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Maurizio Venturino
LAGUNANDO 2023 > selezionati 2023 Poesia e narrativa > Orti dei Dogi - romanzi
Ligure di nascita, veneto d’adozione, è un giornalista professionista.
Per una decina d’anni è stato direttore artistico di concorsi musicali nazionali a Treviso e a Belluno.
Nel 2020, con il romanzo “Il Segreto della Collina”, ha vinto il V Concorso letterario nazionale BookTribu, che ne ha curato la pubblicazione.
Con romanzo “Il Mercante di Zafferano” si è aggiudicato la VIII Edizione del Premio nazionale letteratura italiana contemporanea “Laura Capone Editore” 2020-2021 di Roma.
Pubblicato nel 2022 è diventato anche un reading teatrale, messo in scena il 23 aprile 2023 al Kitchen Teatro Indipendente di Vicenza.
Nel 2022 il romanzo “Confesso” si è aggiudicato la prima edizione del concorso storico-letterario “Parole Chiave”.
Orti dei Dogi
-Romanzi-
“Maledetti anni”

Il sessantesimo compleanno di un manager vincente e sicuro di sé si trasforma in una caduta nella crisi di coppia. Il rapporto fluido che lo lega con una donna di 25 anni più giovane inizia un lento smottamento che farà emergere tutte le loro contraddizioni. La voglia di una famiglia normale e della maternità, si unisce in lei nell’anelito a una libertà che sconfina nella ricerca di emozioni. Dall’altra parte, la paura di invecchiare, la difficoltà ad accettare i limiti fisici e a vedere i propri orizzonti temporali restringersi pone il protagonista di fronte a scelte estreme.
Il tradimento, l’orgoglio e le incomprensioni perturbano così le loro orbite, allontanandoli sempre di più. Una lenta discesa nel dubbio e nell’incertezza che mette a nudo le loro personalità, scoprendone i lati più nascosti, ma anche potenzialità sconosciute. Una sinfonia in quattro movimenti che si trasforma in un’indagine psicologica di un uomo e di una donna che aprono uno spaccato di vita sulle fragilità e la forza dell’amore, come sulle complessità del comunicare.




Maledetti anni
Frammenti di coppia in quattro movimenti



Primo movimento: Allegretto

«Per favore non insistere, non voglio festeggiare.»
La fissò con uno sguardo torvo. Lei nemmeno se ne accorse e seguì il filo dei propri pensieri.
«Non è un compleanno come un altro, voglio che facciamo qualcosa di speciale. Lo sai quanto ci tengo.»
Lui abbassò lo sguardo, inutile discutere con lei, ci teneva troppo a quei riti.
«Io, invece, vorrei ignorarlo, proprio perché tutti pensano che sia speciale. Ma tanto non ti convincerò, vero?»
Lei fece un gesto di disappunto e si ritirò davanti ai fornelli, dove l’acqua della pasta aveva iniziato a bollire. Mancavano otto giorni a quel compleanno. Lui avrebbe compiuto sessant’anni. A vederlo non si sarebbe detto, proprio per questo detestava quel passaggio simbolico. Dietro la sua ostinazione, nascondeva ben altro che il fastidio per la cifra simbolica. All’improvviso qualcosa nel suo corpo era cambiato: segnali impercettibili, niente di preoccupante, che si era tenuti per sé. Erano fastidiosi sintomi striscianti di una mutazione che la sua volontà rigettava con forza, anche con timore.
Il pranzo fu silenzioso. Qualche innocuo scambio di battute sul lavoro, poi lui sparecchiò, mentre lei fece partire una lavatrice. Finito il disbrigo delle faccende domestiche, si accasciarono sul divano, davanti alla tv. Lui non aveva voglia di niente, solo che arrivasse presto il lunedì.
Le domeniche piovose lo deprimevano, tanto più in primavera. Aspettava la bella stagione per uscire dall’apatia dei mesi freddi e quella pioggia aveva rovinato i piani. In tv c’erano sempre pessimi film e a lei piacevano i programmi trash. La squadrò obliquo, vedendola coinvolgersi nel chiacchiericcio gossipparo. La sua era una morbosa attrazione, in contrasto con la sua personalità tutt’altro che banale. Qualche volta glielo aveva fatto notare, ma lei non si schiodava dalle rivelazioni choc, dai tradimenti e dai nuovi flirt.
Accadde anche quel pomeriggio domenicale. Lei non staccò gli occhi dello schermo, non lo fece apposta, non aveva nient’altro da fare. Lui ne fu colpito. Le ore insieme, dunque, erano vuote? Lui sapeva che non era così. Il loro rapporto era ricco di esperienze, tutt’altro che appiattito. Questo, almeno, fino a un anno prima. Il problema, si convinse, era più profondo e radicato. Non avevano mai vissuto realmente la casa, questa era la sacrosanta verità. Colpa del lavoro, ma anche dell’ambiguità del loro rapporto. La domanda vera riguardava, perciò, i pensieri di lei sulla loro strana relazione. Perché aveva paura di affrontarli? Perché li tacitava davanti alla tv o in un super attivismo che le impegnava sempre più tempo? Negli ultimi mesi quell’interrogativo gli stava avvelenando la mente, con un effetto moltiplicatore dei suoi primi acciacchi fisici. Per quale dannato motivo avrebbe dovuto festeggiare i sessant’anni?

La osservò preparare con cura la borsa per la palestra. Da qualche tempo era diventata la sua mania. L’ennesima. Aveva anche affrontato qualche affollata gara di super palestrati e anonimi dilettanti. Lei era tra quest’ultima categoria.
«Allora io vado» gli disse, una volta completata la minuziosa preparazione.
«Ti aspetto per cena?»
«No, mi fermo a mangiare qualcosa con le amiche.»
Un bacio fugace davanti alla porta aperta e lei sparì lungo le scale. Lui chiuse la porta e andò al frigorifero, lo aprì e sbirciò dentro. Vide un hamburger sopravvissuto chissà come e la cena fu decisa. Andò nell’altro lato della grande stanza e si sistemò sul divano. Fissò lo schermo spento del televisore appeso al muro. Pensò alla semplicità di quei gesti e provò un senso di vuoto. Lei aveva bisogno dei suoi spazi e se li prendeva, ma lui non era geloso. Era sicuro che in palestra non avrebbe guardato gli uomini, anche giovani e muscolosi, che si allenavano con lei. Finita la palestra, era sicuro che lei sarebbe andata a mangiare una pizza con le nuove amiche che si era fatta in quell’ambiente.
Lei gli era davvero fedele. Non sarebbe mai stata con un altro. Se solo avesse avuto il minimo sospetto di un coinvolgimento affettivo, lo avrebbe semplicemente lasciato, prima di concedere all’altro anche solo una carezza. Erano frasi che lei gli ripeteva spesso. Non erano distrazioni che cercava e lui ne era ben consapevole. La palestra era solo un’occasione in più per sentirsi al centro di relazioni. Lei non riusciva proprio a stare senza amiche. C’erano quelle del cuore, ultime eredità dell’adolescenza. Erano una presenza costante, che richiedeva il rispetto di incontri periodici, quasi rituali. Ma non erano abbastanza.
Lei aveva bisogno di qualcosa di più. Doveva sentirsi accettata, la sua insicurezza era sempre in agguato. Per questo cercava l’amicizia in ogni nuovo ambiente che le capitasse di frequentare. Lui lo sapeva e lo aveva accettato. Era uno di quei patti non scritti che non hanno bisogno di parole. Sdraiato sul divano, pensò che fosse un sacrificio più che accettabile. Creava un’implicita reciprocità su una merce di scambio sempre delicata: la libertà. Anche lui aveva bisogno dei propri spazi, forse più di lei. Era un uomo curioso, sempre aperto alle novità, per questo detestava la contabilità degli anni. Voleva sperimentare, si annoiava presto delle situazioni, gli accadeva appena sentiva di tenerle sotto controllo.
Al contrario di lei, non era per nulla sociale. Non aveva amici, pur vantando moltissime conoscenze. Era anche ricercato in società, capace com’era di intavolare affascinanti discorsi che tenevano banco. Poteva parlare di qualsiasi argomento, meno che di sé. Quel lato lo riservava a lei, ritenendola l’unica vera amica che avesse.
Quei pensieri lo annoiarono. Decise di accendere la tv. Girovagò per i canali e finì sulla diretta del “Grande Fratello”. Fissò lo schermo come inebetito. Provò a districarsi tra gli intrighi della casa, non capendoci nulla. Sorrise. Era anche quello un modo per starle vicino.

«Non ho capito, qual è il problema?»
Fissò il dottore con scetticismo. Si era deciso a fare quella visita di controllo solo per accontentare l’insistenza di lei.
«La sua vescica non si è svuotata completamente, ha la prostata leggermente ingrossata, è questo il problema.»
«È grave?»
«Sono i fastidi dell’età, dipende dai cambiamenti ormonali, però occorre tenere la cosa sotto controllo.»



(continua)



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