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Caterina Degano Massimo
Lagunando 2024 > AUTORI 2024
Caterina Degano Massimo

Mi sono laureata nel 1997 alla Scuola di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell'Università di Trie­ste.
Ho poi proseguito gli studi con un Master in Scienze dell'Investigazione; infine, mi sono nuovamente laureata nel 2010 in Scienze Giuridiche.
Dal 2015, vivo a Verona e lavoro come traduttrice in una azienda multinazionale.
“Orti dei Dogi”
Narrativa
È stato uno sbaglio




È stato un caso conoscersi a Londra, trent’anni fa. Io che scappavo dalla fine di un amore malsano, tu che frequentavi un corso di inglese. Una prima impressione di pancia, rimasi colpita dal tuo sorriso e dalla tua voce, uno scambio di parole davanti a un Pizza Hut e una passione irrefrenabile, travolgente, quasi violenta, che esplode due giorni dopo in un hotel di Kensington. Ti sei innamorato nel momento esatto in cui mi hai vista, io ti ho sorriso perché già ricambiavo.

In quale maledetto casino sono andata a infilarmi.

Due ragazzi separati da centinaia di chilometri che si ingegnavano a cercare “una città a mezza via” in cui ritrovarsi. Quante ore passate in treno e al telefono… Tre decenni e siamo ancora qui a ricordare la tua gelosia e la mia voglia di libertà. Qualche anno di amore e risate e qualche anno di silenziosa distanza. Innumerevoli le volte in cui ho soffocato il desiderio di telefonarti e di chiederti di rivederci, quante volte ho ricacciato giù quel groppo in gola che saliva alle feste comandate in cui un augurio avrebbe attenuato la solitudine. La vita che ci porta in altre città, con altri incontri, lo studio e il lavoro che ci assorbono con tenacia.

In quale maledetto casino sono andata a infilarmi. Di nuovo sì, di nuovo.

Solo che ora è peggio, ora c’è qualcun altro nella tua vita: un matrimonio bianco, di convenzione, corroso forse dalla routine. I Pooh, una delle nostre passioni comuni, lo sapevano da prima di noi…
“C’è chi si stanca,
Di un uomo, di una donna,
Per amore che manca,
Per noia o solitudine o delusi dal tempo”.

Lei è presente da tempo e lo sarà fino alla fine dei vostri giorni. Un aggettivo possessivo che forse non si trasformerà mai in nostri perché, convenzionalmente, io sono l’amante. E un’amante non sta a fianco, ma sta dietro, si nasconde, non può chiamare quando vuole, deve pregare che non citofoni nessuno e silenziare il telefono per evitare che suoni mentre tu stai rispondendo a una delle sue molte chiamate. Io amante sto in un limbo in cui tutto è più complicato e scomodo: vedersi, telefonarsi, passare una notte appiccicati. In questo sottomondo vive il grande amore di due persone. L’amante, già… mettetemi al rogo e rendete cenere questo amore che poi vi commuove in film, canzoni e romanzetti. Fatelo pure, io ho le spalle larghe. O forse le avevo, perché adesso non sono più sicura di nulla: un caterpillar nella vita e un’anima come un calice di cristallo. Quell’anima che sta proprio sotto la pelle e che mi fa avvertire anche al buio il tuo tono, il tuo sguardo, i gesti che accompagnano le parole che mi sussurri. E chi vive così, fa fatica. Adesso non sei qui: cerco di scacciare via la solitudine, ma non potrò resistere ancora a lungo. Pensavo di essere più forte, ma come potevo sapere che questo riaffiorato sentimento mi avrebbe scombussolato la vita in questo modo?

Ancora mi chiedo come sia possibile non accorgersi di un cambiamento di abitudini, della tua distrazione, delle tue notti costellate dall’agitazione. O tu sei bravissimo a dissimulare, o lei non vuole togliere la benda dagli occhi. Perché, credimi, è impossibile non vedere quello che ti sta succedendo da qualche mese. Forse lei ti vede come una parte inseparabile della sua identità. Forse considera intollerabile qualsiasi eventuale delusione che possa minacciare il rapporto tra voi. Forse un potenziale conflitto viene tenuto nascosto, così come la sua gelosia eccessiva e non palesata. Forse il rapporto è basato sulla finzione, sulla mancanza di appartenenza alla coppia o su una ricerca di conferme. Forse è più facile restare insieme in quel territorio condiviso da tempo, piuttosto che ricominciare a vivere da soli. Quanti forse aleggiano nella mia mente. Cerco di impormi di non pensare e di non pensarti, ma non ce la faccio.

Io non voglio fare la tua stampella, non voglio essere colei che ti rende meno amara la routine regalandoti una felicità delirante un paio di giorni al mese. Invece di essere la persona per cui interrompere una relazione infelice e tenuta in piedi solo per salvare le apparenze, divento forse quel qualcosa che ti permette di portarla avanti e fingere che vada tutto bene. Le notti le passi in un’altra casa, in un altro letto, su un altro divano, ma so che tutto ti parla di me: parole, gesti, respiri, sguardi già vissuti da noi. Chiudi gli occhi e pensi che non ti sono accanto, che non puoi cingermi la vita e trovarmi. Io non vorrei elemosinare il tuo amore, ma farti capire che la follia più vera è negli sbagli più insensati.

Dirai tutto a lei un giorno? Diglielo, amore mio, diglielo adesso, subito, ora: non trattenerti dal dirle che non l’ami più. Ancora non lo so se ti tormenti alla ricerca di una soluzione perché è difficile porre fine a una storia che non funziona più, ma rinunciare a una persona che si ama è molto più difficile. Quanta fatica si fa nel raccontare la verità, quante lacrime si devono versare per accettare le cose e perdonarsi, quanta pazienza si deve avere per essere ancora felici. Ma non lo farai perché tu non fai del male e non la ferirai perché lei “è buona e non se lo merita”. Seneca diceva che “Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusto senza esserlo”. Non sei responsabile della salvezza di qualcuno, non è la tua missione. Dici che il lavoro già ti obbliga a fare il male necessario e che una confessione a lei provocherebbe quello non necessario. Chissà se è vero che non l’ami più, chissà se l’hai mai amata davvero. Ho cercato di capire chi fosse, che cosa avesse di speciale e perché tu avessi deciso di legare la tua vita alla sua, ma un tuo “Basta così” mi ha letteralmente gelato l’anima.

Siamo stati anche amici. Anche.  Ma i tempi erano sbagliati: mi sentivo ingabbiata nei casini familiari e fregata dal senso di responsabilità che mi è piovuto addosso sin da piccola quando in realtà volevo dominare la vita, raggiungere tutti i miei obiettivi e lasciarmi alle spalle una pagina dolorosa da figlia di separati, di traslochi non richiesti e di studi sospesi. I tempi ERANO davvero sbagliati, ma non credo lo siano ancora. Per questo amore mi sono persa, di nuovo. Il fuoco tra di noi non si è mai spento, si era soltanto assopito sotto la cenere. È stato un amore amaro, che ha sempre dato luce alla mia vita e l’ha poi affievolita quando ci siamo persi oltre l’orizzonte.

Ci siamo rivisti qualche anno fa, ci siamo accapigliati e a poca distanza dal mio “No”, mi hai comunicato che ti saresti sposato. “Vaffanculo, è quello che ti meriti”. Sparisco senza alcuna spiegazione, in silenzio-radio per un tempo che non sono ancora in grado di quantificare perché quando un evento è difficile da gestire, si fa fatica ad accettarlo. È stata colpa del destino? Hai pensato che ti odiassi perché non ti cercavo, poi hai capito che non era così, che sarebbe stato impossibile perché “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Amori indivisibili, indissolubili, inseparabili per chi si cerca come noi.”

Qualche mese fa, quella telefonata mentre rientravamo a casa, fatta così, per tenerci compagnia nell’ennesima coda, quel casello del nordest che ci ha visto abbracciati e sorridenti tra clacson di Tir rabbiosi a cui ostruivamo il passaggio. Se ti trovo un po’ cambiato? No, sei sempre quello che mi fa morire dal ridere e con cui spenderei ore e ore ad ascoltare persino l’assenza di rumore. Tu sei presente anche se pieno di impegni e mi dedichi premure e ascolto. So che compensi l’assenza con mille telefonate, ma mi chiedo: fino a quando basteranno? A me, a noi che ingenuamente pensiamo che fare il pieno di emozioni in un giorno solo possa bastare per un mese.

Tanto mi piaci che, se penso al tuo nome, sento il tuo profumo. Se tre decenni fa, la chimica occupava la gran parte dei nostri incontri adesso ci ritroviamo a parlare per ore, a ricordare quei momenti tutti nostri, a commentare qualche foto ormai sbiadita. Mi hai ringraziato per l’incontro perché non credevi che io volessi ancora rivederti, ma io morivo dalla voglia! Una voglia repressa per non creare casino nella tua vita, per non mancare di rispetto a chi c’è nella tua vita, legalmente. Ho sempre cercato di avere un profilo basso, ma dopo questi decenni, abbiamo ancora tempo? Sì, amore mio, ne abbiamo perché c’è davvero qualcosa di magico tra noi, un sentimento talmente grande che oltrepassa i sensi di colpa. E abbiamo ripreso a essere felici, felici davvero, puerilmente felici.

In quale maledetto casino sono andata a infilarmi. Ancora e ancora.

Amori sbagliati tra convivenze e incontri fugaci, ma ho imparato a respirare da sola. Potrei ancora avere qualche avventura oppure dovrei provare con il chiodo scaccia chiodo, ma non credo funzionerebbe. Se potessi, vorrei essere una gomma per cancellare tutti gli errori del mio passato, ma so che sto lavorando duro per preparare il prossimo. E il passato rimane lì, a guardarmi di traverso. Certe cose si capiscono solo dopo, molto dopo. A volte, troppo dopo. E dopo quell’incontro al casello, qualche settimana ancora, a cercare di ricacciare giù quel desiderio di ritrovarti. Ma nulla funzionava, c’era soltanto la voglia scriteriata di rivederti. Una battuta e poi un “Allora quando sali, ti allunghi qui per una pizza?” buttato lì, casualmente.

Chi a nord, chi a sud, solo tre ore e qualcosa di treno, i chilometri macinati per raggiungermi. E non c’è caldo torrido o gelo penetrante che tenga. Guardo il cellulare, trovo il tuo buongiorno, so che lavori, ma avrei voglia di te. Ti vedo alla scrivania mentre cerchi di rimanere concentrato, ma i flash di noi si materializzano con prepotenza nella tua mente. Aspetto il prossimo incontro con un’ansia violenta perché penso che tarderai ancora per il traffico o perché temo che lei decida di accompagnarti. Mi manca il fiato, le costole rimangono chiuse, i muscoli tesi, il diaframma non riesce a espandersi e la gola si stringe in una morsa soffocante. Fare finta che tu non esista è come prendere a calci la sabbia: futile. Imparare ad amare un altro per cancellarti dal mio tempo futuro: impossibile. Smettere di cercarti e desiderarti: vano come un alito che sbatte contro un vetro appannato.

A casa mia stai bene, anche se ogni tanto confondi le stanze perché l’emozione ti assale e piacevolmente ti distrugge. Qui annusi una calda pace in cui puoi essere te stesso e in cui i toni della voce si fanno più bassi e sereni. Io sono l’altra, la libertà, il motivo per prendere un’altra uscita dell’autostrada, la ragione per continuare a ripetere questo sbaglio, colei che ti rasserena e con cui ridi, ridi un sacco.

Di questa nostra storia ne è a conoscenza soltanto un’amica, ma ne avresti bisogno anche tu, credimi. Mantenere questo segreto da solo può essere devastante, soprattutto quando la testa viaggia fra le nuvole dei ricordi vivissimi e avverti quella nostalgia della mia non-presenza. Certo, un segreto è tale proprio perché rimane non rivelato, ma appesantisce l’anima (perché è lì a ricordarti che tu non sei così come credi), mentre condividere pensieri e dolori la rende più lieve. Ti prego, non farti fregare dalle convenzioni sociali e dai sensi di colpa: vorrei solo che fossi libero, libero davvero. Non tradire anche te stesso.

È una confessione a cuore aperto la mia e una verità incontestabile la tua, che hai bisogno di me, adori la mia voce e come mi muovo e gesticolo o quando mi stiracchio, mi vesto e mi spoglio; mi desideri come forse non hai mai desiderato nessun’altra e mi vuoi tuttatutta, capricci inclusi. Se prima non riuscivo a dormire con qualcuno accanto, ora invece mi assopisco sul tuo petto, seguendone il movimento. No, non è l’età e la conseguente saggezza: sarà, soltanto e più banalmente, l’amore?

In quale maledetto casino sono andata a infilarmi. Persistentemente…

Stamattina, è ancora tutto sottosopra, ti vedo partire con la tristezza dipinta in viso mentre io resto sola con le mie lacrime e la gioia di averti avuto appiccicato a me per ore. E ogni ora che segue al nostro ultimo bacio è uno strazio. Entro in modalità stand by: non mando messaggi, non rispondo ai tuoi. Il mio cervello mi dice che dovrei disintossicarmi, ma il mio cuore lo manda bellamente a quel paese. Il silenzio del cuore non è comandabile, madre natura non ci ha dotati di un interruttore da usare alla bisogna. Oggi mi chiedi scusa per avermi telefonato perché non ce la facevi a non sentire la mia voce. Evitandoti, io stavo invece cercando di silenziare il mio dolore sferzante come la Bora. Non c’è posto più invivibile di quello in cui siamo stati felici. Sei partito da due giorni e io sto ancora cercando di non affogare.

Un altro mese deve passare, ma sembra un’eternità ed è difficile essere forti perché mi manchi adesso. Mi manchi così tanto che penso di non farcela; poi ce la faccio, ma mi manchi lo stesso. A volte, mi sembra di impazzire mentre giro per casa senza trovarti o vedere le tue cose sparse sul letto; altre volte, sopravvivo e basta. Nei tuoi baci ho trovato calore, nelle tue braccia protezione, nelle tue parole sicurezza. Tutte cose che non mi servivano, ma che con te hanno acquisito un altro sapore. Rimani ancora un attimo, un’ora, un giorno… Rimani per sempre, amore mio, perché se chiudiamo gli occhi, vediamo quello che sentiamo. Entrambi. “Ma è vero tutto questo? È normale? Perché è talmente irreale che sembra un’allucinazione. E non è normale, ma è bellissimo”, dici tu. È un amore insonne, il nostro. Noi siamo quelli che “Ho resistito fino ad ora per farmi la doccia, volevo tenerti con me ancora un po’.” Il giorno dopo, i nostri cuori scoppiano in un tumultuoso dolore perché noi ci vogliamo e nessuno ne ha colpa, se non noi. Forse.

Sai, amore mio, è la paura che ti frega, il timore di avere nuovi spazi, nuovi orizzonti, una nuova vita, una nuova vita assieme. Se le porgi l’anima, la paura ti fotte e non uscirai mai dalla tua zona di comfort. Ed è così che non farai quell’unico passo verso la felicità. Continui a stare nel tuo solito perimetro, ben sapendo che quello che sta oltre quel confine ti renderebbe l’uomo più felice del mondo. Forse. Dici che bisogna prendere ciò che di bello la vita ci dà: forse lo stai prendendo solo tu? Forse io non valgo quel passo oltre? Quasi sicuramente, visto che siamo ancora clandestini. Omnia vincit amor? Chissà se il grande amore vince su tutto e tutti. Chissà se porterà alla fine la tua altra vita, le responsabilità familiari esterne ad essa e il non voler ferire lei, ma hai pensato come sarebbe continuare a vivere senza il “noi”? I sogni hanno un prezzo che io sono disposta a pagare, ma tu, tu lo sei?

Sentiamo la mancanza di noi tra amici affettuosi e strade senza testimoni. In mezzo alla gente, seri e impostati, ma una volta chiusa la porta di casa mia, disveliamo un cuore dolce in cui siamo reciprocamente entrati solo perché la caparbietà ci ha fatto superare le infinite barriere che lo proteggono. Viviamo frammenti di una quotidianità attualmente impossibile, cuciniamo qualcosa assieme accennando melodie di cui facciamo finta di non ricordarci le parole perché raccontano pezzi di noi, ci divertiamo a creare neologismi che appartengono soltanto a noi, correggendoci le parole o gli accenti come fossimo la maestrina delle elementari. Abbiamo molti timori, lo so, ma il più grande errore che facciamo è quello di vivere nella paura costante di farne uno: amarci. Sono certa che riuscirei a stupirti giorno dopo giorno, ti sosterrei sempre e comunque, darò pace al rumore assordante dei tuoi pensieri più enigmatici se tu mi vorrai nei tuoi abbracci e nelle tue notti insonni.

In quale maledetto casino sono andata a infilarmi. In quale maledetto casino…

Quando si è davvero innamorati, le cose si complicano, arrivano i dubbi e le lacrime. Dopo mesi, siamo ancora qui a chiederci se sia giusto o sbagliato. E sappiamo che è l’uno e l’altro: per noi lo è, ma eticamente è un errore. I “non amanti” forse non vogliono sapere, perché l’apparente stabilità li rende tranquilli; ma noi amanti, noi che stiamo al di qua, vediamo eccome, sappiamo cosa si cela dietro i vostri Natali coi parenti, le vacanze accettate per dovere o le uscite con quegli amici dei quali poco vi importa. Conosciamo le scuse banali che uno si inventa pur di trovare quei quattro minuti utili soltanto per un “Avevo voglia di sentire la tua voce, mi manchi fuori misura”. Un amore luminoso come il primo giorno d’estate e oscuro come una notte di dicembre, bello come le onde spumose di un mare agitato e profondo come un oceano, bello come un bacio dolce e un pizzicotto inaspettato, bello come il solletico e un graffio appena accennato.

Ti accolgo a piedi nudi e con l’abito blu che scivola sui fianchi, lo accarezzi abbracciandomi e dondoliamo smarriti in un lento tutto nostro. Tu lo sai quando io non sono “qui e ora”, perché anche i silenzi hanno parole, e quando fingi di non vedere le mie lacrime, ma le senti e le baci. Tu che leggi le mie nostalgie, le contraddizioni, le sofferenze. Sento il cuore in gola perché so che tornerai qui tra pochi giorni e poi ripartirai. Purtroppo. Incontri e tempo rubato. Telefonarti all’alba per salutarsi prima di andare in ufficio? Negativo. Fare le vacanze o dei weekend assieme? Fuori discussione. Tornare a Londra? Irrealizzabile. I pensieri sono invisibili, ma pesano un sacco.

Hai un lato indecifrabile che non mostri mai, ma so che c’è e so anche che non sei da rose e poesie, ma mi hai sempre fatto sentire importante, sei sempre stato presente con i consigli che mi hanno risolto molti guai causati da altri. Con nonchalance, quasi per sbaglio, mi hai informata di una mail inerente la possibilità di un trasferimento nella tua città e dell’immediata eliminazione del messaggio dalla Posta in arrivo. Era pleonastico chiederti il perché di tale scelta se non per ricevere la conferma di mantenere quella sede per continuare ad avere tutto questo. Abbiamo parlato del “Chissà se saremmo stati felici, chissà come sarebbe andata tra noi”, ma temiamo la risposta e divaghiamo per proteggere il reciproco rimpianto.

Amore mio, non vedo l’ora di abbracciarti per sapere che non c’è più nulla oltre noi se non la felicità. Noi ci mangiamo con gli occhi, con le mani, con il corpo, con l’anima. Siamo primitivi e sfrenati nel cercarci e nell’assecondare quel desiderio che non ci ha mai abbandonato. Per noi, è sempre passione pura, chimica senza freni che dà una valvola di sfogo a tutto quell’amore che ci scoppia dentro e che ci sforziamo di comprimere da trent’anni. I sensi di colpa non hanno mai spento questo amore. Né forse mai lo spegneranno.

Quanto amore hai risvegliato dal mio sonno soltanto per dirmi quanto sono bella, quanto il tempo non abbia fatto danni o come io sia rimasta come mille albe fa. E lo dici con voce vera, liberando finalmente la tua emotività. Le notti spese a non dormire, quasi ad ammalarsi. Non riesci a smettere di pensarmi sul cuscino, mi cerchi ad ogni inizio di sole, quando non riesci a contenere il desiderio di me. Sei felice, sono felice. Quante storie ci siamo raccontati nel silenzio sperando che la sveglia non suonasse mai. Quante le carezze che, dopo l’amore, risalivano per cercare i nostri visi. Quando l’alba non è ancora arrivata, mi stringi sempre troppo forte, come se sognassi ancora di noi. Con i corpi ancora caldi, sento quanto ti amo.

“Ti amo”: quanto poco ho pronunciato queste due parole. Non ho mai amato qualcuno come sto ri-amando te. È bella questa notte, il tuo corpo si accoccola a me e il respiro si appesantisce dolcemente, ti guardo dormire dopo avermi desiderata. Avvicino la mano per sfiorarti il collo, la mia pelle chiede ancora amore. Penso alla paura che per così tanto tempo hai avuto, che io potessi nuovamente farti del male: ora se n’è andata, vero? Non so che sarà di noi, ma sono sicura che assieme siamo qualcosa di talmente forte che perdurerà anche oltre noi. Quando arriverà il bisogno di uscire da questo sogno, sarò pronta a salvare tutto ciò che vale per te, per me, per noi. Basta stare nascosti, non ha senso: facciamo iniziare la nostra vita, qui ed ora. Non si può vivere due volte lo so bene, ma avere due pezzi di vita sì, questo lo possiamo fare. Non sei sempre stato la ragione del mio vivere, ma lo potresti essere per il tempo che verrà.

Anche a te cresce il desiderio di trascorrere un giorno in più assieme: dico che è difficile, dici che non è impossibile. Vorremmo trattenere il tempo e invece tratteniamo soltanto le lacrime. Quant’è brutto essere chiusi fuori, rimanere soli davanti a una porta. Ma quanto è peggio essere chiusi dentro, tra quattro pareti in cui non risuonano risate e carezze. Se per te non c’è più niente fuori da noi, se per te sono importante, non fermarti a un minuto da noi. Se i tuoi “ti amo” sussurrati nell’ora più buia sono sinceri, vale la pena perseguire questo amore, assecondandolo con tenacia. Ma se non lo fossero, perché continuare con questa meravigliosa, ma faticosa pazzia?

Facciamo la nostra legge d’amore: rimaniamo ciò che siamo e facciamoci felici. Adesso siamo nel nostro tempo migliore, perché aspettare di essere oltre il cielo? Non faremo del nostro amore un nodo se non quello ad otto, quello che resiste alle grandi tensioni, e lasceremo invece un mare blu tra le sponde delle nostre anime. Se abbiamo commesso un errore e non lo abbiamo riparato, ne avremmo commesso un altro ben peggiore. Ci siamo entrati nella pelle, nell’anima, nel cuore. Ci siamo presi e lasciati, ci siamo combattuti parecchio e di questo me ne scuso. Perdonami per averti girato le spalle in quell’aeroporto, perdonami per averti risposto male o non risposto affatto alle tue telefonate, ma soprattutto perdonami per essere ritornata. Non sono una che torna sui propri passi, ma è qui che tornerei, sempre.

Parrebbe un amore impossibile sulla carta, ma le carte si possono sparigliare no? Smettiamola di essere forestieri nelle nostre vite e facciamone una sola. Getta alle ortiche tutte le tue paure perché siamo ancora in tempo se tu lo vuoi perché perdere tempo è un reato, essere consapevoli di perderlo è un’aggravante. Lasciami libera di pensare che dovremmo arrenderci a questo amore. Arrenderci entrambi, anche se fa paura. Metti la tua mano nella mia, fidati di me e ce la faremo anche se il cielo dovesse sbriciolarsi. Si sopravvive alle tempeste della vita, si possono persino dimenticare se si nascondono nell’ultimo cassetto, quello giù, giù in fondo. Ma se osi nulla, non sperare nulla.

Mi chiedo se anche tu abbia mai desiderato una seconda possibilità di incontrarmi per la prima volta. Io sì, e vorrei creare un attimo di eternità. Vorrei dirti che se non ci metti troppo, io ti potrei aspettare tutta la vita perché ognuno vale per le parole che fa. Questa è la cosa più difficile che potresti fare e sarà anche la cosa più importante perché a volte, disobbedendo a regole e convenzioni, si rompe un equilibrio, ma poi la vita si aggiusta. Cammineremo scomodi, smarriti e incerti per mille giorni, ma ne varrà la pena perché ce ne attendono centomila assieme. Contro un miliardo di persone, contro una sofferenza immane, potremmo fare invidia al mondo, detenerne le chiavi e creare un attimo di eternità che appartenga solo a noi. Quando avremo i cuori appiccicati, allora e solo allora saremo felici.

Non sappiamo quanto tempo abbiamo in questa vita, ma vediamo cadere i granelli in quella clessidra appoggiata in cucina. Il linciaggio delle ore prosegue inesorabile e ci sferza l’anima. Adesso le parole rimangono inghiottite e il dolore muto. Ci vuole coraggio a non urlare e a non piangere, ma ce ne vuole molto di più ad andarsene per sempre e a non rincorrerci più, rialzando quelle barriere che ci hanno reso statici per anni. Ce ne vuole moltissimo per rimanere in silenzio e dimenticarci. Noi non siamo così spericolati, siamo vigliacchi e cerchiamo scuse valide per continuare a cercarci. A volte, vorrei fuggire lontano, in quel lontano dove non ci si può più pensare, ma so che non è la soluzione. Questo amore è un’utopia, un mondo perfetto ma totalmente irraggiungibile? No, non lo è, ma se lo fosse, cerchiamo di trasformarlo in eutopia, qualcosa di bello e possibile. Quello che non si fa in una vita, si può fare un attimo.

Chissà, tutto sarebbe più facile se questo amore non fosse mai nato in quel gennaio di trent’anni fa. Ma c’è. E lotto per trattenerlo, questo amore che riempie il cuore e tormenta. Pur provandoci, non posso soffocarlo e ogni volta che l’ho sotterrato vivo, è sempre riemerso più forte di prima. E allora che viva pure, continuerò a vivere di giorni felicemente rubati. Sono certa che ognuno sappia cos’è meglio fare, c’è la soluzione a tutto e nulla è impossibile. Chi ti ama, ti sceglie: gli uomini innamorati fanno così, le donne innamorate fanno così perché se mi ami e non puoi fare a meno di me, non puoi volermi perdere ancora. Il tempo ruba i contorni delle fotografie e dei ricordi ma se guardo l’orizzonte, vedo noi seduti sulla sabbia davanti a un tramonto arso dal sole, una ruga in più sul viso, fili d’argento tra i capelli e baci che sanno di mare.

Ho trovato l’amore, ma non posso viverlo come vorrei.
L’ho ritrovato, o forse non l’ho mai perso.
È stato uno sbaglio che rifarei adesso, amore mio.

No, non finirà così.
Questa è un’altra storia.
Non è una storia d’amore lunga trent’anni.
Non riesco a dimenticarti, ma non c’è nessuna cura.
Io ho tentato, ma tentare nuoce.

Le fiabe devono essere raccontate solo ai bimbi.
Gli adulti dovrebbero evitare di raccontarsele per evitare di soffrire.

Ancora, ancora e ancora.

È necessario lasciar andare le persone che non ti amano.
Io sono forte e lo sarò anche per te, per distruggere questo nostro amore.

È stato uno sbaglio che non rifarei più.

Addio, amore mio.
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