Annalisa Paccagnella
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Annalisa Paccagnella
Ha insegnato lettere per 40 anni spendendo notevole energia e molto impegno.
Ora si dedica a scoprire e riscoprire quante più belle “cose” possibili: arte, paesaggi, giardini, musei, città.
Nutre da qualche anno una vera passione per l’acquarello botanico.
Padovana di nascita, vive con la sua famiglia a Noale.
Autrice già presente edizione:
“Leggere lagune”
Poesia
Paesaggio n.1
Estate a Ca’Savio.
Cammino scalza
sulla riva
appena sfiorata dall’acqua;
i miei piedi disegnano
trame e arabeschi
che un alito di vento
fa danzare lieve.
Sulla sabbia
si scambiano baci
quei pizzi
prima di scomparire.
Librandosi in volo
i gabbiani
corteggiano il giorno
con stridii sommessi
e rauchi gorgoglii.
E io mi inebrio
dei profumi del mattino
assaporando
l’incanto
di cielo e mare abbracciati.
Paesaggio n.2
La pianta di limone.
Un vero spettacolo per gli occhi;
quei gialli lucenti,
pendevano gioiosi
sui rami eleganti.
E illuminavano il mio
piccolo giardino
l’angolo più assolato,
più selvatico.
Con mani esperte
per qualche tempo
ho invasato
concimato
ammirato
i progressi di quell’allegro
alberello.
Qualche frutto l’ho gustato
con soddisfazione
bonariamente autarchica.
Ma innumerevoli cure
non hanno impedito
alle cocciniglie affamate
di crepare
con un rosso filamento
l’oblunga foglia
e che una patina appiccicosa
sovrastasse come una ragnatela.
Ora ricorro a medicine
lotto contro le formiche
ingorde di quel nettare resinoso.
Mi attrezzo da guerriera contro la morte.
Frequento esperti
appassionati
mi abbevero ai loro consigli.
Sopravviverà ?
La pianta di limoni fa gola
anche agli insetti.
Paesaggio n.3
Norwegian memory.
Sugli scogli ti osservavo
dipingere
un selvaggio paese
ritagliato dal mare.
Fumavo la pipa
e ringraziavo i marosi
spumeggianti,
gonfiare le onde.
Con pudore silenzioso
chiedevo
al vento
di rinnovare il fruscio dell’erica
nella brughiera
distesa intorno
trattenendo per me la felicità
Non lontano la casa di legno
attendeva i due giovani amanti,
ignari che il tempo
non sospende
il suo ostinato percorso.
Paesaggio n.4
Acquazzone di maggio
Il vento sibila e scuote gli alberi.
Ondeggia l’acero
impigrito dalla calura del giorno
una foglia secca
precipita a terra.
Il grigio diffuso nel cielo fa pensare a novembre.
Rabbrividisco un poco,
un ricordo rosso fuoco
affiora,
al presentarsi di tuoni
e lampi cupi
nonna Elisa
con un segno di croce
trovava riparo
ai suoi gerani parigini
nella povera aia.
Arriva l’ acquazzone.
Furioso.
Fuggo in casa.
Incrocio le dita.
La superstizione contadina
non dimentica i suoi adepti.
La grandine tempestosa
picchietta vorace come una cavalletta.
Serro bene i balconi,
il sole è lontano.
Paesaggio n.5
Paesaggio interiore
Non bagna alcuna lacrima
il volto
non riga le guance.
Eppure sarebbe conforto.
Ma è impietrito lo sguardo
sui tormenti del modo
sempre più grevi.
Le lacrime
medicamento amico
non leniscono
lo stupore attonito del caos .
Un grande divino Odio
ha conquistato il podio più alto
applaudito da molti.
Nella labirintica logica degli uomini
torna tutto
e centuplicati gli errori.
E noi
senza più lacrime,
troveremo le parole per onorare
il dolore e l’angoscia di quei corpi
massacrati
mutilati
esangui
che ogni giorno
distillano per noi il loro sangue
negli schermi dei nostri media?
Perché noi ci sentiamo protetti
in un mondo migliore?
Come si può perdere
quel tepore d’amore
che spinge
all’incontro?
Quell’amore dipinto nei
volti delle madri
che piangono i loro figli morti.