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MARTINA MELLARA
LAGUNANDO 2023 > Selezionati 2023 Liopiccoli
I LIOPICCOLI
SCUOLA SECONDARIA
-NARRATIVA-
Primo classificato
Scuola Secondaria - Narrativa -
MARTINA MELLARA

Frequenta la scuola Secondaria di Primo grado Carpaccio di Cavallino, classe 3°D












Una brioches ai frutti di bosco


Cammino saltellando, cercando di schivare le pozze d’acqua.
Che ricoprono ormai tutto il marciapiede.
Il cielo è scuro e le nuvole gonfie di pioggia, il rumore del vento e dei tuoni risuona nelle mie orecchie congelate dal freddo.
Splat, un brivido mi sale per la gamba.
Ormai c’è più acqua dentro i miei anfibi che sul marciapiede.
Le macchine corrono schizzando acqua ai lati della strada, suonandosi il clacson a vicenda. Una giornata di pioggia a Milano è stressante come quando ti infili i tuoi calzini preferiti, quelli alti fino al polpaccio con i disegnini colorati, ma sono bucati proprio sull’alluce.
Se si potesse eliminare il continuo e incessante rumore di clacson che strombazzano, trovo che la pioggia abbia un che di romantico.
A volte vorrei chiudere gli occhi, abbassare l’ombrello, alzare la testa al cielo e sentire tutte le goccioline che mi piovono sul viso. Senza dovermi preoccupare di sbavare il trucco, di prendermi una bronchite o di sembrare strana. Certe volte sarebbe bello vivere in un film, o in un libro.
Dato che la pioggia si stava facendo più intensa, decido di entrare in un bar che ha appena aperto. Nell’istante in cui entro tutti i rumori dell’esterno diventano più deboli finchè non chiudo la porta e si ovattano del tutto.
L’atmosfera nel locale è molto accogliente. Il pavimento è tutto di parquet e il muro è ricoperto da assi di legno, sembra di stare in una piccola baita in montagna.
Sopra ad un tavolino in mogano lucido è posizionato un grammofono d’epoca, dove suona un disco di musica classica.
Il locale è invaso da un profumo di brioches appena sfornate, calde e fumanti. C’è anche un forte aroma di caffè infatti sul bancone c’è la moka che va.
Nelle pareti del locale, si aprono due grandi vetrate che offrono la veduta su un piccolo parco pieno di aceri color zucca. Non c’è nessuno nel locale, nemmeno al bancone, quindi mi siedo sul divanetto vintage di pelle marrone. Mi alzo dopo poco, a causa della noia, e mi dirigo verso la piccola libreria. Passo tra le mensole in cerca di un libro che mi faccia viaggiare in qualche posto interessante e ne scorgo uno che esce dalla scaffalatura, lo prendo: La copertina è in pelle blu cucita con un filo color oro, le pagine abbastanza ingiallite, nella prima pagina c’è una dedica scritta con il calamaio.
Credo che sia un amore a prima vista, solitamente si trovano solo libri moderni o rivisitazioni attuali, forse è proprio per questo che mi ha attirato.
Mi risiedo sul morbido divano di fronte alla vetrata dal quale si vede l’aggressivo movimento delle foglie che sbattono tra loro, il vetro si riempie man mano di goccioline…
La quantità di gocce sul vetro aumenta più velocemente, potrei stare tutto il tempo qui a guidare e scommettere su quale goccia arriverà per prima al fondo della vetrata, ma ho una lettura che mi attente.
Inizio a leggere: apro la prima pagina eccitata all’idea di non sapere nulla di questo racconto…
“Scusa per l’attesa”, una voce femminile interrompe la mia lettura.
“Posso offrirti qualcosa?” Mi giro verso la ragazza, avrà avuto sì e no venticinque anni, è sporca di farina in tutto il viso, i capelli color nocciola chiaro, legati in una treccia scompigliata. Indossa dei jeans, un maglione color senape e un grembiule marrone, anch’esso sporco di farina, con il nome del locale scritto sulla parte superiore.
“Prenderei un tè verde e una brioches ai frutti di bosco, per favore”
Ci spostiamo nel bancone in legno e mi siedo su uno egli sgabelli in pelle.
“Stai leggendo il mio libro preferito vedo!” Mi dice mentre prende la brioches e me la porge.
“In realtà devo ancora iniziare a leggerlo”, mentre aspetto il tè prendo il dolce che sta sotto il mio naso, non resisto più e lo addento: tutta la marmellata fuoriesce e l’impasto caldo e soffice mi si scioglie in bocca, di certo la brioches più buona che abbia mai mangiato.
“Hai davvero le mani d’oro, ma gestisci questo posto da sola?”, “Sì, per ora non trovo nessuno che mi aiuti. Corro dai clienti e poi torno a sfornare pane, dolci e sfoglie…e tutto ciò che il mio forno riesce a contenere”.
“Potrei darti io una mano!”.
E così da quel giorno mi ritrovai ogni pomeriggio a correre dai clienti per poi tornare a sfornare dolci insieme alla persona che, con una brioches ai frutti di bosco, mi ha migliorato la vita… e lo stomaco!

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