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Anna Maria Napolitano
Lagunando 2024 > AUTORI 2024
Anna Maria Napolitano
La mia passione, da sempre, è l’Arte in tutte le sue forme, e la sua storia, che fa comprendere, entrare dentro le sue ragioni.
La magia giocosa della parola l’ho scoperta più tardi.
Scrivo da anni, poesie per me, e filastrocche semiserie per gli altri.
Ho fatto l’insegnante di Arte per più di quarant’anni.
La scuola per me è stata una affascinante esperienza, un apprendistato continuo, ricco di sfaccettature e di impegni, di incontri preziosi.
Adesso, più padrona del mio tempo, sono ancora alla scoperta di nuovi orizzonti.
Vivo a Padova, sono nata a Bologna, la mia origine è meridionale.
E il richiamo del Sud è sempre fortissimo, per la sua gente, la luce e il suo mare, che sento mio.
“Leggere lagune”
Poesia
INCANTO (d’estate)





E’ così semplice
Eppure straordinario
Ciò che sento e vedo
Di questo scenario
Il moto inesauribile
Di questa cantilena
Le onde che lambiscono
La millenaria rena
Il vento che accarezza
La pelle di questo mare
E lui che mostra i brividi
Nel farsi toccare
La superficie mobile
Un po’ verde e azzurrina
Superbamente ornata
Di luce che abbacina
A piccoli frammenti
Che con intermittenza
Si mostrano e spariscono
Fors’anche per prudenza
Un velo di diamanti
Che come un bel tappeto
Impreziosisce il mare
Pegno d’amore segreto
Con questo sole che
Nella sua magnificenza
È muto testimone
Della nostra esistenza.
INCANTO (d’inverno)





La luce radente di prima mattina
accarezza e sorprende la candida brina
distesa per terra e su tutte le cose,
la strada ed i tetti, e le rende preziose.
È come se il mondo si fosse assopito
dopo una gran festa con addosso il vestito.
E i brillanti di luce di questo tessuto
si spengono piano, quasi fosse un saluto.
Segnali consueti al giorno iniziato.
La notte scompare l’incanto è passato.
E come un bel sogno che in frantumi finisce
riprende il teatrino che ben si conosce.
Il giorno s’impone col suo vivere uguale
E tutto ritorna ad esser banale.
SOGNO





Candida, pura, immacolata
Sono abbagliata, quasi accecata
Questa distesa così lucente
Manda bagliori come diamante.
E mi vien voglia pur di toccarla
E con la mano mi piace sfiorarla
La sua sostanza è assai minuta
La faccio scorrere tra le mie dita
Granella bianca da sempre ambìta.
Per appagare anche il mio gusto
Assaggio un poco, soltanto il giusto
E chiudo gli occhi… il sapore del sale
Restituisce visione virtuale:
sono distesa ancora bagnata
sopra la sabbia, davvero appagata
dal mare blu, sfumato di verde
laggiù, dove l’occhio si perde.
Addosso ho il profumo del mare
E sulla pelle tracce di sale.
E guardo felice qui dalla riva
Con l’onda che torna e quella che arriva.
E sotto il sole accecante, il calore
Mi scalda la pelle e mi dà colore.
Le sensazioni sono a cascata
Provo a sentire la lingua salata
E ancor ripenso a una vera delizia
Alla malìa di una cena a Venezia
E ne rammento ancora il sapore
Ma soprattutto quel gran batticuore
Che come il sale aggiungeva sostanza
Ad una bellissima, magica danza.
All’improvviso ritorno al presente
Ciò che ho vissuto è qui nella mente
La nostalgia struggente mi invade
E prepotente una lacrima cade
Ancora una volta il sapore salato,
che pur mi è dolce, mi dice il palato.
Sono felice, nella tristezza
Di custodire come carezza
Istanti di vita che ho davvero vissuto
E che, se in me, non ho certo perduto.
Sì, l’ho sognato ma è stato reale.
Assaporando un granello di sale.
PENSIERO





Fisso questo cielo bianco
Come scrutassi oltre
Verso un luogo senza nome
sconosciuto,
non so ancora per quanto.
Mi piace pensare che
ovunque tu sia,
hai trovato accoglienza
ritrovato affetti,
conosciuto quella pace
che qui non ti ha mai appartenuto
né, forse,
hai mai cercato.
Hai sempre aggredito la vita
a morsi
nutrendoti a piene mani.
Ingenuo adolescente
curioso
alla ricerca perenne
dell’isola del tesoro
che non potevi trovare
ché dispettosa
era celata
nel tuo cuore.
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