, temo che dovrò prepararmi ad un caso grave.
Di lì a poco, il sacramento era in corso.
- Da quanto tempo non ti confessi?
- Dieci anni.
- Immaginavo.
- Racconta i tuoi peccati.
- Collegati all’attività politica, nessuno; ho fatto dell’onestà e rettitudine la base della mia vita pubblica.
- Brava, ti fa onore.
- Purtroppo quella privata è un vero disastro.
- Problemi di coppia?
- Diciamo che stiamo ancora insieme per i bambini… e un po’ per la mia carriera politica, ma io e mio marito conduciamo vite ormai separate.
- Mi sembra di capire…
- Sono anni che lui ha un’amante… ed io altrettanto.
- Mi dispiace, ma almeno i vostri figli non ne risentono.
- Questo è il motivo principale per cui non divorziamo… ancora, ma è inevitabile che un giorno accada.
- Almeno ami il tuo nuovo uomo?
- No!” Senza pensarci un attimo.
- Ma allora…
- Lo sai chi amo, lo sai benissimo.” Gli occhi in quelli di lui.
Sono dieci anni che, volutamente, ti evito, nella speranza di liberarmi di questo sentimento che mi domina da… sempre, ma il distacco non è servito a nulla, poche ore fa, quando ti ho rivisto, sono riaffiorate tutte le violente sensazioni di quando ci amavamo… mi dispiace, ma non riesco a toglierti dal mio cuore.
Paolo chinò lo sguardo, le mani giunte a coprire il viso.
- Veronica, per me è lo stesso, ti amo come non ho mai amati nessun essere umano…
- Ma… allora…” Capì.
Ma Dio non è umano…” Terminando la frase dell’uomo.
- Sì, dispiace anche a me.” Prendendole le mani.
Lei gliele baciò, più volte, gli occhi lucidi.
- Mi dispiace.” Andava ripetendo, Paolo.
- Ma non potresti chiedere una dispensa papale?” Lei aveva ritrovato il sorriso.
- Ancora?” Pure lui.
Ma ce lo vedi il vescovo Giovanni Paladini che avanza istanza al Santo Padre di concedere a monsignor Dal Monte di poter fare l’amore con l’assessore regionale Veronica Bianco, magari il primo di ogni mese?
- Perché no?
Sarei disposta ad aprire un ospedale dove vuole lui.
- E meno male che hai appena affermato di aver fatto dell’onestà e rettitudine la base della tua vita pubblica.” Scuotendo la testa.
- Perché, aprire una nuova struttura è una cosa cattiva?
- No… intendevo…
- Va bene, ma la chiedi questa dispensa?
48 ANNI
- Senatrice Bianco, si accomodi, sempre elegantissima.
Indossava un tailleur marrone scuro.
- Grazie, Vescovo Dal Monte, lo sa che il viola le dona?
- Sì, ma a cosa si deve la visita di una parlamentare in una sperduta curia di provincia?
- Per parlare con il prelato più chiacchierato d’Italia.
- Aggiungici anche quello più in disgrazia e sei nel posto giusto.
Risero entrambi, come tanti anni prima.
- Ti dispiace raccontarmi come sei finito in questa situazione?
Sì, ho letto, ma vorrei sentirlo dalla tua voce.
- Niente di troppo strano.
Quasi cinque anni fa sono stato fatto vescovo.
- Uno dei più giovani della categoria.
- Forse è stato proprio questo che mi ha tradito.
- In che senso?
- Mi sono sentito forte e onnipotente, ho pubblicato un breve trattato in cui spiegavo le mie idee, che tu ben conosci, la cosa è finita sui mass media e ha provocato grandi discussioni, ma a Roma non hanno gradito e sono sotto inchiesta.
- Motivo?
- Eresia.
- Un’inezia, pensavo peggio.” Alzando le spalle.
- Già.
- Dieci anni fa ti avevo messo sull’avviso, fortuna che il rogo non c’è più” Lei, con il sorriso sulle labbra.
- Ma c’è l’equivalente spirituale.
Sono cinque anni che ardo sulla pira.
- Sono tanti per una decisione.
- Oh, l’avrebbero già presa, da un pezzo, se non fosse per l’arcivescovo Giovanni Paladini, che condivide le mie idee e mi difende in Vaticano.
- C’è anche una discreta corrente di pensiero che ti appoggia.
- Sì, qualcuno.” Assentendo con un leggero movimento del capo.
- Se ti fa piacere, ne faccio parte anch’io.
- Grazie, la cosa mi fa piacere e incoraggia.
- Però, già che sono qui, come da antica tradizione, vorrei confessarmi.
- L’immaginavo.
Pochi minuti, poi Veronica e Paolo erano pronti.
- Da quanto tempo?
- Dieci anni.
- Lo sospettavo.” Lui, scuotendo la testa.
- La tua vita politica?
- Sempre nel solco della rettitudine.
- Va bene, parlami di quella privata”. Allargando le braccia.
- Certo che ormai mi conosci.
- Direi proprio di sì.
- In ogni modo, un paio di anni fa, quando i figli erano ormai grandi, io e mio marito abbiamo divorziato.
- Mi dispiace.
- Non crucciartene, il nostro matrimonio era iniziato male, ma si è concluso bene.
Non so se sia vero che certi divorzi si combinano in cielo, ma il nostro ne è una prova a favore.
- Pensavo di essere io l’eretico.” Con un sorriso, prontamente ricambiato.
Mi dispiace egualmente, anche perché sono consapevole di essere la causa della vostra “partenza sbagliata”.
- Nessuno ha colpe o meriti di come siamo fatti, sei tu che me lo hai insegnato.
- Verissimo, ma sono rammaricato egualmente della parte che ho avuto nel renderti sola.
- Beh, proprio sola… “Con un’espressione che diceva tutto.
- Continua a confessarti, figliola.” Anche la sua non nascondeva nulla.
- Mi vedo con qualcuno.
- Lo stesso di cui mi parlasti, l’altra volta?
- No… questo è il terzo della serie.
- Brava e me lo dici così?
- Sono o non sono in confessione?
- Anche questo è vero.” Rafforzando l’affermazione con un leggero movimento del capo.
Ma è possibile che non trovi un uomo con cui essere felice?
- Trent’anni fa c’ero riuscita, ma lui preferiva qualcun altro.” Mentre lo fissava nel solito modo.
- Veronica, unico amore terreno della mia vita, ma credi veramente che anch’io non desideri abbracciarti e amarti, come quel pomeriggio di tanti anni fa?
- Lo so che lo vorresti anche tu, ma allora perché non lo fai?” Gli occhi erano lucidi.
- Il motivo lo consociamo entrambi.
- Ma non potresti chiedere una dispensa papale?
Lui esplose nella solita risata.
- Lo sapevo che l’avresti detto.
Ma ce lo vedi l’arcivescovo Giovanni Paladini che avanza istanza al Papa di concedere al vescovo Dal Monte di poter fare l’amore con la senatrice Veronica Bianco, magari una volta a stagione?
- Non volevo dirtelo, ma stai invecchiando.
- Questo è sicuro, ma il motivo della tua affermazione?
- Quando eri seminarista immaginasti la dispensa come giornaliera, da Parroco settimanale, da Monsignore mensile e adesso trimestrale.
- Hai ragione, non ho più diciotto anni.
- Non importa, ma la chiedi questa dispensa?
58 ANNI
- Eccellenza, il ministro La sta attendendo.
- Grazie.
Il commesso fece strada al prelato e in ascensore, gli si rivolse.
- Volevo solo dirLe che sono un estimatore delle Sue idee, come tanti, nel mondo e che trovo molto ingiusto il trattamento che Le sta riservando la curia romana.
Spero che il nuovo Papa, che uscirà dal conclave in corso, Le renda giustizia.
Pochi minuti ed era nell’ufficio privato del titolare della salute.
Veronica era sola, in tailleur grigio e gli andò incontro con il solito slancio, lui ricambiò l’abbraccio.
- Questa volta sono io a giocare in casa.
- Un povero prete non poteva certo far scomodare il ministro e scusami se non ti ho avvisata del ritardo, ma il mio telefono è morto.” Appoggiandolo su di un tavolo.
- Non ti preoccupare e smettila, per te sarò sempre la ragazzina che ti amava… e ti ama.
- In effetti, sembri ancora quella, non avrai fatto un patto con il diavolo?” Ma scherzava.
- Anche tu non sei cambiato.
- È vero, dopo quindici anni sono ancora vescovo, ma sempre innamorato di te.
- Ma allora, perché non ci decidiamo… anzi, perché non lo fai tu?
- Perbacco, questa volta non aspetti nemmeno di confessarti?
- Giusto, tagliamo i tempi morti, perché non chiedi una dispensa papale?
- Ma sei proprio fissata.” Scuotendo la testa.
Poi, a chi?
Non c’è un Papa, in questo momento.
- Potremmo averlo fra mezz’ora.
Intanto perché non ne parli con il cardinale Giovanni Paladini?
- Ti dirò, sono a Roma proprio per accompagnarlo, ma credo che avrei delle remore a chiedergli una cosa del genere.
Ma lo vedi, nella cappella sistina, mentre si complimenta con il nuovo Santo Padre, chiedergli di concedere al vescovo Dal Monte, già in odore di eresia, di poter fare l’amore con la ministra Veronica Bianco, magari una volta l’anno?
- Mamma mia, andiamo sempre peggio.
Addirittura una ogni 365 giorni?
- Non posso sperare di più.
- Però non hai considerato che il nuovo Pontefice potrebbe essere proprio lui.
- Sì, sarebbe possibile… e stupendo, ma la Chiesa è ancora profondamente divisa sulle mie idee, che lui ha difeso e portato avanti in questi tre lustri.
- È vero, ma ormai, a livello mondiale, la maggioranza la pensa come te.
- Sì, questo è corretto.
- Devo confessarti…
- Mi domandavo quando lo avresti fatto.
- No, questa volta nessun sacramento, volevo solo dirti che, da rapporti riservati dei nostri servizi segreti, pare che il tuo protettore sia il candidato principale per sedersi sul soglio di Pietro.
- L’ho sentito dire anch’io, ma ti ricordo che in conclave, spesso e volentieri, si entra Papa e si esce Cardinale.
- Anche questo è vero.” Ammise lei, mentre guardava il messaggio arrivato sul telefono.
Accidenti!” Aggrottando la fronte.
- Che succede?
- Parli del diavolo… no, paragone sbagliato,” Intanto accendeva il televisore.
- Poco fa, il cardinale Giovanni Paladini ha abbandonato la Cappella Sistina a seguito di un violento attacco di appendicite.
L’alto prelato è stato ricoverato all’ospedale “Gemelli” per un intervento d’urgenza.
Il porporato era… ed è tutt’ora uno dei favoriti per l’elezione.
Mentre la figura del giornalista svaniva, Veronica si rivolse a Paolo.
- Secondo te questo cambia le cose?
- Il nuovo Papa non deve essere necessariamente presente in conclave, nella storia ci sono stati parecchi precedenti, quindi Paladini potrebbe essere eletto anche se in ospedale e non cosciente, ma la “non presenza” potrebbe incidere sulle scelte degli altri porporati.
- Lo sapremo molto presto.” Veronica, mentre osservava ancora il telefono
- C’è stata fumata bianca.
FUMATA BIANCA
Veronica e Paolo erano davanti al televisore, nell’ufficio privato di lei, al ministero della salute.
Il Cardinale protodiacono si apprestava a dare l’annuncio che tutto il mondo attendeva.
Per non farsi prendere impreparati e per buon auspicio, sul tavolo dello studio, una bottiglia di prosecco faceva bella mostra di sé e due bicchieri erano già stati riempiti.
- Anche se questa improvvisa elezione del nuovo Papa, subito dopo che Paladini è stato portato in ospedale, mi lascia perplesso… sinceramente non so come interpretarla.
- Speriamo in bene.” Lei.
- Speriamo in Dio.” Lui.
- Annuntio vobis gaudium magnum.
Electus est Papam.
- Come?” Veronica, nel sentire una frase diversa da quella solita.
- È Paladini!” Paolo, balzando in piedi.
È la nuova formula che si usa quando il Papa eletto non è in conclave e non è stato possibile contattarlo per sapere se accetta la nomina.
Intanto, il Protodiacono aveva interrotto l’annuncio per dare al mondo le stesse spiegazioni che l’uomo aveva appena fornito alla donna.
- Il Cardinale è in ospedale, sotto i ferri o comunque sedato, non può essere contattato.
Ora l’annuncio era ripreso.
- Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Ioannes,
Lui alzò il calice.
- Viva Papa Paladini.
Lei lo imitò.
- Evviva.
- Sanctæ Romanæ Ecclesiæ….
Episcopus…
- Come!?
È un Vescovo?
Non è un Cardinale?” Veronica aveva le pupille dilatate dalla sorpresa.
Paolo si era immobilizzato.
Guardava il suo telefono morto e ripensava ad una frase che aveva pronunciato tante volte in vita sua: mi chiamo Giovanni, ma detto Paolo.
- Episcopus… Dal Monte
IL NUOVO PAPA
Era scompostamente adagiato sulla poltrona che gli aveva impedito di cadere a terra, in compenso il bicchiere era in mille pezzi.
Gli occhi fissi nel vuoto, incapaci di esprimere una qualsiasi espressione che non fosse lo sbigottimento.
Veronica era in piedi, se prima le pupille erano dilatate, adesso faticavano a restare nella loro sede naturale.
Il bicchiere che stringeva un attimo prima era andato a fare compagnia a quello di Paolo… di Giovanni… del nuovo Papa.
Si riprese e dopo un attimo era inginocchiata ai suoi piedi e gli baciava la mano.
- Pa… oh Dio…” Le parole stentavano ancora.
Ci volle un po’, prima che i due riuscissero a connettere lucidamente.
- Veronica… mi presti il tuo telefono.
- Quello che desidera… Santo Padre.
- Per favore, non mettertici anche tu a rendere tutto più difficile… sono sempre quello di prima.
- Insomma…” Con un leggero movimento del capo a negare la cosa.
Lui impostò una chiamata video.
Rispose il segretario particolare del Protodiacono che dopo un attimo era in collegamento audio e video con il nuovo Pontefice.
- Santità, non sapevamo come rintracciarLa.
- Sono il vescovo Dal Monte.
- Lo vedo, Santità.
Giovanni, detto Paolo ci arrivò.
- Ho il telefono rotto, ma mi spieghi quello che è successo.
- Dio è sceso fra noi.
Il porporato spiegò che i Cardinali avevano eletto, a grande maggioranza, Giovanni Paladini come nuovo Papa, ma, proprio nel momento in cui il segretario gli si rivolgeva per domandargli se accettava, aveva avuto un improvviso attacco di appendicite.
Mentre gli venivano prestati i primi soccorsi, il neo Pontefice, ancora solo in pectore, si era rivolto ai confratelli.
- Eminenze, non posso accettare.
Dio ha scelto le mie idee, ma non la mia persona.
È fin troppo chiaro che egli desidera che a succedere a Pietro sia chi le ha formulate e fatte conoscere, il nuovo Papa dovrà essere il vescovo Dal Monte.
- Si è espresso così?” Paolo, anzi, Giovanni, rivolto al Cardinale.
- Sì, nonostante la sofferenza che stava provando, ha voluto parlarci, prima di essere portato in ospedale.
I confratelli L’hanno immediatamente eletta per acclamazione, quindi ora Le chiedo se accetta.
L’interpellato prese qualche secondo.
- Deve decidere adesso.
Ancora un attimo.
- Santità?
- Accetto!
Uno scroscio di applausi accompagnò la decisione, i Cardinali avevano sentito tutto.
- Come vuole essere chiamato?
- Giovanni Paolo III
GIOVANNI PAOLO III
E Veronica erano sempre soli.
- Non ci credo ancora.” Andava ripetendo lei.
- Dillo a me.” Lui, scuotendo la testa.
- Adesso dovrai raggiungere il Vaticano… ti posso accompagnare io stessa.
- Grazie, ma chiamerò un’auto di stato.
- Dimenticavo.
- Certo che, quarant’anni fa, quando stavo per intraprendere la carriera ecclesiastica, non avrei mai pensato che l’avrei anche conclusa, in questo modo.
- Già, più in alto non puoi salire… a meno che tu non intenda prendere il posto di Dio.
- Sono già abbastanza spaventato all’idea di essere il suo rappresentante sulla Terra.
Sorrisero entrambi.
- Forse adesso dovrei trovare il coraggio e andare, credo di avere parecchi impegni.
- Fai con calma, metabolizza, ma intanto mi hai fatto tornare alla mente qualcosa che ci dicemmo, quei famosi quarant’anni fa, dopo il nostro primo ed unico rapporto intimo.
Lui sorrise.
- Ti riferisci…
- Mi ricordo perfettamente le tue parole: “Ho fatto l’amore con te all’inizio della mia carriera ecclesiastica, ti giuro che, se un giorno dovessi arrivarne al termine, tornerò fra le tue braccia… sempre che tu mi voglia ancora.”
- Ma intendevo se mi fossi “spretato” …
- Non è quello che hai affermato pochi minuti fa: “…non avrei mai pensato che l’avrei anche conclusa, in questo modo.”
- Hai ragione, lo ammetto, ma devi…
- Hai giurato!” Mentre lo fissava negli occhi.
- E un Papa non può venire meno ad una simile solenne promessa…” Lui, assentendo leggermente.
- Quindi… vuoi dire…” Gli occhi le brillavano, mentre lo afferrava per i polsi.
- Non mi chiedi di domandare una dispensa papale?” Sorridente.
- Ma…
- Già fatto!
- E…?
- Accordata!