Tra i miei passi timorosi

si cancellano le orme

sul fango e sulla ghiaia.

Nei dintorni storie,

storie iniziate e mai finite,

dimenticate tra l’umida afa invernale.                                    

I passanti di quella mattina di novembre                              

paiono fantasmi.

Foglie grigie, rosse e gialle

attraversano in volo

i corpi smunti e mangiati dal gelo

della pioggia.

Barlumi nella campagna

illuminano tremolanti

i cigli sfumati di terra,

tingono di oro opaco

sfere concentriche di tenebra.

Mentre i paesaggi scorrono alla vista

e il tempo sembra che non passi mai.

Solo quando guardo l’orizzonte,

assaporo veramente

il gusto dell’infinito.

In lontananza

s’alzano le vele

tra il ruggire del mare

fremono e s’agitano

il levante e il maestrale.

Gelido e tagliente il cielo

di bruma invernale.

Lente nell’aria

Svaniscono nel nulla

Lievi parole.