Vittorio Di Ruocco
AUTORI 2024
Vittorio Di Ruocco
È nato a Pontecagnano Faiano (SA), dove attualmente risiede, nel 1965.
Ha conseguito la Laurea in Chimica alla Facoltà Scienze MM.FF. NN. Federico II di Napoli.
Ha pubblicato 7 volumi di liriche: “Le mie mani sul cielo”-ed.Il calamaio-Atripalda (AV), 1996; “I colori del cuore”-ed.Pandemos -Salerno, 2003; “Il nulla e l’infinito”-ed. Graus-Napoli, 2007; “Il destino di un poeta”-ed. Giovane Holden-Viareggio (LU), 2021; “Cecità” ed. Montedit-Melegnano(MI), 2022; “L’inverno che divampa”-ed.Carta e Penna-Torino, 2022; “La danza delle anime”-ed.Ladolfi Borgomanero (NO), 2023.
Ha pubblicato due romanzi: “L’albero dei miracoli” ed.Homo Scrivens- 2014; “L’amante di Dioniso” ed. Homo Scrivens-2015.
Ha partecipato a numerosi concorsi letterari nazionali ed internazionali.
Per la poesia si è classificato 333 volte sul podio: 154 volte al primo posto, 118 volte al secondo posto, 61 volte al terzo posto.
PRIMO CLASSIFICATO
"LAGGERE LAGUNE" Poesia
“Leggere lagune”
Poesia
Un sogno che si chiama libertà
Dedicato alle migliaia di ebrei che dal ghetto di Lodz
furono trasferiti e sterminati nelle camere a gas
nel campo di sterminio di Chelmno
Terrificanti urla di stranieri
e il gelido fragore dell’inverno
nella più lunga marcia della vita.
Si camminava a grappoli nel vento
crudele e senza posa della steppa
che raggelava anche le parole.
Io perso nella notte tenebrosa
cercavo scampo tra i falsi ricordi
nelle remote anse del passato
quando il sorriso aveva il sopravvento
sul lampo di ogni pallido tremore.
I demoni dal cuore di metallo
dagli occhi vitrei come stalattiti
segnavano col sangue le giornate
brucianti come lacrime infernali.
Dei nostri corpi appesi alla speranza
restavano relitti fatti d’ossa
cristalli vivi arrampicati al cielo.
E lungo quel tragitto seminato
di giovani mandati alla deriva
di vite ormai ingoiate dall’inverno
ringhiava la bufera e nessun pianto
scalfiva la voragine del male.
Un sogno che si chiama libertà
Dedicato alle migliaia di ebrei che dal ghetto di Lodz
furono trasferiti e sterminati nelle camere a gas
nel campo di sterminio di Chelmno
Le mie preghiere urlate nel silenzio
erano varchi aperti all’orizzonte
dalla più irrazionale fantasia
a cancellare cumuli di morte
piovuti in terra dal più cieco mondo.
E nel presente assurdo e disperato
non c’erano miraggi a consolare
l’anima trapassata dal dolore:
anche la morte era un desiderio
proibito a noi dannati dal destino.
La fine fu più lunga della notte
calata dal pianeta del dolore
e le parole avvolte dal silenzio
rimasero sepolte dall’oblio.
Ora che si è riaccesa la memoria
e arde il fuoco della verità
riecheggiano le grida disperate
lanciate dagli spiriti dolenti
a rammentare il labile respiro
di un sogno che si chiama libertà.
Figlio che giaci in brani senza forma
Dedicato ai bambini di Gaza uccisi dagli attacchi israeliani
Figlio che giaci in brani senza forma
sotto la luna piena e il mio dolore
smembrato dalle fauci della guerra
dalla follia, signora della vita,
parlami con la voce dell’amore
sbocciato prima ancora che la luce
potesse illuminare il tuo bel volto.
Dimmi se la tua anima bambina
già gode dell’eterna giovinezza
della lucente estasi del tempo
che si dilegua nell’infinità.
Lascia che le mie lacrime dolenti
ricoprano il tuo corpo putrescente
strappato alla bellezza del ricordo
fino a farlo risorgere alla mente
intatto come un cielo d’orizzonte.
Non nascono più nuvole di pace
sul mare morto della libertà
ma lunghe scie di lurida vendetta
che si propaga per le vie del mondo.
Tu lascerai che il vento del perdono
soffi sulle miserie della terra
e a renderti giustizia sia il silenzio:
questa sarà la nemesi perfetta
a renderti invincibile alla morte.
Gli alberi sono spogli di speranza
Dedicata ad Alina, una giovane donna ucraina uccisa
durante un bombardamento russo su Kharkiv
mentre prestava soccorso ad un bambino ferito
Adesso tu cammini a passi stenti
tra vortici di lucida follia
nel fuoco inestinguibile dell’odio
sotto la neve che nasconde il cielo.
Lo sguardo è spalancato sul tramonto
trafitto dalle luminose stelle
sganciate da sparvieri di metallo.
L’esercito nemico è a pochi passi
nascosto dal silenzio della notte
dall’urlo muto delle tue parole
nel buio della bellezza che svanisce.
Gli alberi sono spogli di speranza
non hanno foglie, le ha staccate il vento
non hanno rami, li ha bruciati il fuoco
non hanno vita, l’ha distrutta il Male.
E non ha più radici l’esistenza
travolta dalla furia del terrore
dall’orgia incontinente del potere.
All’improvviso tutto l’universo
sembra sparire dentro un buco nero
nel cieco abisso dell’intolleranza
nell’orrido della sopraffazione
nel bieco sogno dell’annientamento.
Ma non c’è più paura nei tuoi occhi
l’ha cancellata l’urlo della morte
caduta come un lampo tra la gente
a dissanguare teneri sorrisi
a trascinare anime indifese
nel folle mondo della crudeltà.
A Gaia
Dedicata a Madre Terra
Ti amo Madre Terra
quando mi regali i frutti acerbi
pregni dei sapori del passato
e mi travolgi con il tuo lento incedere
e mi inebri con l’odore dell’erba tagliata da poco.
Ti amo Madre Terra
quando scagli nel cielo i tuoi dardi
e sciogli le mie certezze,
quando rendi opaco l’orizzonte
con i tramonti di novembre,
quando il sole si dilegua senza preavviso
e si aprono sipari di stelle,
quando nascondi gli occhi alla luna
e ti lasci andare alle tue mattane
nei giorni roventi di luglio.
Ti amo Madre Terra
quando la liquida aurora scopre il tuo volto
e il tuo corpo d’argilla si tuffa nel mare muto.
E amo il turbine della libertà
nato dalle tue viscere
dalle profondità recondite
che nascondono misteri.
E vorrei succhiare dalla tua bocca
il nettare dei primordi,
rubare il fuoco del primo mattino
quando l’universo ti generò
e ti lanciò nel futuro,
nuda al nostro sguardo innamorato,
desideroso di gemere al tuo abbraccio incessante.
E vorrei ascoltare lo scroscio dei tuoi sorrisi
e non arrendermi ai roboanti tuoi silenzi
quando il tuo sangue si spande nelle nostre coscienze
e fa tremare la nostra anima intrisa di verità nascoste,
lorda di inenarrabili misfatti.
E se affondiamo i denti nella tua carne tu,
o madre generosa, trattieni a stento il dolore
e sollevi gli oceani con le mani e innalzi fiera la bandiera bianca
e prima della disfatta spalanchi ancora le tue braccia
a nascondere il baratro che ci inghiottirà per sempre.
Fino a rubare il tempo all’infinito
Non ho lo sguardo acuto per le stelle
ma vedo fiori aperti in lontananza
e i nostri passi uniti all’orizzonte
a conquistare il senso dell’eterno.
Tu spalancata sulle mie parole
distese come rotoli d’amore
senza più dubbi e lacrime di sale
senza più fughe dalla libertà
convinta prigioniera dei miei occhi.
Io fermo a regalarti le certezze
fatte di abbracci e increduli sorrisi
stampati sul mio volto dal fulgore
delle tue labbra tremule e indifese.
La mia febbrile attesa si dilegua
al rapido svanire della notte quando
m’appare ignara la tua ombra
avvolta dalla luce dei miei sensi
quando il breve tremore del silenzio
rende inquietante ogni tua carezza.
E già ti vedo arresa al mio talento
al ripido scrosciare del mio pianto
che bagna di dolcezza il tuo sorriso
dipinto dalla dea della bellezza.
E già mi vedo perso al tuo tepore
al morbido candore della pelle
che ti riveste come fresca neve
caduta a preservare il tuo bel corpo
sfuggito alle incertezze dell’età.
Lasciati accarezzare dai miei sogni
dalla più delirante mia malìa,
fa sì che ci travolga la certezza
di valicare i ponti della vita
di camminare insieme tra le stelle
fino a rubare il tempo all’infinito.